MACCHINA DEL TEMPO MARZO 2006, 9 febbraio 2006
Incontrare di persona Kary Mullis è forse il sogno di chiunque sia appassionato di scienza, e non soltanto di biochimica
Incontrare di persona Kary Mullis è forse il sogno di chiunque sia appassionato di scienza, e non soltanto di biochimica. Questo è l’uomo che, a 39 anni, mentre tornava a casa dal suo posto di lavoro (lavorava come chimico al Cetus Corporation di Emeryville, California), ebbe all’improvviso l’idea della reazione a catena della polimerasi (vedi box sotto), un procedimento che ha cambiato la storia della biochimica. E con un suo libro, Ballando nudi nel campo della mente (Baldini Castoldi Dalai editore - 9,90 euro), continua a insegnarci che la strada migliore per giungere alla verità è non dare mai nulla per scontato. Insomma, il mito è servito. Dottor Mullis, lei ha più volte affermato di non credere a un sacco di cose, neppure al virus Hiv dell’Aids. In che cossa crede? Per principio, io non credo in nulla che non sia sostenuto dai dati. Sono uno scienziato, e le chiacchiere non m’interessano. Generano soltanto confusione. Allora partiamo da qui. Crede nell’influenza aviaria o è soltanto allarmismo creato dai media? No, all’influenza aviaria ci credo. I media hanno cominciato a interessarsene all’incirca verso il 2003, ma gli esperti stanno tenendo d’occhio la situazione da prima. Se una pandemia di questo tipo sorgesse e non si trovassero rimedi per combatterla, sarebbe un disastro. Anch’io mi sto movendo in questa direzione. Nel senso che sta anche lei tentando di giungere a un vaccino efficace? No. E non perché non creda nei vaccini, ma perché in questo caso potrebbe risultare tempo perso. Noi conosciamo il virus che adesso sta provocando la morìa degli uccelli, l’H5N1. Ma questo non è pericoloso (se non rarissimamente) per l’uomo. Il vero pericolo sarebbe una sua mutazione, che lo renda micidiale anche per noi. Il vaccino funziona grosso modo così: si prende un virus moribondo. Lo s’inietta in un organismo umano. Il fatto che il virus non sia molto attivo dà il tempo al sistema immunitario di riconoscerlo come pericolo e annientarlo. Penso che la soluzione sia proprio qui, nel sistema immunitario umano. La mia idea è di aiutarlo. Intende dire che vorrebbe rendere più resistente il sistema immunitario di un uomo? No. Anche perché in sé e per sé la cosa sarebbe inutile. Noi possediamo un sistema immunitario incredibile. un vero killer. Se dovesse piovere un virus da Marte, il nostro sistema è in grado di distruggerlo. Però la gente s’ammala e muore... C’è qualcosa che non funziona, in questa macchina per uccidere? La macchina funziona benissimo, ma ha bisogno dei suoi tempi. Non si deve pensare al sistema immunitario come a un essere senziente, che intuisce che cosa deve cercare e che cosa deve eliminare. Sono processi chimici automatici e lunghi, dove sono provate infinite combinazioni, fino quella giusta. Il problema è che spesso l’intruso è più veloce a devastarci il corpo. E allora è troppo tardi. I vaccini utilizzano virus moribondi, perché così l’organismo ha tempo di identificarli e ucciderli. E questo è il bello: una volta prodotti gli anticorpi giusti per distruggere la minaccia, l’organismo è immunizzato contro quel virus. Un secondo attacco sarà subito fronteggiato. Ecco la strada: velocizzare la reazione. E qui, presa una risma di fogli, Mullis comincia a scarabocchiare disegni e cifre, parlando a gran velocità. Piano, piano, per favore. difficile seguirla... Sto tentando di spiegare. Esistono virus che ci attaccano da milioni di anni e che il nostro corpo respinge e distrugge ormai senza che ce ne accorgiamo. L’idea sarebbe prendere uno di questi virus, isolare la proteina che il sistema immunitario riconosce e collocarla nel virus dell’influenza. In parole povere, questo virus avrebbe un vero e proprio ”marchio” e farebbe scattare all’istante le difese. Insomma, si tratterebbe di velocizzare il riconoscimento. Il virus dell’influenza sarebbe attaccato come se fosse ”l’altro virus”, quello già sconfitti da millenni. Insomma, non ci sarebbe neppure bisogno di attendere che il sistema immunitario sviluppi anticorpi specifici, come nel caso di un vaccino. Quegli anticorpi li avremo già sul piede di guerra... Una volta che il nostro sistema ”penserà” che tutti i virus dell’influenza sono come il virus conosciuto, non avrà esitazione ad attaccarli. Sembra divertirsi... così. Se non mi divertisse la biochimica, non la praticherei. Se non c’è il divertimento, non si può far nulla. nocivo lasciarsi schiacciare dalla responsabilità E che cosa ne pensa del progetto per l’innovazione, per cui è stato invitato? Tutto il bene possibile. Se non c’è la spinta verso l’innovazione, non c’è nulla. Neppure il divertimento. Per fare un esempio, ho cominciato a interessarmi del sistema immunitario soltanto tre anni fa. L’innovazione è questo: guardare al futuro con energia e passione. Scommettere sulle possibilità del progresso. E che cosa pensa del progetto per l’innovazione? Tutto il bene possibile. Se non c’è la spinta verso l’innovazione, non c’è nulla. Io non sapevo niente del sistema immunitario fino a tre anni fa. Da allora mi sono messo a studiare questo nuovo mondo con grande passione. L’innovazione è questo: guardare al futuro con energia e passione, per scoprire nuovi orizzonti.