Il Sole 24 ore 12/02/2006, pag.31 Giuseppe Scaraffia, 12 febbraio 2006
Bel tenebroso con arie da poeta. Il Sole 24 ore 12 febbraio 2006. Lo chiamavano il Pipistrello i compagni di scuola per quelle orecchie a sventola
Bel tenebroso con arie da poeta. Il Sole 24 ore 12 febbraio 2006. Lo chiamavano il Pipistrello i compagni di scuola per quelle orecchie a sventola. Tutti tirarono un respiro di sollievo quando quel ragazzo scontroso e ribelle riuscì a diplomarsi perito agrario. Ma imparò subito a impomatarsi i capelli, a portare le ghette e a passare la notte a ballare. In un breve soggiorno a Parigi imparò le nuove danze, ma consumò la scarsa eredità del padre veterinario. Al ritorno confidò al fratello: "L’Italia è troppo piccola per me". Nel 1913 l’elegante diciottenne che ancora si chiamava Rodolfo (ma anche Alfonso Pietro Filiberto Raffaello) Guglielmi sbarcò a New York dopo una lunga traversata su un mercantile. "Cercavo le arene del mondo". Lì iniziò la fase più dura della sua vita. "Andai all’albergo dei poveri, mi rifugiai nei cantucci, usando i giornali per coperte, diventai un mendicante". Solo quando un conterraneo gli regalò un tight poté debuttare come taxi-dancer per mature signore. Aveva diritto a due pasti al giorno più le mance. Tendeva a ingrassare e doveva portare il busto. Le voci sulla sua presunta omosessualità, già levatesi nel suo paese natale, Castellaneta, in Puglia, tornarono insistentemente. In particolare l’orologio da polso, allora una rarità, sembrava un indizio di effeminatezza. Quella fase si concluse rapidamente, nel 1916, quando, dopo tre giorni di prigione, Valentino venne liberato, malgrado una serie di accuse che andavano dalla falsa testimonianza all’istigazione alla prostituzione. Proprio in quei giorni di scoraggiamento ritrovò un amico (o forse un amante), Norman Kerry, che lo persuase a seguirlo a Hollywood. "Volevo molto di più della mera fortuna. Le mie ambizioni volavano molto più in alto della terra". Valentino aveva piedi piccoli (portava lucide scarpe numero 41), rispetto alla statura, 1,74. Una lieve cicatrice segnava la pelle olivastra della guancia. Era perfetto per la parte di cattivo. E parti piccole (come i guadagni) ebbe; ma il debuttante si faceva notare soprattutto per lo stile inimitabile con cui danzava. Il suo matrimonio, nel 1919, con l’attricetta Jane Acker resta un mistero. Certo Jane era bellissima, ma anche notoriamente lesbica e amante di una potenza del mondo dello spettacolo, l’attrice Alla Nazimova. Misteriosamente tutta Hollywood seppe che la prima notte di nozze Valentino la passò fuori dalla camera d’albergo in cui la sposa si era chiusa abbandonandosi a una crisi isterica. Molti anni dopo la Acker sostenne di averlo cacciato perché le aveva confessato di avere la gonorrea. Ma allora i giornali si buttarono sullo scandalo e iniziarono a circolare le voci sull’impotenza di Valentino. Il divorzio era inevitabile. Quando però Rodolfo si esibì sugli schermi in un tango fulminante, le folle femminili americane decretarono il suo trionfo. Quello, nei Quattro cavalieri dell’Apocalisse, era il suo primo ruolo di peso. Mentre la sua immagine di latin lover accendeva i sogni di milioni di donne, Rodolfo si sposò di nuovo. Anche la seconda moglie era estremamente affascinante. Anche lei era lesbica e amante della Nazimova. Però, dietro allo pseudonimo russo, Natacha Rambova, c’era una ricchissima famiglia statunitense. Un altro tentativo per restare nel giro della potente Nazimova? Di certo Rudi aveva grande fiducia in lei e nella di lei cultura. La chiamava "il principale", anche se i produttori la detestavano al punto da fare introdurre nei contratti una clausola che le vietava l’ingresso negli studios dove il marito girava. L’inarrestabile successo dello Sceicco, nel 1921, fece raddoppiare i compensi della star; Natacha lo fece rompere con la produzione. Per due anni Rodolfo fu costretto a mantenersi ballando e quando dichiarò che un uomo poteva amare una donna senza desiderarla, i giornali fecero a gara per mettere in dubbio la virilità di quel "piumino da cipria". Il seduttore dallo sguardo scuro era ormai diventato un sogno collettivo per le americane. Quella di Valentino era l’immagine esotica di un’amante focoso lontano dalla corsa al successo che assorbiva i maschi. Anzi: l’alone di bisessualità aleggiante intorno a lui sembrava garantire ancora meglio le aspettative femminili di un erotismo prepotente, ma raffinato. Nessuno lo sapeva meglio di lui. "Le donne non sono innamorate di me, bensì dell’immagine che hanno di me sullo schermo. Io sono soltanto la tela su cui le donne dipingono i loro sogni". Rudi incarnava perfettamente il mito del bel tenebroso, una figura inaugurata un secolo prima dal fascinoso, bruno come lui, lord Byron. Il "bel tenebroso" seduce e distrugge involontariamente. un essere misterioso, dominato dal ricordo di un passato terribile, che gli impedisce di legarsi a chi lo ama. La donna fatale incarna il destino, l’uomo fatale ne reda. Valentino incarnava perfettamente l’eroe taciturno dallo sguardo magnetico che parla di passioni incontenibili. Inquieto e insoddisfatto, malgrado i suoi trionfi, si diede allo spiritismo. E Day Dreams, le commosse poesie appena ripubblicate (nella pregevole cura di Paolo Orlandelli, Newton Compton, Roma 2006, pagg. 170, _ 9,90), dedicate a una serie di spiriti guida, ebbero un grande successo nel 1923. Avvertiva i lettori con pudore: "Non sono poeta, né letterato... troverai soltanto sogni a occhi aperti, un po’ di passione, un po’ di sentimento, un po’ di filosofia...". La fama del marito era oramai straripante. Natacha se ne andò. L’uomo più amato degli Usa morì casualmente di peritonite, a soli 31 anni. In milioni sfilarono di fronte alla sua salma truccata e imbrillantinata. Un uomo in divisa fascista stava sull’attenti vicino a una corona con la scritta Benito, ma era solo un’idea pubblicitaria. Il corteo impiegò ore per farsi strada tra la folla piangente. I marciapiedi erano letteralmente coperti dai fiori buttati dalle sue vedove. La sua ricevette l’eredità di un dollaro. Il resto, quattrocento abiti, trecento cravatte quasi mille paia di calze, andò al fratello, insieme ad auto, cavalli e molti debiti. La sua tomba è "un piccolo semplice vano nel muro, con due piccoli vasi da fiori e il nome Rudy scritto a caratteri di bronzo" nella quiete del cimitero di Hollywood. Sulla strada dell’Inferno Ho puntato verso la città nella lunga strada della Vita, ho imparato che la Pietà non ha peso a questo mondo. Ho imparato che il denaro oggi è l’unico traguardo, mirando al nettare divino, alla Fame non pensiamo. Sono giunto fino al centro per la strada dell’Inferno, mi ha guidato la Miseria, con il suo prezioso esempio Giuseppe Scaraffia