Giovanni Mariotti, Corriere della Sera 8/2/2006, 8 febbraio 2006
"Nel 1506, giusto cinquecent’anni fa, papa Giulio II, ridotta Bologna "alla obbediezna della sede apostolica", sostò a Urbino; e, quando partì, alcuni gentiluomini del seguito, incantati dalla "dolcezza della compagnia", si trattennero ancora per qualche tempo nella città marchigiana, alla corte di Guid’Ubaldo da Montefeltro
"Nel 1506, giusto cinquecent’anni fa, papa Giulio II, ridotta Bologna "alla obbediezna della sede apostolica", sostò a Urbino; e, quando partì, alcuni gentiluomini del seguito, incantati dalla "dolcezza della compagnia", si trattennero ancora per qualche tempo nella città marchigiana, alla corte di Guid’Ubaldo da Montefeltro. Fu durante quella piacevole protrazione che, secondo Baldassar Castiglione, ebbe luogo il fluviale talk show, più tardi defluito nei quattro libri del ’Cortegiano’. Tema di tanto ragionare: "Le condicioni e particolar qualità che si richieggono a chi merita nome", appunto, di cortigiano (cioè uomo di corte, gentiluomo), e dunque la messa a punto di un modello umano e del suo codice di comportamento, fondato su una "regola universalissima": "Fuggir quanto più si può e come un asperrimo e pericoloso scoglio, la affettazione e, per dir forse una nova parola, usar in ogni caso una certa sprezzatura, che nasconda l’arte e dimostri ciò che si fa o dice venir fatto senza fatica e quasi senza pensarci"