MACCHINA DEL TEMPO MARZO 2006, 10 febbraio 2006
Figura centrale della Kriegsmarine, già durante la Prima guerra mondiale il Grand Ammiraglio Karl Dönitz (1891-1980) aveva sviluppato un profondo interesse per la guerra sottomarina ed era stato un convinto sostenitore dell’impiego su vasta scala dei sommergibili (U-boot), che a suo parere avrebbero dovuto sostituire quasi completamente le navi più tradizionali della flotta tedesca
Figura centrale della Kriegsmarine, già durante la Prima guerra mondiale il Grand Ammiraglio Karl Dönitz (1891-1980) aveva sviluppato un profondo interesse per la guerra sottomarina ed era stato un convinto sostenitore dell’impiego su vasta scala dei sommergibili (U-boot), che a suo parere avrebbero dovuto sostituire quasi completamente le navi più tradizionali della flotta tedesca. Allo scoppio della guerra, la strategia di Dönitz era già delineata chiaramente: attaccare da una parte i mercantili britannici che portavano rifornimenti in patria, dall’altra mettere fuori gioco le navi della Royal Navy silurando le petroliere destinate a rifornirle. Il tutto raggruppando i sottomarini in piccoli gruppi (i cosiddetti ”das Rudel”, branchi di lupi), in grado di sbarazzarsi anche delle navi di scorta. Con questa campagna, passata alla storia come Battaglia dell’Atlantico, l’Inghilterra doveva venire isolata e messa in ginocchio. Il risultato per gli alleati fu in effetti drammatico, con la minaccia tedesca portata fino a ridosso delle coste orientali americane (operazione Rullo di Tamburo) e più di 3.000 navi affondate. Da notare che il primo atto di guerra di Dönitz fu l’affondamento del transatlantico Athenia (3 settembre 1939), che venne attribuito a un incidente per non provocare un immediato ingresso in guerra degli Stati Uniti. Quando, nel luglio 1941, gli alleati riuscirono a decifrare i codici di Enigma, l’apparecchio utilizzato dagli U-boot tedeschi per la trasmissione dei loro documenti, la guerra navale prese una piega negativa per i nazisti. Dönitz insistette però fino all’ultimo per potenziare e modernizzare la flotta sottomarina. In effetti i sommergibili, che nel 1939 erano solo 57, diventarono 1.162 nel corso del conflitto e gli ultimi modelli, come il Tipo XXI, ispirarono la realizzazione dei sottomarini americani e sovietici del primo dopoguerra. L’investitura di Hitler Nonostante i rapporti con il Grandammiraglio Raeder (il capo della Marina da lui sostituito nell’estate del ’42) fossero molto difficili, l’ambizioso Dönitz era riuscito con la sua competenza a guadagnarsi la fiducia dello stesso Hitler che, nonostante discutesse spesso le sue scelte, nell’imminenza del suicidio lo nominò nel testamento politico suo successore alla presidenza del Reich, ministro della Guerra e comandante supremo, sancendo l’ostracismo di gerarchi una volta potentissimi come Himmler o Göring. In qualità di ultimo capo della Germania nazista, Dönitz dovette negoziare la pace con gli alleati, mentre cercò disperatamente di non scendere a patti coi sovietici, da cui si attendeva rappresaglie. Fu però costretto a trattare la resa finale l’8 maggio 1945, governando fino al suo arresto da parte degli inglesi (23 maggio). Nonostante non fosse accusato di crimini contro l’umanità, Dönitz fu processato a Norimberga come criminale di guerra assieme agli altri gerarchi nazisti sopravvissuti e catturati. In particolare, fu accusato di aver intrapreso una guerra sottomarina indiscriminata e di aver proibito ogni soccorso ai naufraghi delle navi silurate dagli U-boot, dopo il bombardamento americano durante i soccorsi dell’U-156 al Laconia. Dönitz si difese dimostrando, documenti alla mano, come anche gli americani si fossero astenuti dai soccorsi in occasioni in cui non avessero considerato garantita la loro sicurezza: la circostanza fu confermata dall’ammiraglio americano Nimitz, appositamente convocato come testimone. Nonostante questo, Dönitz venne condannato a dieci anni che scontò interamente nella prigione berlinese di Spandau. Nel 1958, due anni dopo la scarcerazione, venne pubblicata l’autobiografia Dieci anni e venti giorni e la sua figura venne riabilitata, tanto che, quando nel 1980 morì ad Amburgo, numerosi suoi sottoposti e ufficiali di marina stranieri intervennero ai funerali per rendergli omaggio.