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 2006  febbraio 09 Giovedì calendario

A Parma fa crac il processo. L’Espresso 9 febbraio 2006. I responsabili del crack Parmalat? Gli artefici della bancarotta più clamorosa della storia della finanza italiana? Calma: al Tribunale di Parma prima di cercare i colpevoli devono riuscire a trovare dei giudici

A Parma fa crac il processo. L’Espresso 9 febbraio 2006. I responsabili del crack Parmalat? Gli artefici della bancarotta più clamorosa della storia della finanza italiana? Calma: al Tribunale di Parma prima di cercare i colpevoli devono riuscire a trovare dei giudici. E già che ci sono dovrebbero anche darsi da fare per rimediare un’aula dove celebrare un processo ad altissimo affollamento di imputati, avvocati e parti civili. Così, mentre negli Stati Uniti, a Houston, proprio in questi giorni va a giudizio il crollo di Enron, in Italia c’è chi comincia seriamente a dubitare che si riesca a fare altrettanto per Calisto Tanzi e compagni. A Milano il dibattimento è già cominciato nel settembre scorso, ma riguarda soltanto i reati borsistici addebitati alla banda di Collecchio. A Parma invece, per competenza territoriale, toccava la parte di gran lunga più ampia e complessa dell’inchiesta, quella sulla bancarotta del gruppo alimentare, comprese le eventuali complicità delle banche creditrici. A fine dicembre, dopo esattamente due anni di indagini, i pm Silvia Cavallari, Antonella Ioffredi e Vincenzo Picciotti hanno chiesto il rinvio a giudizio di 64 imputati tra ex amministratori, manager e sindaci di Parmalat. Una svolta importante. Ma siamo solo a metà dell’opera. Anzi, forse neppure. Il fatto è che le accuse formulate dai tre magistrati, prima di andare a processo, dovranno essere vagliate in sede di udienza preliminare. Serve un giudice, quindi, che però a Parma proprio non si trova. In altre parole, nel tribunale della città emiliana deve ancora essere individuata una toga che sia libera e disponibile per assumersi il gravoso incarico di esaminare il gigantesco dossier Parmalat. L’organico è ridotto all’osso e, per di più, alcuni possibili candidati risultano incompatibili. Per esempio Pietro Rogato, che in qualità di Gip aveva dato via libera a molte delle richieste di arresto a carico degli indagati. Una soluzione, si dice a Parma, ci sarebbe. Quella di affidare l’udienza preliminare al giudice Domenico Truppa, destinato però al trasferimento a Modena a partire dall’8 febbraio. Insomma, servirebbe una proroga. Si vedrà. Intanto restano in sospeso altri problemi. Una volta conclusa (ma quando?) l’udienza preliminare, si rischia di arrivare al dibattimento con la pubblica accusa ridotta ai minimi termini. A marzo dovrebbe uscire di scena uno dei tre pubblici ministeri, Silvia Cavallari, che andrà in maternità. La sua collega Ioffredi ha ottenuto mesi fa il trasferimento al tribunale civile. Per ora è rimasta al suo posto, ma il trasloco definitivo potrebbe essere solo questione di settimane. Alla fine, quindi, resterebbe in carica Picciotti. Ma tra gli addetti ai lavori molti si chiedono se un solo pm, per quanto abile, preparato e infaticabile, potrà mai essere in grado di fronteggiare un processo come quello Parmalat. Non per niente il troncone milanese dell’inchiesta, meno complesso di quello emiliano, è stato affidato a tre pm (Francesco Greco, Eugenio Fusco e Carlo Nocerino). A Parma quindi andrebbe reclutato quanto prima un altro magistrato, se non due, da destinare al crack del secolo. Facile a dirsi. Ma nel tribunale emiliano la situazione è già al limite del collasso. "Mancano due sostituti sugli otto in organico e un terzo sarà disponibile soltanto dal 2007", come ha ricordato sabato 28 gennaio il procuratore generale di Bologna, Francesco Pintor, all’inaugurazione dell’anno giudiziario. Di questo passo sembra sempre più difficile riuscire a rispettare la tabella di marcia che prevedeva l’inizio del dibattimento entro maggio 2006. Al momento non si conosce neppure la data d’apertura dell’udienza preliminare, che per un caso complesso come quello Parmalat potrebbe durare anche svariate settimane, se non mesi. Poi gli imputati andranno alla sbarra. Sempreché si riesca a trovare un locale adatto. Le aule d’udienza del palazzo di Giustizia sono troppo piccole. Una soluzione alternativa potrebbe essere la sala convegni del campus universitario di Parma. E così, se troverà i suoi giudici e una casa, il processo del secolo andrà finalmente in scena. Ma ormai saremo già nel 2007. Nell’anno quarto dopo il crack Parmalat. Vittorio Malagutti