Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2006  febbraio 15 Mercoledì calendario

SANTIN

SANTIN Marco Milano 11 febbraio 1962. Autore tv. Della Gialappa’s band • « figlio di Federico Santin, uno dei migliori illustratori italiani di libri per ragazzi. il 1985 quando incontra a Radio Popolare Giorgio Gherarducci e Carlo Taranto. Dai microfoni dell’emittente conducono Bar Sport, trasmissione in diretta in onda la domenica sera: tra le 22 e l’una di notte divertono i loro ascoltatori con commenti pazzi sulla giornata calcistica. Il pubblico si entusiasma ed interviene a dar man forte con pareri personali. Nel 1986 commentano in diretta le partite dei Mondiali messicani. Proseguono poi, sempre con maggior successo di pubblico e critica, le radiocronache della Nazionale Italiana e delle coppe europee sul circuito Radio Sper e, successivamente, su Radio Dee Jay, fino ad approdare a Radio Rai in occasione dei Mondiali Usa 94. Contemporaneamente il trio debutta in televisione firmando programmi di indubbio successo come: Smile, Candid Camera Show, Il Gioco dei Nove con Gerry Scotti, Telemeno, Una notte all’Odeon con Gioele Dix e Giobbe Covatta per Odeon Tv, Emilio, Drive In, I vicini di casa. Nel 1989 iniziano la loro carriera di anomali conduttori invisibili di programmi televisivi, prima con Mai dire Banzai, seguito a ruota da Mai dire Mundial, Mai dire tv, Mai dire giro, Mai dire Mondiali. Fiore all’occhiello di questa famiglia di programmi è Mai dire gol, spensierata dissacrazione del mondo calcistico e dei suoi protagonisti, nonché ideale fucina di talenti comici, da Aldo, Giovanni e Giacomo a Marina Massironi, da Luciana Littizzetto ad Antonio Albanese, da Bebo Storti a Francesco Paolantoni. Il 1999 segna il debutto della Gialappa’s sul grande schermo con Tutti gli uomini del deficiente, regia di Paolo Costella. Dal 2000 [...] la Gialappa’s conduce Mai dire Grande Fratello, versione dissacrante dell’evento mediatico degli ultimi anni» (www.mediaset.it) • «Tutto comincia con il Mondiale’86 in Messico. Marco Santin, Carlo Taranto, Giorgio Gherarducci e Sergio Ferrentino commentano le partite su Radio Popolare e molti giovani guardano la tv, ma abbassano il volume per ascoltare le loro radiocronache demenziali rotolandosi dalle risate. I quattro esordiscono a Radio Popolare nell’ottobre ’85, ogni domenica sera alle 22 nel programma Bar Sport, ma è l’idea del Mondiale messicano [...] quella vincente. E quel Mondiale dominato dall’Argentina di Maradona ispira anche il nome Gialappa’s Band. Che cos’è la gialappa? Un tubero messicano da cui si estrae purgante per cavalli. Ne sentivano parlare spesso i ragazzacci, visto che la famosa maledizione di Montezuma colpì diversi giocatori. Creano così il tormentone. Le ombre dei fari confondono la visione? Colpa della gialappa. Il vostro idolo sbaglia un gol? Colpa della gialappa. La gente sta male? Colpa della gialappa, che ha un effetto lassativo. Il loro Mondiale va benissimo e a settembre li chiama Rete 4 per commentare tre telenovele per Fantastico tragico venerdì. Quando il noto produttore Alessio Gorla chiede il nome del gruppo e loro rispondono ”Gialappa’s!”, lui li bacchetta: ”Un nome così non funzionerà mai!”. Loro, tra frizzi e lazzi, gliel’hanno sempre rinfacciato. Ferrentino dopo quel primo programma insieme preferisce tornare alla radio, dove era assunto, i tre gialappi ripartono da lì con altri show. Prima puntata di Mai dire gol il 18 novembre ’90 con Carlo Taranto e Giorgio Gherarducci, visto che Santin si era rotto una gamba ed esordisce soltanto a gennaio. Nel ’91 arriva Teo Teocoli, poi gli altri. Come dire, tutta ”colpa” della gialappa. [...]» (Vincenzo Cito e Gabriella Mancini, ”La Gazzetta dello Sport” 9/3/2006) • «[...] Con loro, il calcio ha cominciato davvero a prendersi in giro. Sono partiti dal linguaggio, stravolgendolo. Hanno trasformato i gol in gollonzi, inventando personaggi, scoprendone di nuovi, costruendoli dal nulla. EdmeoLugaresi, prima di loro, era soltanto il presidente del Cesena. bastato dattiloscrivere sul video le sue interviste parola per parola per farne il mito di una generazione. E poi Trapattoni e il suo gatto nel sacco, i fenomeni parastatali, Klinsmann [...] che ai loro tempi era solo la ”biondapantegana”, fra l’altro in buona compagnia, perché abbiamo apprezzato anche quel ”ramarro” di Pancev. E in un Paese dove il presenzialismo è tutto, non si sono mai fatti vedere una volta in tv, tant’è vero che le loro facce le conosciamo solo dalle fotografie. Sono le loro voci a interagire con gli ospiti o i personaggi e soprattutto con il conduttore. Ne hanno lanciati tanti, da Hellen Hiddink a Simona Ventura, da Alessia Marcuzzi a FabioDeLuigi. Alcuni li hanno ”sdoganati” dopo anni di buio. Claudio Lippi, ad esempio. Vagava nei corridoi Mediaset, in cerca di una scrittura. Incontrò loro, e lo trasformarono da presentatore dolciastro e multiuso nel loro ”punching ball” preferito. Ne uscì trasformato. Il merito maggiore della Gialappa’s, comunque, è di avere creduto in nuovi comici, lanciandoli alla ribalta, ciascuno col suo stile e con un personaggio che avesse attinenza col mondo del pallone. toccata innanzitutto ad allenatori (l’Arrigo Sacchi e il Serse Cosmi di Crozza) e giocatori (il Fabrizio Ravanelli di Gioele Dix, il Daniel Fonseca di Teocoli), tutti immortalati con imitazioni diventate cult. Ma nel calderone cisono finiti persino gli arbitri che gli allora sconosciuti Aldo, Giovanni e Giacomo immaginavano chiusi in uno spogliatoio, per sfuggire alla rabbia dei tifosi. La satira ha raggiunto anche i presidenti, con lo straordinario CarCarlo Pravettoni di Paolo Hendel, emblema dell’imprenditore senza scrupoli che venderebbe anche sua madre, cementificherebbe i parchi e ha una ricetta miracolosa per abbattere i costi di lavoro: abbattere anche i lavoratori. E non si sono salvati i giornalisti, o sedicenti tali. Felice Caccamo e Gianduia Vettorello sono due meravigliose invenzioni di Teocoli. Il primo troppo impegnato nelle fritture globali finali per occuparsi di pallone, l’altro sempre fiducioso nella proverbiale efficienza sabauda e nel ”pullman delle notizie” che risolve ogni problema. Nei panni di un’intervistatrice anche Luciana Littizzetto-Lolita, alle prese con giocatori (veri) nei ritiri, ai quali faceva domande come questa: ”Cannavaro, prendimi, sono la tua palla”. ”Mai dire gol”, fra l’altro, ha unificato la comicità da Nord a Sud, con personaggi che presto sono diventati patrimonio nazionale, da Frengo e stop (Foggia) a Mandi Mandi (Udinese), dai Sardi al paradossale Pierpiero, giardiniere di casa Arcore che tifa... per l’Inter. E con una risata ci ha affratellati tutti. [...]» (Vincenzo Cito e Gabriella Mancini, ”La Gazzetta dello Sport” 9/3/2006) • «Ho fatto qualche rapido conto, ho chiesto aiuto ai signori della statistica e della demografia, ho interrogato analisti della psicologia di massa e ne ho dedotto che non meno di 6 o 7 milioni di spettatori, ogni settimana, guardano con grande interesse Mai dire Grande Fratello & Figli [...] Fate una prova: introducete il discorso sul Grande Fratello in un capannello, in un salotto, in uno studio medico, dove volete. Tutti avranno qualcosa da dire sulla più ”inguardabile” delle trasmissioni ma tutti diranno: ”Seguo quei disgraziati prigionieri solo nel programma dei Gialappi”. Avete mai sentito qualcuno che dichiari di seguire il Grande Fratello nella sua sede naturale o nell’asilo Mariuccia di Platinette? Onore dunque a Giorgio Gherarducci, Marco Santin e Carlo Taranto non tanto per essere ”le voci fuori campo più sfacciate del piccolo schermo” ma per aver saputo creare uno straordinario alibi culturale, per aver suggerito una lettura tendenziosa, per aver riscoperto il valore dell’antologia. Da nessuna parte esiste un fenomeno simile [...] i Gialappi esaltano l’uso parassitario della tv. Il Grande Fratello è, ogni volta, un piccolo evento mediatico che contrassegna i palinsesti e costringe molti programmi nella sua rete di discorsi. I più in maniera passiva, altri in maniera attiva: i Gialappi sono i più dinamici e più svegli. L’idea di fondo è sempre la stessa: proporre il fior da fiore delle stupidaggini che inevitabilmente si compiono all’interno della casa ed esasperare alcuni protagonisti, tanto da farli diventare personaggi [...] I perbene continuano a pensare che i reclusi recitino una parte, che ci siano marionettisti occulti che muovono i fili di una oscena recita. Se, come dicono, seguissero davvero ”solo” i Gialappi capirebbero che il Grande Fratello è lo specchio che la tv ci offre per accertare meglio la nostra identità» (Aldo Grasso, ”Corriere della Sera” 15/2/2006).