13 febbraio 2006
Tags : Roland. Giraud
Giraud Roland
• Nato a Rabat (Marocco) il 14 febbraio 1942. Attore. «[...] grande attore di teatro, è anche un volto simpatico e rassicurante del cinema per famiglie. Tre uomini e una culla fu un successo internazionale. la storia di una bambina accudita, fra biberon e pannolini, da tre scapoli incalliti. [...] Sua figlia, Géraldine, 36 anni, una bellezza da copertina, scomparve all’improvviso, nell’ottobre del 2004, dalla residenza di campagna dell’attore, a Postolle, nella Yonne, la regione famosa per il vino Chablis, dove finì i suoi giorni lo scrittore Camus, in seguito a un incidente stradale. Con Géraldine, scomparve anche Katia Lherbier, una ragazza che le era stata presentata due settimane prima dalla zia materna, Marie-Christine Van Kempen, cognata dell’attore. La Yonne, entrata negli anni scorsi nelle cronache francesi per un’interminabile serie di orrendi delitti e ragazze scomparse nel nulla, offrì alla vicenda contorni torbidi del classico giallo a sfondo sessuale. Mentre i rotocalchi raccontavano con pietà e riserbo il dramma di un personaggio amato dal grande pubblico e di una bella figlia non più tornata da un week end in campagna, la polizia si mise sulle tracce di una guardia forestale, Jean-Pierre Treiber. Un uomo tranquillo, amante della natura, senza precedenti penali, sposato. Le carte di credito della Giraud trovate in suo possesso e usate per prelievi nella zona furono la prova di un contatto con le vittime. Due mesi dopo, nel giardino della villa di Katia Lherbier, vennero scoperti i corpi delle ragazze. Jean-Pierre Treiber conosceva la casa per avervi prestato servizio in passato. Nel giardino vengono trovate le chiavi della casa di campagna dei Giraud e dell’appartamento di Parigi. Il cerchio attorno a Treiber si stringe quando viene rintracciata l’automobile di Géraldine, in un parcheggio di Parigi. I mezzi tecnici della polizia permettono di stabilire che la guardia forestale usò il suo cellulare da questa zona della capitale. Treiber è incriminato per omicidio e sequestro di persona a scopo di estorsione. Una folla commossa di amici e gente della spettacolo si stringe ai coniugi Giraud nel giorno delle esequie. La vicenda, avendo colpito un personaggio pubblico, amplifica l’indignazione e l’inquietudine dei francesi per delitti così orrendi che, da qualche tempo, sembrano ripetersi con maggiore frequenza. Ma il giallo è tutt’altro che risolto. La ricostruzione del delitto offre altre chiavi di lettura. Per Roland Giraud, i brandelli di verità che cominciano ad affiorare aggiungono altro dolore. L’autopsia rivela che le due donne non hanno subito violenza e che i corpi non presentano ferite d’arma da fuoco. Il procuratore della Repubblica di Auxerre conferma che sono state avvelenate, probabilmente con un gas tossico utilizzato come insetticida. Treiber continua a dichiararsi innocente. Ammette soltanto di aver conosciuto per caso le due vittime. L’inchiesta stabilisce che comunque la guardia forestale non può aver agito da solo. La polizia dispone analisi del Dna su una settantina di persone a vario titolo in relazione con Treiber. Il colpo di scena arriva nella primavera 2005, con il fermo della ziamaterna di Géraldine, Marie-Christine Van Kempen. Tracce di cloroformio vengono ritrovate nella sua cantina. Le stesse rinvenute sul nastro adesivo con cui le due vittime erano state legate. Il Dna esaminato non è quello di Treiber, ma probabilmente di un complice. La Van Kempen risulta essere stata in contatto con un trafficante di stupefacenti, ma questa pista non porta a risultati. Successivamente la zia viene scarcerata. Contrariamente alle prime analisi, nemmeno la pista dell’avvelenamento risulta sicura. Gli inquirenti non riescono a stabilire la data esatta della morte. Treiber fa parziali ammissioni sui rapporti con le due donne, ma continua a sostenere la sua estraneità al delitto. Marie-Christine Van Kempen, formalmente incriminata per complicità, è a piede libero e si è dichiarata ancora una volta innocente [...] il delitto è apparentemente senza movente. Nessuna violenza sessuale, nessun riscatto in denaro, nessun maniaco in circolazione, nessuna prova certa. Solo congetture, sospetti, tremende illazioni che finiscono per convergere sull’amicizia particolare fra le due ragazze e sui rapporti con la zia. Il rispetto per un attore che i francesi considerano uno di famiglia consiglia di non andare oltre. Nel giardino degli orrori è ancora sepolta la verità. ”Non provo odio per nessuno, ancora non sono riuscito a comprendere che cosa sia successo e perché proprio a noi. Posso solo dire che chi compie atti del genere dovrebbe essere messo nella condizione di non nuocere più”, ha detto Roland Giraud nella sua prima intervista dopo il delitto» (Massimo Nava, ”Corriere della Sera” 13/2/2006).