MACCHINA DEL TEMPO MARZO 2006, 9 febbraio 2006
Quando si parla dello stretto rapporto tra Luna e fantasia, la mente va subito a Jules Verne (nella foto), il celebre scrittore francese dell’Ottocento, che dedicò al nostro satellite ben due romanzi di successo: Dalla Terra alla Luna (1865) e Intorno alla Luna (1869)
Quando si parla dello stretto rapporto tra Luna e fantasia, la mente va subito a Jules Verne (nella foto), il celebre scrittore francese dell’Ottocento, che dedicò al nostro satellite ben due romanzi di successo: Dalla Terra alla Luna (1865) e Intorno alla Luna (1869). In realtà, il desiderio di balzare sul nostro satellite è molto più antico, così come lo sono le opere letterarie che lo descrivono: vedi il viaggio di Astolfo descritto da Ludovico Ariosto nel suo Orlando Furioso (1532) o L’altro mondo o Gli stati e gli imperi della luna (1657) di Cyrano de Bergerac. La storia del viaggio reale, invece, è molto più recente. Tutto ha inizio dopo la Seconda guerra mondiale. All’indomani della sconfitta della Germania nazista, molti scienziati impiegati dal regime nella progettazione di armi furono cooptati dalle nazioni vincitrici del conflitto - in particolare da Usa e Unione Sovietica - che reintegrarono tra le file dei propri esperti gli scienziati prigionieri di guerra del centro di Peenemunde, il quartier generale tedesco della sperimentazione tecnologica in campo missilistico, dove si progettavano i terribili razzi intercontinentali V2, che terrorizzarono l’Inghilterra. La spartizione di intelligenze servì alle due superpotenze per rafforzarsi principalmente in campo missilistico. Ben presto, però, l’orientamento della sperimentazione fu dirottato verso la conquista della Luna come sublimazione del conflitto ideologico/militare. Da subito risultò evidente la superiorità sovietica in campo aerospaziale. Dal 1957 (anno di messa in orbita del primo satellite artificiale, lo Sputnik 1), cominciò per l’Urss una serie di successi. Nel 1959 un altro primato: la sonda Lunik 2 lasciò sulla Luna una targa con il volto di Lenin e un vessillo con falce e martello. Nel 1961 l’Urss mise in orbita il primo cosmonauta, Jurij Gagarin. Tra il 1961 e il 1965 gli Stati Uniti svilupparono il progetto Mercury, per la messa in orbita di un astronauta, e il progetto Gemini per lo sviluppo di tecniche di rendez-vous (docking), contatto tra due veicoli nello spazio. Tuttavia anche il primato nel campo del rendez-vous spaziale, pratica indispensabile per garantire il rientro nell’atmosfera terrestre della capsula con gli astronauti (una volta decollata dalla superficie lunare la capsula avrebbe dovuto infatti riunirsi al proprio vettore per ottenere la spinta necessaria al ritorno sulla Terra), fu sovietico. Solo con l’avvio del programma Apollo, gli Stati Uniti iniziarono a recuperare terreno rispetto alla superiorità tecnologica sovietica. Nel 1969, il progetto Apollo 11 spinto da un razzo vettore Saturn progettato da Verner von Braun (nella foto), uno degli scienziati nazisti entrati nelle file statunitensi, permise agli Usa di vincere la corsa alla Luna. Tre anni e sei missioni dopo, il progetto Apollo fu abbandonato. I russi proseguirono ancora per qualche tempo, inviando sonde che analizzarono il terreno lunare (le cosiddette Lunakhod). Oggi l’interesse si è ridestato. Oltre alla Nasa, anche l’Esa (l’Agenzia spaziale europea) ha messo gli occhi sul satellite. Grande è inoltre l’interesse della Cina, che ha annunciato una missione umana verso il 2017.