Fonti varie, 6 febbraio 2006
Anno III - Centoquattresima settimanaDal 30 gennaio al 6 febbraio 2006Turchia. Un sacerdote di Priverno (Latina), don Andrea Santoro, 58 anni, è stato ucciso a Trabzon (Trebisonda), in Turchia
Anno III - Centoquattresima settimana
Dal 30 gennaio al 6 febbraio 2006
Turchia. Un sacerdote di Priverno (Latina), don Andrea Santoro, 58 anni, è stato ucciso a Trabzon (Trebisonda), in Turchia. Finita la messa nella chiesa di Santa Maria, sfollati i fedeli, è apparso all’improvviso davanti al prete un ragazzo di 16 anni, magro, giacca a righe, che gli ha esploso contro parecchi colpi di pistola (alle spalle). Il padre è morto subito. Dell’assassino le autorità turche non hanno ancora diffuso il nome. possibile che il delitto sia da inquadrare all’interno dell’esaltazione collettiva da cui è stato preso il mondo islamico per l’affare delle vignette (vedi qui di seguito). Ma potrebbe anche trattarsi di faccende legate alla prostituzione: don Santoro, un instancabile tessitore di dialogo tra le varie confessioni, stava tentando di evitare una guerra tra bande, provocata dall’arrivo in Turchia di tante donne, aspiranti prostitute, provenienti da Ucraina e Moldava.
Loro. Dodici vignette apparse lo scorso 30 settembre su Jyllands-Posten, quotidiano dello Jutland, il più diffuso in Danimarca, e riprese poi da Masinet, rivistina di Oslo, hanno scatenato un indicibile putiferio in tutto il mondo islamico, dalla Mauritania al Pakistan. I disegni mostrano Maometto con il turbante a forma di bomba, oppure Maometto che accoglie gli shahid (martiri) in Paradiso e dice loro: ”Basta, basta, abbiamo finito le vergini” oppure Maometto con gli occhi coperti tra due donne che hanno scoperti solo gli occhi. Insomma, satira. Ma i musulmani, per quanto riguarda Dio e Maometto, non ammettono alcuna immagine e figurarsi se anche minimamente irridente: i fondamentalisti islamici hanno profittato di questo episodio all’apparenza minimo per mobilitare in ogni dove le masse: manifestazioni si sono svolte a Gerusalemme (invocazioni a Bin Laden), Giakarta, Teheran, Amman, Libano, Fallujia (dove sono stati bruciati prodotti danesi). Domenica a Damasco sono state incendiate le ambasciate di Danimarca e Norvegia, a Gaza squadre armate si son messe a dar la caccia agli europei, Libia, Arabia e Giordania hanno ritirato i loro ambasciatori in Danimarca, il Pakistan ha convocato gli ambasciatori di nove nazioni ”messe all’indice” e tra queste c’è anche l’Italia (i nostri quotidiani hanno più o meno tutti ristampato le vignette per raccontare la vicenda e Libero di proposito per affermare un principio di libertà). L’Iran ha minacciato di congelare i rapporti con la Danimarca e in molti paesi è in atto il boicottaggio delle merci danesi, che riguarda soprattutto i latticini e in particolare la multinazionale Arla, che sta perdendo almeno un milione di euro al giorno. Dal pulpito della moschea principale di Doha, Youssef Qaradawi ha infine lanciato la fatwa sui vignettisti, i direttori dei giornali e tutti coloro che offendono Maometto e l’Islam: sarà giusto ucciderli. Il discorso, urlato dal principio alla fine, è stato trasmesso per intero dalla televisione del Qatar.
