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 2006  febbraio 14 Martedì calendario

GUSSALLI

GUSSALLI BERETTA Pietro Brescia 28 febbraio 1962. Imprenditore. «Il sigillo è quello della Serenissima Repubblica di Venezia. ”Oggi, 3 ottobre 1526”, recita il documento, ”a mastro Bartolomeo Beretta da Gardone, territorio bresciano, per 185 canne da archibugio destinate alla casa nostra dell’Arsenale, ducati 296”. la prima testimonianza ufficiale della più antica fabbrica italiana di armi. A quel tempo messer Bartolomeo costruiva solo canne. Solo più tardi, nel 1600, i Beretta iniziarono la produzione di rivoltelle da duello complete, e servirono pressoché tutte le corti italiane ed europee. Pietro [...] amministratore delegato della Beretta Holding [...] rappresenta oggi con il fratello Franco (di due anni più giovane, amministratore delegato della Fabbrica d’armi Beretta, cuore del gruppo), la quindicesima generazione. Gli archibugi sono diventati armi con sistemi di puntamento a infrarossi, le rivoltelle da duello hanno lasciato il posto a revolver automatici adottati anche dalla polizia di New York, e i tradizionali fucili da caccia sono divenuti ormai in tutto il mondo una espressione del made in Italy al pari delle Ferrari [...] ”Vincere una commessa in questo campo [...] significa affermare un livello di eccellenza dal punto di vista tecnologico e una grande capacità di saper competere sul piano dei prezzi [...] solo uno sciocco [...] potrebbe accettare un’eredità imprenditoriale come questa senza porsi il problema di cosa significhi, oggi, produrre e vendere armi. E il mio punto di vista è che il problema non è il revolver, ma chi ordina di usarlo e per fare che cosa. Se ci si concentra sulla conoscenza delle armi, e sulla capacità di gestirle, allora si scopre che in tantissimi casi le armi sono deterrenti efficaci, riducono il pericolo, garantiscono sicurezza, salvano vite umane. Non nego a nessuno il diritto di sostenere che ci sia della faziosità in questo mio punto di vista. Gli chiedo soltanto se crede davvero che disarmando la polizia questo mondo sarebbe migliore”» (Giuseppe Meroni, ”Capital” agosto 2006).