MACCHINA DEL TEMPO MARZO 2006, 10 febbraio 2006
Che la gelosia possa essere un sentimento positivo (se usato in piccole dosi) ce lo hanno già raccontato in mille modi: può rafforzare le coppie, riaccendere la passione e costruire la nostra personalità fin da bambini
Che la gelosia possa essere un sentimento positivo (se usato in piccole dosi) ce lo hanno già raccontato in mille modi: può rafforzare le coppie, riaccendere la passione e costruire la nostra personalità fin da bambini. Quello che possiamo aggiungere di nuovo è come gestirla al meglio e, perché no?, utilizzarla a nostro uso e consumo per raggiungere i nostri scopi. Ma che cos’è, dunque, la gelosia? Definirla in modo esatto è difficile, anche perché non si sa se si tratti di un’emozione o di un sentimento. Secondo un recente studio condotto da David Buss, psicologo dell’Università del Texas, la gelosia non è una malattia, né tanto meno un lato negativo del nostro carattere, bensì una forma di saggezza emozionale che ha permesso ai nostri antenati di tramandare la specie e sopravvivere. Fin dai primordi, comunque, la gelosia ha avuto manifestazioni diverse in base al sesso. Anche fisicamente. stato confermato da studi effettuati in Europa, Stati Uniti e Asia, che le pulsazioni di un uomo che sospetta un tradimento accelerano di cinque pulsazioni al minuto, i muscoli della fronte si contraggono e arrossiscono. Nelle donne, invece, il battito cardiaco non c’entra: a loro basta arricciare le sopraciglia con un ritmo di tre volte superiore al normale! Oggi come ieri, comunque, la donna tende solitamente ad avere più un desiderio di esclusiva nei confronti del proprio compagno. Il maschio, invece, soffre la competizione con i propri simili. L’uomo ha come principale preoccupazione il tradimento e il confronto fisico, mentre la donna vive in modo ansioso il tradimento emotivo e il confronto fisico-intellettivo con le potenziali rivali. Le donne, inoltre, spesso nutrono la paura di non essere all’altezza dell’uomo che amano e hanno bisogno di continue rassicurazioni e attenzioni per non cadere in sindromi depressive dovute essenzialmente alla propria scarsa autostima. Esiste anche una forma d’insicurezza di natura prettamente maschile, che assale soprattutto l’uomo di potere, incerto sul sentimento della propria partner: sarà vero amore o soltanto opportunismo interessato? Infine, la donna tende a chiudere le storie in modo definitivo, senza troppi strascichi. L’uomo, invece, difficilmente rescinde in modo definitivo i legami trascorsi: per questo prova spesso gelosia per il passato della compagna, su cui non ha alcuna possibilità di confronto. buona quando è competitiva Il primo a parlare di una forma di gelosia buona è stato Sigmund Freud, definendone una forma ”competitiva”, capace di spingere l’individuo a un miglioramento continuo di sé per tenere alta l’attenzione del partner. In altre parole, la gelosia può essere un buon carburante per alimentare il desiderio, rinvigorendo ogni giorno il fuoco della passione: sapere che la propria donna (o il proprio uomo) è oggetto di ammirazione da parte di altri c’induce a fare del nostro meglio per essere migliori. «Riscoprire il proprio partner attraverso gli occhi di un rivale, lo rende più desiderabile», sostiene lo psicologo David Buss. Ci sembra dunque corretto affermare che un pizzico di gelosia, non solo fa bene all’amore, ma addirittura ci gratifica. Secondo Willy Pasini, noto psichiatra e sessuologo, la gelosia è indissociabile dall’amore passionale, stato nel quale uno idealizza l’altro per una durata di due/tre anni. L’amore, quello con la A maiuscola, è tuttavia basato sull’esatto opposto della gelosia, non sul sospetto ma sulla fiducia: il nostro partner non è geloso perché ci ama troppo, ma perché vuole possederci. Se la gelosia è una malattia Fino a