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 2006  gennaio 15 Domenica calendario

«Vado da Ratzinger, non in piazza Certe parodie fanno solo danni». Corriere della Sera 15 gennaio 2006

«Vado da Ratzinger, non in piazza Certe parodie fanno solo danni». Corriere della Sera 15 gennaio 2006. Signora Cavani, lei è un’artista molto apprezzata a sinistra. C’è chi la attendeva alla manifestazione di Roma. Invece sarà madrina della presentazione della prima enciclica di Ratzinger. Perché? «Perché me l’ hanno chiesto. L’enciclica tratta dell’ amore e della carità. Forse perché ho fatto due film su San Francesco, dal Vaticano mi hanno proposto di dire qualcosa sull’ argomento. Ho accettato molto volentieri e attendo con grande interesse di leggere il testo del Pontefice». E non scende nella piazza dei Pacs. «No. Condivido la posizione di Romano Prodi. giusto difendere le esigenze pratiche dello stare insieme, in particolare la protezione reciproca. sbagliato scimmiottare il matrimonio. La gente ha diritto di manifestare, ovviamente. Ma inscenare parodie di cerimonie in una piazza di Roma potrebbe danneggiare la causa anziché avvantaggiarla». I matrimoni omosessuali sono legge in Spagna e in Gran Bretagna. «Il matrimonio nasce in un contesto preciso. Il rito sancisce una funzione che è diversa da quella dei Pacs: nell’ etimo c’ è l’ idea di "mater", di madre, di procreazione. Non si vede perché copiarlo. Meglio piuttosto inventarsi qualcosa di diverso. La prima coppia non sposata che ho conosciuto erano i miei nonni materni, che negli Anni Venti scelsero di non unirsi in chiesa e di promettersi comunque protezione reciproca». E, come ha raccontato a Barbara Palombelli sul Corriere, battezzarono i figli Libero e Libera. «I miei zii; mia madre si chiamava Margherita. Voglio dire che i diritti delle coppie di fatto sono un tema importante e serio. Il mio timore è che manifestazioni come quella di Roma possano infastidire, urtare sensibilità diffuse, e quindi portarci indietro anziché avanti. Vorrebbero essere provocazioni, possono essere scambiate - a torto - per pagliacciate». Alla Chiesa si rimprovera di influenzare troppo la politica. «A me pare che ci siano troppi politici ansiosi di farsi influenzare. tutto un andirivieni di qua e di là del Tevere, un darsi da fare per stringere o millantare contatti privilegiati. la politica, non la Chiesa a dedicarsi alle relazioni promozionali. Mi pare che Prodi rappresenti in questo un’ eccezione. Ma neppure De Gasperi cercava protettori. Succede da quando non c’ è più la Dc, che garantiva una mediazione». Succede anche in Rai? «Fu proprio in Rai, dove tra il ’ 96 e il ’ 98 ero consigliere d’ amministrazione, che mi accorsi del fenomeno. Chi voleva segnalare un personaggio o un progetto non mancava mai di specificare che era "gradito in Vaticano". Non so se poi in Vaticano lo sapessero». A Milano si manifesta in difesa dell’ aborto; sotto attacco da parte della destra, è la motivazione. «Penso proprio invece che sull’ aborto non si tornerà indietro. Ognuno ne risponde alla propria coscienza. Chi sostiene il contrario in fondo non ci crede neppure lui». Anche a sinistra però è in corso un ripensamento critico, dalle riflessioni di Anna Bravo alla proposta di legge di Livia Turco e Rosy Bindi per gli aiuti a chi sceglie di non abortire. «Sono assolutamente d’ accordo. L’ idea delle donne che abortiscono libere e spensierate è un’ assurdità. Spesso le donne abortiscono sole e disperate, lontane da una famiglia che non sa o comunque condanna. Resto convinta che qualsiasi donna, potendo scegliere, non rinuncerebbe a suo figlio. Aiutare anche economicamente una madre sola mi pare un completamento della legge 194, sulla cui difesa sono intransigente». Nel dibattito politico-culturale, in particolare nei giorni del referendum sulla procreazione assistita, si è affacciata una categoria chiamata talora con autoironia talora polemicamente degli «atei devoti». La Chiesa come fonte non tanto di verità di fede quanto di valori. «Capisco la deformazione parodistica, ma la parola ateo mi procura sempre un brivido di turbamento. L’ uomo senza Dio mi fa impressione. Vengo da una famiglia laicissima ma ho sempre avuto una grande passione per le religioni, anche per le antiche, che sono poi la fonte di quella che chiamiamo etica. Si può essere al contempo cristiani e induisti, così come ci si confronta con Mosé e con Milarepa. Al referendum sono andata a votare. Ma sono affascinata dalle persone di grande fede. Alcune di loro mi sono state di sostegno in una fase difficile della mia vita». Qual è la sua impressione dell’ inizio del pontificato di Benedetto XVI? « troppo presto per parlarne. Mi ha colpito molto che un Papa da cui ci si attendeva magari una dura presa di posizione in tema di morale o di liturgia esordisca con un’ enciclica sulla carità e sull’ amore». Lei stessa ha ricordato come nel 1968 la Rai di Bernabei bloccò il suo «Galileo» perché troppo anticlericale. «Già nel ’ 66 il San Francesco commissionatomi da Angelo Guglielmi rischiò la censura e fu salvato da monsignor Angelicchio, un prelato dell’ Opus Dei. Sulla Rai il Galileo non andò mai in onda, e fu ritirato anche dalle sale per fare un piacere ad Andreotti; e non ho mai capito se quel piacere fu chiesto o fu offerto. Il film però fu distribuito dalla San Paolo in tutte le scuole, e nessun cattolico se ne lamentò mai. Per fortuna le cose cambiano, la Chiesa si muove, altrimenti saremmo ancora al tempo di re Pipino». Quindi la Chiesa non si contamina con la politica? «Ognuno fa la sua parte. La Chiesa dice quel che pensa, e ha il diritto di farlo. La gente ha il diritto di pensarla diversamente. Ma non c’ è alcun bisogno di combattere. Semmai, di confrontarsi». Aldo Cazzullo