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 2006  febbraio 12 Domenica calendario

Sotto la pelle della pagina bianca. La Repubblica 12 febbraio 2006. Londra. «Ieri era il mio compleanno», annotava malinconicamente sul suo diario Samuel Taylor Coleridge, poeta romantico inglese, all´inizio dell´Ottocento

Sotto la pelle della pagina bianca. La Repubblica 12 febbraio 2006. Londra. «Ieri era il mio compleanno», annotava malinconicamente sul suo diario Samuel Taylor Coleridge, poeta romantico inglese, all´inizio dell´Ottocento. «E così, un altro anno è passato senza che io abbia prodotto alcun frutto. Vergogna e dolore, non ho più scritto niente». Qualche decennio più tardi, un altro scrittore inglese, Anthony Trollope, autore di romanzoni realistico-didattici, così descriveva il suo stile di lavoro: «Ogni giorno mi alzo quando è buio e scrivo dalle cinque e mezza alle otto e mezza del mattino. Tengo una media di almeno duecentocinquanta parole al quarto d´ora. Se finisco un romanzo prima delle otto e mezza, prendo un foglio e ne comincio subito un altro». Trollope faceva sul serio: scrisse, a quel ritmo, quarantanove romanzi in trentacinque anni, conservando energie sufficienti anche per il suo regolare mestiere di impiegato in un ufficio postale e per andare a caccia tre volte alla settimana. Due atteggiamenti estremi, non c´è dubbio, ma del resto poche situazioni sono al tempo stesso spaventose ed eccitanti come il rapporto tra uno scrittore e un foglio di carta immacolato. Il cosiddetto "blocco dello scrittore" è una sindrome che, dai poeti romantici del diciannovesimo secolo, è giunta fino ai giorni nostri attraverso Scott Fitzgerald, Hemingway e da ultimo Gabriel García Márquez, il quale ha recentemente ammesso, sia pure a una veneranda età e dopo copiosa produzione, di avere infine esaurito la sua prodigiosa vena. Digitate in inglese "writer´s block" sul motore di ricerca Google, e otterrete centoventunomila pagine di risultati, tra cui il sito di una rivista specializzata canadese per curare il blocco creativo, varie terapie "online" per superarlo e perfino una "chat-line" su cui gli autori paralizzati davanti al foglio bianco possono consigliarsi a vicenda. D´altra parte, nella storia della letteratura, spiccano pure scrittori come Dickens, Balzac, Hugo, Dostoevskij, che pubblicavano un´opera dietro l´altra come se non potessero fermarsi. Una prolificità tanto intensa da provocare pregiudizi o sospetti: «C´è un elemento compulsivo nel suo attivismo?», chiese un critico alla scrittrice americana Joyce Carol Oates, autrice di trentotto libri di narrativa, ventuno di racconti, nove di poesia, dodici di saggistica. Non soffre per caso, in sostanza, di un disturbo mentale? Bloccati o incontenibili che siano, davanti alla pagina vuota gli scrittori rivelano se stessi in un modo che rimane solitamente nascosto ai lettori comuni: soltanto i bibliografi, gli studiosi e gli estensori di tesi universitarie hanno l´opportunità di consultare i manoscritti originali di un autore, perlomeno nei casi in cui vengono conservati negli archivi di università o biblioteche, così scoprendo cancellature, sostituzioni, scarabocchi, appunti, disegnini, freccette, macchie d´inchiostro, d´unto, di cibo o di liquidi, insomma le tracce della creatività al lavoro - o della sua assenza. Senonché in questi giorni qualcuno ha avuto l´idea, un´idea a fin di bene premettiamo, di dare un´occhiata da vicino alla semi-clandestina relazione tra lo scrittore e l´A4: che non è un´automobile, bensì la dimensione del tipico foglio di carta, quello che una volta s´infilava nel rullo della macchina da scrivere e oggi esce dalla stampante del computer. Book Aid International, un´associazione di carità dedita alla diffusione dei libri e della cultura nel Terzo Mondo, ha chiesto a venticinque scrittori, commediografi, artisti del Regno Unito di confrontarsi con un foglio bianco, un A4 appunto, e poi donare il risultato per beneficenza. Una sola regola: infilare da qualche parte nel testo l´espressione «between the lines» (tra le righe), per sottolineare che l´iniziativa consente una sbirciata dietro le quinte del laboratorio di uno scrittore, serio o scherzoso che sia l´argomento da questi prescelto. Le pagine così compilate saranno messe all´asta il 21 febbraio a Londra da Bloomsbury Auctions, la casa d´aste specializzata in manoscritti, prime edizioni, libri antichi e memorabilia letterarie. I proventi serviranno ad acquistare libri destinati a