MACCHINA DEL TEMPO MARZO 2006, 9 febbraio 2006
Nel lontano passato certe vespe devono essersi rese conto d’essere un modello mal riuscito, da modificare
Nel lontano passato certe vespe devono essersi rese conto d’essere un modello mal riuscito, da modificare. Grandi, o almeno troppo visibili, con una livrea giallo-nera che proclama la loro aggressività, in gran parte solitarie e per il 90 per cento incapaci di sopravvivere all’inverno, non hanno mai avuto una vita facile. per questo che alcune di loro hanno scelto - 100 milioni di anni fa, nell’era dei dinosauri – di evolversi in formiche. Altre sono rimaste vespe. L’anello di congiunzione tra le forme moderne e le loro antenate è la Ur-formica (Ur sta per ”primitiva”), trovata in un frammento d’ambra e battezzata Sphecomyrma freyi perché furono due pensionati, i coniugi Frey, a scovare quel pezzo d’ambra alla base di una scogliera della Newark Bay, non lontano da New York. Il frammento - che conteneva due ”vespe-formiche” di 90 milioni di anni fa - arrivò infine alla Harvard University nelle mani di Frank Carpenter, la massima autorità mondiale nel campo della paleontologia degli insetti, il quale si rese subito conto della loro importanza. Nel corso di milioni di anni i nuovi modelli hanno continuato ad evolversi e si sono moltiplicati al punto che per i mirmecologi più famosi, come Hölldobler e Wilson, la superficie della Terra è oramai «una rete di megalopoli di formiche». La loro abbondanza è leggendaria, le specie note circa 10 mila, quelle che non conosciamo altrettante e forse molte di più, anche perché molte abitano in profondità e non emergono quasi mai (Wilson, dopo aver trovato in un singolo albero dell’Amazzonia decine di nuove specie di formiche ha detto che le specie di formiche realmente esistenti potrebbero essere circa 100.000). Facendo una stima prudente, si ritiene che la loro popolazione ammonti a 10 milioni di miliardi e che il peso complessivo delle formiche vive sia pari al peso di tutti gli esseri umani. Le loro misure variano enormemente: tra le minime e le massime la differenza è pari a quella che passa tra un uomo e la Grande Piramide. La formica più grande del mondo è la Camponotus gigas dell’Asia che supera tranquillamente i 3 centimetri di lunghezza, seguita da alcune formiche sudamericane del genere Dinoponera. Fra le regine la più grande è la regina delle anomma, le formiche guerriere africane che raggiunge i 5-6 centimetri. Questi insetti vivono dappertutto: al caldo, al freddo (riescono in modo ancora poco noto a riscaldare i loro nidi) e si adattano anche a luoghi asciutti, perché in quel caso sprofondano fino a trovare un pò di umidità. Se sono specie migratrici, nemmeno i fiumi le fermano. Traghettano a bordo delle foglie che usano come barche, e mentre alcune compagne spingono, altre si tendono per aggrapparsi all’altra sponda appena si avvicina.