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 2006  febbraio 10 Venerdì calendario

La filiera della musica si caratterizza per una struttura articolata e complessa, che coinvolge diversi attori e ruoli, molti dei quali di differenti dimensioni organizzative e con eterogenee modalità di partecipazione a forme associative d’impresa

La filiera della musica si caratterizza per una struttura articolata e complessa, che coinvolge diversi attori e ruoli, molti dei quali di differenti dimensioni organizzative e con eterogenee modalità di partecipazione a forme associative d’impresa. L’ampiezza dei soggetti coinvolti e la loro eterogeneità per ruoli e funzioni sono alcuni dei fattori che hanno reso difficile la rappresentazione e l’interpretazione del valore generato nel sistema musica: ciò che è sempre mancato nell’informativa di mercato sul business musicale è stata la ”visione di insieme”, ossia l’analisi dei fenomeni con un approccio sistemico e integrato, che illustri compiutamente ogni anello della filiera, evidenziandone la struttura, il ruolo e il valore generato. Ciò ha comportato una sottovalutazione della capacità di creazione di valore e di generare occupazione del sistema musica e ha portato a una limitata considerazione di alcuni ruoli non direttamente identificabili nel segmento discografico, l’ambito sinora più conosciuto e rappresentato. A ciò si è unita (o forse ne è scaturita) anche una strutturale difficoltà di disporre di statistiche e informazioni attendibili ed esaustive in questo ambito. La ricerca recentemente svolta dall’Università Bocconi e da me coordinata ha tentato di soddisfare due esigenze in tal senso: 1. la rappresentazione dei soggetti-chiave del sistema musica e del loro ruolo in termini di valore generato; 2. la stima del valore generato nel sistema. Il rapporto Bocconi ha indagato - oltre al segmento discografico - altri comparti quasi mai analizzati ma centrali nell’economia della musica, quali ad esempio la produzione e distribuzione di strumenti musicali, l’istruzione e la formazione alla musica per professionisti e amatori, il ballo e gli spettacoli musicali dal vivo, il comparto della distribuzione digitale. Non solo: l’approccio sistemico ha consentito di rappresentare adeguatamente il ruolo delle ”collecting societies”, cioè quegli intermediari che giocano un ruolo fondamentale in questo business, con le loro funzioni di raccolta e redistribuzione di importanti flussi di valore legati ai diritti. La ricerca si è basata su dati secondari provenienti da diverse fonti, nazionali e internazionali, che sono stati omogeneizzati per poter essere comparati. I risultati evidenziano come il ”sistema” musica valga in Italia (dati 2004) oltre 2,2 miliardi di euro, di cui circa un quinto è rappresentato da diritti. Almeno due sono le implicazioni dell’analisi. La prima riguarda l’evoluzione degli assetti strutturali del sistema. Mentre è certamente in crisi il comparto discografico, che vale oggi poco più di mezzo miliardo di euro in Italia - a causa degli effetti dello sviluppo tecnologico - il consumo e la fruizione di musica in altre forme cresce di molto. Basti pensare che il consumo attraverso i ”nuovi media” (Internet, telefonia ecc.) ha superato i 140 milioni di euro, pur con tutte le note difficoltà legate alla tutela dei diritti in questo campo. Di tale valore, il 90 per cento è rappresentato da contenuti musicali fruiti con il telefonino! Tutto ciò richiede un ripensamento radicale dei modelli di business su cui si è retto sino a oggi l’intero sistema. La seconda implicazione della ricerca rivela come il confronto internazionale tenda a penalizzare la realtà italiana, sia in termini di capacità di offerta che di potenziale di domanda. La ricerca ha messo in evidenza come il consumo di prodotti musicali pro-capite annuo in Italia sia inferiore all’unità, laddove tale valore per la media europea è più che doppio, e più che quadruplo se si considerano sistemi di punta come quello della Gran Bretagna. * Professore Associato Economia e Gestione delle Imprese Università Bocconi