questo punto abbiamo affrontato il sentimento della gelosia in chiave positiva, come se fosse qualcosa di buono e di utile. Tuttavia, una persona su dieci soffre di qualcosa di più, qualcosa che viene considerato dagli scienziati come una vera e propria malattia psichica, cui sono più soggetti gli individui di età compresa tra i 25 e i 45 anni. Alla base di questa ”ossessione d’amore” vi sono essenzialmente una forte insicurezza personale e una radicata, bassissima autostima. Secondo un recente studio, condotto da ricercatori dell’Università di Pisa, se nell’arco della giornata si pensa con angoscia per oltre sessanta minuti all’eventuale tradimento da parte del proprio partner, questa può essere una buona ragione per andare a fondo dei propri sentimenti con una psicoterapia. I gelosi patologici tendono ad avere una memoria selettiva, ossia a ricordare soltanto alcuni comportamenti del partner o a distorcere la verità in funzione dei propri dubbi. Un ritardo di mezz’ora, il telefono che non prende o un improvviso appuntamento di lavoro rischiano di suscitare vere e proprie crisi di gelosia ossessiva, difficilmente controllabili. Ovviamente, il tutto è assolutamente privo di logica, ma chi si lascia vincere da questo comportamento non è in grado di dominarsi, né tanto meno di ammettere il proprio bisogno di aiuto. La gelosia è nel sangue Dal punto di vista scientifico la responsabilità delle nostre emozioni può essere ricondotta in parte al livello di serotonina presente nel nostro organismo. La psichiatra Donatella Marazziti, ricercatrice all’Università di Pisa, ha spiegato la stretta correlazione tra neurotrasmettitori del cervello e cuore: si è notato, infatti, che tutte le persone che provano un forte sentimento di gelosia hanno un numero minore di proteine trasportatrici della serotonina, un neurormone che regola diversi processi psico-fisiologici quali l’innamoramento o certe forme di follia. La ricerca è stata effettuata su un campione di 450 studenti: il 10 per cento di costoro, dichiaratosi affetto da forte gelosia, si è sottoposto a un esame del sangue che ha rilevato appunto un calo delle proteine che trasportano la serotonina, fornendo così nuovi strumenti per la cura e la prevenzione della gelosia di tipo morboso. Gelosia e strategie d’amore Nello studio svolto da David Buss sono state individuate 19 tattiche per evitare che il partner non rivolga le sue attenzioni altrove. Tra le più comuni: sorvegliarne l’aspetto fisico, monopolizzarne le serate e presentarlo come il proprio compagno in modo ufficiale. Già negli anni ’80 il ricercatore canadese Gregory White aveva dimostrato che il 17 per cento degli uomini e il 31 per cento delle donne confessavano di aver approfittato della gelosia nel gioco dell’amore, per mettere alla prova i sentimenti del partner. La provocazione, secondo Buss, libera la gelosia consentendo di osservare le reazioni del compagno nel momento della minaccia. Un nuovo studio pubblicato dall’équipe di William Tooke, dell’Università di New York, ha provato a razionalizzare alcune di queste strategie amorose: le donne frequentano sempre di più locali dove possano essere sorprese pubblicamente a chiacchierare con altri uomini, escono con amici senza preavviso, non rispondono al telefono, si abbigliano in modo sexy per appuntamenti apparentemente privi di importanza, rientrano a casa leggermente ebbre o comunque euforiche. Secondo David Buss, la tecnica più semplice e più efficace resta quella di sorridere a uno sconosciuto in presenza del proprio partner: la competizione diretta tra i due uomini, l’uno stuzzicato con l’arma della seduzione e l’altro punto sul vivo del proprio ego, possono provocare scintille. In fondo, non c’è nulla di male nel lasciar intuire qualche pensiero malizioso, per riuscire a farsi guardare con occhi diversi.