Varie, 9 febbraio 2006
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Glerean Ezio
• San Michele al Tagliamento (Venezia) 27 giugno 1956. Allenatore di calcio. Ha allenato Cittadella, Palermo, Padova, Venezia, Spal. Cosenza ecc. • «[...] uno che parla con i numeri anche se ripete che “il pallone non è una scienza matematica”, e che pratica un gioco vietato ai deboli di cuore. Ci sta, rimanere occhi e bocca spalancati e vedere tali Sturba, Baicu e Ghirardello girare su se stessi, incrociare, rinculare e scattare a ripetizione, in un tourbillon di movimenti e triangolazioni in cui i piedi diventano i tasti di un flipper e la palla schizza da uno all’altro senza fermarsi fino a raggiungere la porta avversaria. Della sua, a Glerean importa relativamente e lo dimostrano i 3 poveracci schierati su spazi larghi in difesa. “Ma in C1 e C2 le mie squadre hanno sempre preso pochissimi gol [...] La gente vuole divertirsi, e io penso che vinca chi fa un gol in più, e non chi ne prende uno in meno, come credono la maggior parte dei miei colleghi”. E allora, via ai fuochi d’artificio con il 3-3-1-3 che in soldoni significa 3 (disgraziati) in difesa, 3 centrocampisti a portare acqua e, praticamente, 4 (quattro) punte... Un modulo con cui è diventato famoso portando il Cittadella dalla C2 alla B e che gli è valsa l’etichetta di “offensivista” da un tipo come Zeman [...] ha studiato calcio in Olanda, da cui ha importato moglie e stile di gioco. “Ho imparato tantissimo dall’Ajax di Cruijff: tattica e rispetto delle regole”. Che per lui significano anche puntualità e decoro: nello spogliatoio sono vietati orecchini, piercing e barba lunga [...] la mattina va a dar da mangiare alle galline [...] “se un tecnico preferisce uno 0-0 a un 4-4 è meglio che cambi mestiere” [...]» (Stefano Re, “Max” ottobre 2001).