scuole, biblioteche, ospedali, università e campi profughi in Africa. «L´alfabetizzazione è la chiave per aprire il mondo, dalle istruzioni su una lattina di cibo in scatola ai nomi delle strade alle opere di scrittori, filosofi e scienziati», osserva l´arcivescovo sudafricano Desmond Tutu, premio Nobel per la pace, in una lettera di sostegno al progetto. «Ma non si può far crescere l´alfabetizzazione nel nostro continente se non ci sono abbastanza libri, libri per arricchire il vocabolario, libri di storia e geografia, libri di conoscenza generale, libri sul linguaggio, libri che incoraggino la gente a scrivere a loro volta e a esprimersi. I libri sono uno strumento essenziale per costruire e sviluppare una comunità, una nazione, il pianeta». Gli autori rispondono alla sfida ciascuno alla sua maniera. Il giallista scozzese Ian Rankin ha disegnato sul foglio bianco il cervello dell´ispettore Rebus, protagonista dei suoi romanzi, dividendolo in sfere d´interesse: "il lavoro", quella che prende più spazio, poi "natura ossessiva", "alcol", "Scozia", "nicotina" e, in un quadratino, "vita privata". Aggiungendo a margine: «Leggere un libro vi darà la trama, leggere tra le righe vi darà qualcos´altro». Un altro giallista che, come Rankin, vive a Edimburgo, Alexander McCall Smith, autore di una fortunata serie di best-seller su una detective privata nelle savane del Botswana, immagina la sua eroina alle prese con un foglio dattiloscritto, "tra le righe" del quale si nasconde - letteralmente - la prova del crimine. Il commediografo Tom Stoppard scrive un dramma dialogato di un atto, o meglio di una sola pagina, intitolato Murder (Omicidio). L´autrice di thriller P. D. James, nel suo raccontino The gravestone (La lapide), racconta la storia di un soldato a cui viene predetto che sarà sepolto in una tomba senza nome: perché il suo tragico destino è diventare il "milite ignoto". J. K. Rowling tratteggia sulla pagina un albero genealogico che si incrocia con i personaggi del mondo di Harry Potter, La nobile e molto antica famiglia dei Black, sfuocando deliberatamente il nome di alcuni membri della famiglia, tanto per non smentire l´alone di magia della saga più letta del globo. E il maestro della spy-story Frederick Forsyth narra in The old man in a cave (Il vecchio in una caverna) un beneaugurante apologo proprio sull´Africa. Tre giovani, un nero, un mulatto e un bianco, si recano da un vecchio in una caverna, ognuno gli dice che intende combattere contro le tribù e le religioni degli altri due, per dominare tutto il continente, ma il vecchio rivela a tutti e tre di essere il loro unico Dio, redarguendoli aspramente: «Vi ho creati differenti nelle piccole cose, ma identici nelle grandi. Non vi ho creati per odiarvi e uccidervi a vicenda. Se farete ciò che dite, insulterete il mio nome». Tornati alle rispettive tribù, i tre giovani riferiscono il messaggio di Dio: «E su tutta l´Africa venne la pace, e con la pace venne la prosperità, e non ci furono più guerre, fame, malattie». Sono tutte pagine scritte a mano: un po´ un trucco rispetto al moderno processo creativo, che generalmente passa per più fasi di scrittura e riscrittura sullo schermo del computer, dove l´editing non lascia tracce. Ma viene sempre il momento in cui lo scrittore, penna in mano, si confronta con un foglio di carta: per buttare giù la prima idea del romanzo che verrà o per correggere le bozze, comunque in un certo senso il rapporto continua. In ogni caso l´interesse dei collezionisti è alto: Rupert Powell, direttore della casa d´aste Bloomsbury, non fa previsioni sul totale che si aspetta di incassare, ma stima in almeno 50mila sterline, circa 70mila euro, il valore del documento probabilmente più concupito, quello firmato dalla Rowling. Curiosamente, nessuno degli scrittori che hanno accettato di partecipare si è ispirato al tema di fondo evocato da una pagina vuota: quello del "writer´s block", del blocco creativo. Si vede che, su queste cose, nemmeno i campioni di best-seller amano scherzare. Joseph Mitchell, memorabile giornalista del settimanale americano New Yorker, autore di migliaia di articoli e di libri di successo, scrisse nel 1964 per il suo giornale un lungo racconto intitolato Joe Gould´s secret (Il segreto di Joe Gould), giudicato a posteriori la sua opera migliore. Era la storia di uno scrittore che non riesce più a scrivere. Dopo averlo pubblicato, Mitchell lavorò per altri trentadue anni al New Yorker. Ma non scrisse più una riga. Enrico Franceschini