Varie, 10 febbraio 2006
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Bianchi Pier
• Gildo Milano 1920, 9 febbraio 2006. Anatomopatologo • «[...] l’anatomopatologo che, subito dopo l’esposizione del cadavere del Duce appeso per i piedi a piazzale Loreto, nel maggio 1945, ne studiò il cervello estratto dalla scatola cranica per capire se presentasse irregolarità o patologie. [...] L’incarico gli era stato dato da Piero Redaelli, direttore dell’Istituto di Anatomia Patologica, dove Bianchi era assistente a 25 anni, ancora fresco di laurea. ”Mi chiamò nel suo studio - scrisse nel libro Ricordi di un anatomopatologo - e mi disse, additandomi il contenuto di un grande vaso di vetro, pieno a metà di formalina: ’Questo è il cervello del Duce. Prendilo in consegna tu e studialo con minuziosa cura. Allestisci tutti i preparati microscopici del caso e poi mostrameli, in modo che possiamo stendere una relazione particolareggiata”. Erano gli americani ad avere ordinato l’autopsia del corpo del dittatore, e in particolare gli esami sul cervello: ”Si sussurrava che Mussolini fosse sifilitico, che avesse lesioni cerebrali caratteristiche della malattia, e che il suo comportamento, negli ultimi anni, con deliri di grandezza, fosse compatibile con la sintomatologia tipica di un’iniziale degenerazione del cervello”. Per questo gli esami furono lunghi e dettagliati: ”Il materiale si ammonticchiava sui vassoi di cartone che riempivano via via i ripiani degli armadi del mio studio. Tenevo segreta la mia frenetica attività per non venire intralciato”. Alla fine la scoperta fu quasi paradossale: ”A parte il fatto di appartenere a un personaggio che era stato così famoso, dal punto di vista scientifico quei vetrini non presentavano alcuna caratteristica peculiare. Si trattava semplicemente del cervello di una persona anziana, esattamente come quello di tante altre che mi era capitato di esaminare”. Un cervello come tanti altri. Che finì in un armadio di Bianchi, perdendosi inesorabilmente durante un trasloco. [...]» (l. b., ”la Repubblica” 10/2/2006).