Noi. Cristen Juste, direttore del Jyllands-Posten, si è scusato per non aver capito che quelle vignette offendevano la sensibilità musulmana, ma ha aggiunto che in Danimarca vige la libertà di pubblicare quello che si crede. Il primo ministro danese, Anders Fogh Rasmussen, s’è scusato a sua volta, ma ha detto che un governo danese ”non può mai presentare le sue scuse a nome di un giornale libero e indipendente”. L’80 per cento dei danesi, in un sondaggio, ha sostenuto che non c’è da chieder scusa a nessuno. Il ministro francese Sarkozy: ”Preferisco gli eccessi della caricatura a quelli della censura”. Per gli occidentali, in effetti risulta difficile capire: Adriano Sofri e Sergio Staino, che non sono fondamentalisti del pensiero occidentale e non credono che sia in atto uno scontro di civiltà, hanno invitato i giornali europei a pubblicare tutti insieme, nello stesso giorno, le dodici vignette. Giuliano Ferrara, che è un fondamentalista del pensiero occidentale ed afferma di continuo che è in atto uno scontro di civiltà, si è volutamente astenuto dal ripubblicare le vignette e, condannando la strumentalizzazione che gli estremisti islamici fanno di un piccolo episodio, ha però invitato tutti a tener conto delle sensibilità religiose dei popoli. Popoli che ormai ci sono vicini, a cui siamo mischiati. La linea italiana, della Chiesa, dell’Onu è che le vignette sono state un errore, che il credo di ciascuno va rispettato.
Settembre. Come mai però un incendio di queste proporzioni scoppia cinque mesi dopo il fatto ed è provocato da giornali periferici, impossibilitati per definizione ad esercitare - con il loro eventuale spirito mordace - una qualche influenza sul resto del mondo? Risulta piuttosto evidente che il caso è stato accuratamente preparato dagli estremisti dell’Islam, che hanno ritenuto di sfruttarlo all’indomani della vittoria di Hamas e della possibilità che in Palestina non arrivino più i finanziamenti occidentali. La sollevazione delle vignette obbliga al silenzio l’Islam moderato (già silenzioso per definizione) e permette ai cosiddetti difensori purissimi della fede di occupare da protagonisti assoluti la scena.
Bnl. La Banca Nazionale del Lavoro, che quest’estate vide uno di fronte all’altro gli spagnoli del Banco di Bilbao e gli italiani rossi della Unipol (con tutti i ricaschi relativi ai casi Consorte-Ricucci-Fassino, eccetera), non sarà né rossa né spagnola, ma francese, perché quelli dell’Unipol hanno deciso di vendere il loro pacco di azioni (il 48 per cento) ai francesi di Bnp Paribas. Prezzo concordato: 2,925 euro ad azione, che lascia a Unipol quel tanto di plusvalenza che servirà a coprire le spese sostenute per l’Opa poi fallita (80 milioni). Paribas investirà in tutto 9 miliardi. Unipol, che a questo punto diventerà la compagnia assicuratrice di riferimento per i francesi, si ritrova intanto con molti soldi in tasca: per comprare Bnl aveva varato un aumento di capitale di 2,6 miliardi e aveva venduto la società Aurora per 490 milioni. Adesso questo denaro è disponibile per altri investimenti. Paribas dovrà ora lanciare un’Opa sul resto delle azioni, così come prescrive la legge, a un prezzo uguale a quello riconosciuto a Unipol. Abn Amro ha intanto presentato il prospetto per l’Opa su Antoveneta (26,5 euro ad azione per il restante 38,8 per cento del capitale).
Fiat. Grazie a due eventi straordinari (i soldi incassati da GM che ha rinunciato a comprarla, le perdite che le banche hanno sopportato pur di non entrare nel capitale), la Fiat è tornata in utile: nel 2005 1,4 miliardi di margine su un fatturato di 46 miliardi e mezzo. Non succedeva da quattro anni. I problemi non sono risolti, la strada è ancora lunga, ma l’indebitamento è sceso, i numeri sono buoni, Moody’s ha rialzato il rating da ”negativo” a ”stabile”. Le lodi di tutti per l’amministratore delegato Marchionne si sprecano.
