Alberto Arbasino, 13 febbraio 2006
(Arbasino ci prega di ripubblicare, nella sua rubrica, questa sua poesia del 14 luglio 2001, vigilia dei fatti di Genova, uscita in Rap!, Feltrinelli
(Arbasino ci prega di ripubblicare, nella sua rubrica, questa sua poesia del 14 luglio 2001, vigilia dei fatti di Genova, uscita in Rap!, Feltrinelli. Consiglia al lettore di sostituire la parola ”Genova” con la parola ”Torino”). Un morto a Genova Tutti i più impegnati e più ’correct’ del momento/si aspettano e si augurano almeno un morto a Genova! Anche i più civici, e i più cinici, i più assatanati, i più cattolici, i più etici:/l’aspettativa è grande per il morto a Genova! Altro che le canzoni di Tenco, di Lauzi, di De André! Altro che il ’noir’ di Paolo Villaggio, o i ghigni del Gabibbo! Un morto che dia un vero senso alle pulsioni profonde e alla ’vanitas’ superficiale, al desiderio di ostentare virtù varie, [serci! alla brama del presenzialismo e dell’es- ... Altro che le stupide kermesse dell’estate, in Sardegna, magari con arresti di faccendieri e gangster in festa! ... ” avvenuto a un metro, a tre metri, a dieci metri, e per fortuna noi eravamo intensamente lì! Abbiamo visto il sangueee! Abbiamo guardato, fotografato, bacchettato, fustigato, strigliato, ripresooo! Anche i raccapriccianti dettagli, le giuste rabbie, le indignazioni più Ra- [ve!... Wow!”. Il morto a Genova è necessario, è indispensabile! Conviene! Conviene! Conviene ai giovani smaniosi e ai vecchi malvissuti, ai frustrati e ai lanciati, ai debuttanti e ai ’revenants’! Di destra e di sinistra, di sopra e di sotto, con storie e provenienze diversissime, ma accomunati dall’avidità del presenzialismo e del tafferuglio, dal rumore delle botte, dall’odore della morte ’live’! a caldo! sul campo! in tempo reale! in presa diretta! Hemingway l’ha sempre spiegato abbondantemente, alle corride e in guerra. (E lasciamo perdere D’Annunzio...). Del resto, milioni e milioni se la godono, in ’trip’ ai film sul Cannibale, su Auschwitz, sul Titanic, su Pearl Harbor, sentendosi poi più appagati e contenti. La cosiddetta ’piccola catarsi”. (Se non ci sono vittime, non si fa la fila, non si paga il biglietto). Vogliamo il morto a Genova! E lo vogliamo per una costante profonda, eterna, dell’animo umano, che vuole il morto ovunque, si appassiona al morto, adora il morto, si soddisfa sul morto – antropologicamente lo divora. Poi lo mitizza, scrive sui muri, in nero: ’sarai vendicato!”. e lo venera, lo onora, con file di statisti e corone di fiori, in qualità di Milite Ignoto. ... il sacrificio umano, studiato nelle più brillanti Facoltà di Scienze Umane, quale carattere importantissimo e antichissimo, che si tramanda [morrà. fin dalle origini dell’umanità – e mai Celebratissimo, con appositi miti ed elaborati riti, con intensa e appassionata partecipazione di un vasto numero di fans, di ogni genere ed età. Sempre entusiasti, sempre eccitati, e su di giri, migranti fra gli eventi di morte, anche sobbarcandosi disagi notevoli... ”Viva la Muerte!” era uno slogan del ’37, in Spagna. E i baldi giovani si chiamavano ’Los Novios de la Muerte”, i fidanzati della Morte. Come già gli Arditi fiumani, dell’Amba Alagi, eccetera... Molti, dunque, sanno già benissimo come sarà il morto di Genova. Si prevede la faccia, la pettinatura, l’abbigliamento, il curriculum. Tutti conoscono già - e si ri- [petono - l’età, i precedenti, le frasi, le canzoni, le predilezioni, gli affetti, gli effetti, e su che ritmo stava ballando in quel momento. Un Cast Director Globale ha già predisposto tutto, dalla sceneggiatura ai fabbisogni. Tutto/previsto, tutto sotto controllo, come un dopo-partita da scudetto: sull’identikit si può fare sia un requiem sia un rap. Il compact avrà un record di vendite per tutta l’estate. La foto-logo sulle copertine e sulle magliette conquisterà il mercato globale, anche nei paesi poveri. Con la sua fama, incrementerà la vendita di vernici spray, come la vittoria della Roma, per scrivere quel nome ossessivamente su tutte le facciate restaurate coi fondi del Giubileo, e lodate dai critici d’arte che sono stati nel Bronx da giovani. ... E fra venti o trent’anni, nel ”come eravamo” fra reduci e le interviste di successo... ’io c’ero, ero proprio lì, vicinissimo al morto di Genova!” Volere il morto a Genova, però, non è uno sport estremo. un trip di routine dell’animo umano più normale che vuole, e gusta, le vittime sacrificali. Ed è contento soprattutto quando si scopre un dolore. Anche nei libri e al cinema. Dolori e dispiaceri di figli e genitori o di chi ne fa le veci, con disturbi e disgrazie e inconvenienti per i vicini, i cugini e tutti gli altri parenti... Questo, desidera l’acquirente! Figuratevi allora un morto - mentre tutta l’Italia guarda – a Genova! ... Con questo caldo!... Ma poi, e poi, chissà quanti, e per quanti anni, lì in gruppo, e a frotte, a mangiargli addosso, e a guadagnarci sopra – quel povero morto di Genova!