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 2006  febbraio 15 Mercoledì calendario

PRACHANDA

(Pushpa Kamal Dahal) Dhikurpokhri (Nepal) 11 dicembre 1954. Politico. Ex guerrigliero. Tra il 2008 e il 2009 primo ministro del Nepal • Prachanda, nome di battaglia, in nepalese significa «Il terribile». nato in una famiglia di bramini del regno del Nepal. Dopo aver studiato agricoltura, nel 1981 è entrato in clandestinità. presidente del Partito comunista maoista nepalese (Cpn-M). Dal 1996 conduce la guerriglia per rovesciare la monarchia. Oltre al pensiero di Mao, Prachanda si ispira, per la sua lotta, ai guerriglieri peruviani di Sendero Luminoso, il gruppo di Abimael Guzman, in prigione dal 1992. «[...] I nepalesi, sia chi lo sostiene sia chi lo combatte, lo considerano una reincarnazione della divinità hindu Vishnu. [...] Gli occhiali gli conferiscono un’aria da intellettuale più che da spietato comandante militare. [...] ”Mi dispiace molto per le perdite civili [...] Ma non è nostra la responsabilità di tutto questo spargimento di sangue. La colpa è interamente del re Gyanendra e della sua cricca feudale. Non hanno accettato le nostre richieste quando sedevamo pacificamente in Parlamento. Al contrario hanno iniziato una brutale repressione. Il popolo aveva il diritto di difendersi”. Il Nepal, antico regno arroccato tra India e Cina in uno degli scenari naturali più belli del mondo, un tempo meta turistica di trekker e scalatori, oggi è un Paese da evitare. La capitale, Kathmandu, è in perenne stato d’assedio, spesso sconvolta da manifestazioni e rivolte che la polizia reprime con brutalità. Le campagne sono desolate, i campi abbandonati perché i guerriglieri attaccano tutti i villaggi considerati ”governativi”. I contadini si nascondono. I raccolti vanno in malora. Per Prachanda, ancora, la responsabilità di tutto questo è prima di re Birendra, che nel 1996 rifiutò le sue ”Quaranta richieste” (una sorta di ultimatum presentato in Parlamento) e poi del suo successore, re Gyanendra, che il 1° febbraio del 2005, con la scusa della ribellione maoista, ha sospeso la Costituzione promulgata nel 1990, sciolto il Parlamento e licenziato il governo per assumere poteri dittatoriali. Una mossa che non è piaciuta nemmeno a chi fino a quel momento aveva rifiutato la rivoluzione armata, i partiti democratici d’opposizione. Che alla fine hanno trovato un accordo ”di collaborazione” con i ribelli di Prachanda. [...] ”Abbiamo sempre pensato di conquistare Kathmandu con le armi. Ma le grandi nazioni del mondo, l’America, l’India, ci sono ostili e aiutano il re. Dunque prenderemo la capitale in un altro modo, pacificamente... [...] L’unico compromesso possibile è che tutto il potere sia trasferito nelle mani del popolo. Quanto al sovrano, sarà schiacciato. Credo che il re sarà giustiziato da un tribunale del popolo o magari esiliato. Per lui non vedo alcun futuro in Nepal. Ma la colpa è sua. lui che ha scelto un sentiero che lo porterà dritto all’inferno”» (Paolo Salom, ”Corriere della Sera” 15/2/2006).