Nave egiziana. Verso le dieci di sera di giovedì 2 febbraio i passeggeri del traghetto El Salam Boccaccio 98, in navigazione sul Mar Rosso tra Duba e Safaga, hanno visto del fumo salire dal ventre della nave, hanno chiesto informazioni e si son sentiti rispondere: ”Chiudetevi sotto coperta e restate tranquilli”. I marinai, intanto, cercavano di spegnere quel principio di incendio svuotando sul fumo bottiglie d’acqua minerale. Due ore dopo, il fumo aveva completamente invaso uno dei ponti. Ecco allora il capitano, che non aveva voluto interrompere il viaggio e tornare indietro per non rimborsare i passeggeri e perdere il posto, salire a bordo di una delle dieci scialuppe, far accomodare sulle altre barche di salvataggio gli altri membri dell’equipaggio, calarsi in mare e fuggire. I passeggeri che s’erano chiusi sotto coperta intanto bussavano disperati sugli oblò, ma nessuno faceva caso a loro. La nave è affondata in cinque minuti, la metà dei viaggiatori (povera gente che tornava in Egitto dal pellegrinaggio alla Mecca oppure prendeva qualche giorno di vacanza da lavori svolti soprattutto in Arabia) è morta in fondo al mare. Si tratta di più di mille persone (sul Titanic ne morirono più di 1500). Il 90 per cento dell’equipaggio si è salvato. Sconcertante il comportamento delle autorità egiziane: al momento dei soccorsi in mare hanno rifiutato l’aiuto offerto loro da Londra e Washington, salvo accettarlo molte ore dopo, quando ormai serviva a poco. Sabato poi la polizia schierata a difesa del porto di Safaga ha preso a scudisciate - con lunghi, sottili bambù - i parenti disperati delle vittime che dopo viaggi di molte ore attraverso il deserto si accalcavano ai cancelli del porto per aver notizie.
Cile. Michelle Bachelet, nuovo presidente del Cile, ha fatto un governo dove ci sono dieci donne e dieci uomini. il più rosa non solo della storia del Cile, ma di tutto il mondo.
Gaucci. Luciano Gaucci, 66 anni, che fu tranviere, titolare di un’impresa di pulizie e poi padrone del Perugia e contemporaneamente di molte altre squadre di calcio; che mise una donna ad allenare la Viterbese; che voleva tesserare la bomber tedesca Birgit Prinz per metterla al centro di un attacco di soli maschi; che comprò per primo calciatori giapponesi, iraniani, coreani; che acquistò come mezza punta il figlio di Gheddafi; è adesso ricercato dalle polizie di tutto il mondo per associazione a delinquere, bancarotta fraudolenta, occultamento e distruzione di documenti contabili, mancato pagamento delle imposte. In pratica: il crac da un centinaio di milioni di euro del Perugia, inabissato ormai in serie C. Lui sta a San Domingo con la giovane fidanzata, rilascia interviste e dice che è tutta una manovra dei padroni del calcio Carraro e Galliani (a cui ha effettivamente rotto molto le scatole). I magistrati gli hanno intanto messo in galera i due figli Alessandro e Riccardo, il fratello Antonio e uno stuolo di consulenti e consiglieri d’amministrazione che gli sono stati troppo vicino negli anni scorsi.
Romano Mussolini. Romano Mussolini, jazzista di valore, unico dei cinque figli di Benito ancora in vita e padre di Alessandra, è morto la settimana scorsa. Aveva 79 anni. Ai funerali, in Roma, chiesa dei Santi Angeli Custodi, benché il sacerdote avesse raccomandato di ”non applaudire e non masticare chewing-gum”, si sono visti saluti fascisti, abbastanza impropri perché Romano è stato un fascista molto a suo modo e comunque assai discreto. Jazzista invece sì, e infatti in chiesa c’erano Arbore, Pupi Avati, Lino Banfi, Carlo Vanzina e, soprattutto, Carlo Loffredo, Cicci Santucci, Lino Patruno che hanno salutato il feretro suonando When the Saints go marching in.
Addii. Il campione ciclista Lance Armstrong e la celebre cantante Sheryl Crow, sposi da soli cinque mesi, si sono lasciati. Erano molto famosi come coppia, dato che lei ha undici anni più di lui e lo seguiva a ogni tour de France, acconciandosi persino - se necessario - a dormir per terra. Erano però molto famosi anche individualmente. Lui: tumore al cervello, tumore ai testicoli, tre figli con la prima moglie, unico nella storia del ciclismo a vincere sette Tour de France, oltre tutto consecutivi. Lei: 30 milioni di dischi venduti e 9 Grammy Awards. Incontrandosi nel 2003 a Los Angeles ad una festa di beneficienza organizzata da André Agassi, come avrebbero potuto non mettersi insieme? Oltre tutto, all’inizio, lei lo aveva scambiato per un altro ciclista americano, Greg Lemond, che di Tour ne ha vinti appena tre...
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