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 2006  febbraio 15 Mercoledì calendario

Luongo Roberto

• Montreal (Canada) 4 aprile 1979. Giocatore di hockey ghiaccio. Portiere. Dei Vancouver Canucks. Medaglia d’oro alle Olimpiadi di Vancouver 2010 • «[...] Canada è il Paese natìo, un timbro sul passaporto, il posto della sua vita. Italia è il luogo del cuore, sangue che scorre nelle vene, radici lontane e mai perdute. Radici che a seguirne il percorso portano in provincia di Avellino, fino a Santa Paolina, poche migliaia di anime nel bel mezzo d’Irpinia, terre di dolci declivi punteggiati da vigneti di nobile lignaggio, quelli del Greco di Tufo, nettare famoso nel pianeta intero. È da lì che partì papà Antonio, nella seconda metà degli Anni 70, per approdare a Montreal, dove conobbe Lina, italiana anche lei, della provincia di Benevento. Quando fu costretto a riprendere la via dell’Italia per assolvere agli obblighi di leva, le promise che sarebbe tornato. Detto, fatto. Trovarono lavoro, lei nel marketing dell’Air Canada, lui nel commercio di mobili, convolarono a nozze, andarono a vivere a Little Italy, cuore della comunità tricolore di Montreal. Un legame mai reciso, quello col Paese dei suoi natali. Ma la famiglia cresceva e tempo per viaggiare non ce n’era. Nacquero uno, due, tre figli: Roberto l’ultimo della serie. E a Santa Paolina ancora ricordano quel vivace ragazzino, che parlava italiano, con inflessione dialettale, ma sapeva già esprimersi in francese e inglese. Da adolescente, tanti viaggi verso le radici. Poi, deceduti i nonni, più nulla. Il papà, da buon italiano, gli aveva trasmesso la passione per il calcio: per Napoli e Avellino, manco a dirlo, batteva il suo cuore. Qualche calcio al pallone, da ragazzo, per strada. Poi la scelta decisiva, più che mai felice. Ché la gavetta sarà pure stata dura, ma n’è valsa la pena, con tanto di sbarco nella Nhl, il campionato più importante del mondo: prima scelta dei New York Islanders appena maggiorenne, poi via, verso il sole della Florida, nei Panthers, la squadra dalla quale non s’è più staccato. Un avvio non agevole, ai margini della prima squadra. Fino al giorno della grande occasione, il 28 novembre 1999, contro Boston: Roberto Luongo entra e regala 43 parate nella partita vinta 2-1. Un exploit che dà il la a una luminosa carriera, ben pagata [...] costellata di successi, anche in Nazionale (già 2 Mondiali vinti, prima della cocente delusione del 2005, in finale con la Repubblica Ceca), impreziosita da qualità più uniche che rare (è uno dei maggiori specialisti sui rigori). Trionfi in serie, senza dimenticare le sue origini. [...]» (Ivo Romano, “La Stampa” 15/2/2006).