Onda n. 8 16/02/2006, 16 febbraio 2006
Avevo trentun’anni quando ho conosciuto i miei fratelli. Ecco cosa mi ha convinto a girare questo splendido film»
Avevo trentun’anni quando ho conosciuto i miei fratelli. Ecco cosa mi ha convinto a girare questo splendido film». A raccontare un aspetto così privato della propria vita è Elena Sofia Ricci, protagonista di Fratelli, il film per la tv diretto da Angelo Longoni, trasmesso mercoledì in prima serata su Raiuno. Continua l’attrice toscana: «Quando ho letto il copione ho sentito subito che questa storia mi apparteneva, che nessuno ne poteva capire il senso meglio di me». Ci può raccontare questo episodio della sua vita? «I miei genitori divorziarono presto e male. Loro erano ancora molto giovani e io una bambina: lasciai la Toscana, dove vivevamo tutti insieme, per seguire mia madre a Roma. Da quel momento non ebbi più rapporti con mio padre, che si fece una nuova famiglia ed ebbe altri figli. D’altra parte anche mia madre si risposò. Sopportai con dolore questa separazione fino a quando non andai in analisi, a trent’anni. Mi resi conto che avevo dei tasselli da rimettere al loro posto: decisi così di incontrare mio padre e di conoscere i miei fratelli». Quanti sono? «Tre: due sorelle e un fratello». Vi frequentate da allora? «Ci proviamo, anche se purtroppo ci vediamo poco. Mia sorella vive in America, mio fratello si è trasferito da poco a Castiglion Fiorentino, dove sta anche mio padre, ma prima era in America pure lui. L’altra sorella è impegnatissima: fa la ballerina e tra l’altro era in una coreografia della cerimonia d’apertura delle Olimpiadi invernali a Torino». Da bimba però avrà sentito parecchio la mancanza di una figura paterna... «Ma io ho avuto un padre: Pino Passalacqua, il secondo marito di mia madre. Per me fu un grande papà e, facendo il regista, mi fece innamorare di questo mestiere». A proposito, lei come ha iniziato? «Da bambina, negli spettacoli che con le amichette mettevamo in piedi nel grande giardino della villa di mio nonno, in Toscana. La regista era mia nonna. Ballavamo, cantavamo, recitavamo. Ho studiato danza e chitarra per tanti anni poi alla fine delle superiori ho scelto di fare l’Accademia d’arte drammatica. Feci un provino con Mario Scaccia che stava cercando attori per portare in scena La scuola delle mogli di Molière. Ho cominciato dal teatro». Lavora ancora a teatro? «Non posso fare le tournée perché non voglio stare lontana dalle mie figlie». Sono piccole? «Emma, la bambina che ho avuto con l’attore Pino Quartullo, ha quasi dieci anni. Maria invece, nata dal matrimonio con il compositore Stefano Mainetti (tra l’altro autore delle musiche di Orgoglio, ndr), ha appena quindici mesi». Cosa le piacerebbe fare? «Tutti i ruoli che mi permettano di aggirarmi nei meandri della psiche umana. Personaggi che vivono nei disagi. Anche perché mi sarebbe piaciuto fare la psicologa». La recitazione è come il lettino dell’analista? «Non per me, che su quel lettino sono stata davvero per sette anni». Cosa farà adesso? «Sono a Cinecittà dove sto girando per Canale 5 una fiction che finalmente farà ridere. Il mio collega è Claudio Amendola, con cui mi diverto tantissimo». Tornerà la contessa Anna Obrofari? «Per il momento sono morta. Ma mai dire mai. Se ne sono visti di personaggi resuscitati...».