Varie, 9 febbraio 2006
MALAN Lucio
MALAN Lucio Luserna San Giovanni (Torino) 30 luglio 1960. Politico. Senatore di Forza Italia, il 28 giugno 2006 prima tirò il libro del regolamento del Senato al presidente Marini («gli ho fatto il cucchiaio») e poi, espulso, si barricò in aula per otto ore • «È piemontese, biondo e valdese. “L’unico valdese di destra che si conosca”, dice Lidia Menapace» (Antonello Caporale, “la Repubblica” 29/6/2006) • «[...] Socievole, e con un suo gusto per la battuta. Certo, ha avuto momenti di apparente cattiveria (politica), in commissione di vigilanza Rai, in organismi dal sicuro successo quali la Commissione d’inchiesta sull’affaire Telekom Serbia, o quella istituita sul dossier-Mitrokhin. Soprattutto, era a lui che il Cavaliere aveva affidato il progetto di ridisegnare la par condicio. [...] È lui ad aver partorito un Libro nero del comunismo in videocassetta, da far girare poi nei teatri d’Italia, assieme ai circoli Dell’Utri; sempre lui che escogita certi slogan forzisti, per esempio l’“Italia, forza” alle politiche 2006; lui che ebbe modo di confidare a Silvio che le trasmissioni di Radio Maria, prima del nove aprile, proponevano ai fedeli una novena per “chiedere alla Madonna di infliggere una pesante sconfitta a chi vuole distruggere i valori cristiani”. E “non credo si riferisse a noi”, assicurò. Ecco. Quando il Cavaliere fece la gaffe sui cinesi che mangiano bambini, Malan vidimò, “Berlusconi parla di fatti documentati storicamente”. Si discuteva su dove andare a fare propaganda elettorale e spiegò “vedete, per Silvio è più importante andare da Biscardi o ad Isoradio che non a Porta a Porta”. Sì, quando Prodi si presentò in aula per la fiducia fu lui, nel passaggio sull’Iraq, ad alzarsi e gridargli “vergognaaa, bugiardo!”. Ma più che la rissa, via, forse ama la ressa. Agitare il ciuffo. [...]» (Jacopo Iacoboni, “La Stampa” 29/6/2006). «[...] una laurea in Lettere classiche accantonata da anni. Eletto deputato la prima volta sotto le insegne del Carroccio, noto agli amici anche per essere l’unico a vantarsi sulla Navicella parlamentare di essere andato a Las Vegas (la città più godereccia, folle e peccaminosa del creato) per conseguire lì tra le roulette e le slot-machine un “Master in Storia”, Malan è un berlusconiano a quattro ruote motrici. Lo diventò quando Bossi decise di sbattere la porta scaricando il primo governo azzurro e non ha smesso più. Giustizialista spinto (fece l’inferno perché fossero allungati i tempi della prescrizione per i reati legati alle mazzette), si è pentito fino a spiegare che bisogna “introdurre un principio di rispetto della privacy negli atti di donazioni ai partiti politici da parte di imprenditori e di privati cittadini”. Il Cavaliere lo adora. Tanto da avere affidato a lui, così fedele al partito che un giorno si fece beccare quattro volte dalle telecamere mentre faceva il “pianista” votando al posto dei colleghi, il “Vademecum del candidato” del 2003 in cui si raccomandava di muoversi preferibilmente con l’autista e specializzarsi in “un discorsetto diretto e immediato di non più di 10 minuti, evitando ogni impostazione tribunizia”. C’è bisogno di “berluscong”? Nessuno è più “berluscong” di Lucio Malan» (Gian Antonio Stella, “Corriere della Sera” 29/6/2006).