MACCHINA DEL TEMPO MARZO 2006, 9 febbraio 2006
Snuppy ha scavalcato le ricerche sulle cellule staminali, i fondi miliardari di Bill Gates destinati alla malaria, il primo vaccino contro il cancro alla cervice, gli Omega-3 salvacuore
Snuppy ha scavalcato le ricerche sulle cellule staminali, i fondi miliardari di Bill Gates destinati alla malaria, il primo vaccino contro il cancro alla cervice, gli Omega-3 salvacuore. Occupa il primo posto della classifica delle scoperte scientifiche del 2005 stilata dal settimanale statunitense Time. Chi è Snuppy? Un cucciolo scodinzolante di levriero afgano. Occhi vispi e muso simpatico, pelo scuro e morbido, la postura elegante, tale e quale a suo padre, ma in miniatura. Snuppy è infatti il primo cane al mondo a essere stato clonato. La notizia dell’Università di Seul ha fatto scalpore perché, anche se è già lunga la lista degli animali fotocopia (pecora, gatto, cavallo...), i cani avevano messo a dura prova gli scienziati, per la difficoltà di estrarre gli ovuli maturi. I ricercatori coreani ci sono riusciti: hanno prelevato l’ovulo, rimosso il materiale genetico e poi rimpiazzato il nucleo di una cellula del papà levriero. L’embrione così formato è stato impiantato in una mamma surrogata di labrador. Poi è nato Snuppy che, secondo i ricercatori (meno d’accordo su questo punto le associazioni degli animalisti), rappresenta un traguardo rivoluzionario per la medicina. E se il levriero afgano, almeno per lo scorso anno, ha avuto il suo momento di gloria, le luci della ribalta sul fronte della genetica sono state invece conquistate da una femmina di boxer. Lei si chiama Tasha e il suo Dna, pubblicato per intero sulla rivista Nature, ormai non ha più segreti. Lì, nelle lettere del patrimonio ereditario, in un linguaggio in codice decifrabile solo dai biologi molecolari, è scritto perché il cane è da sempre il miglior amico dell’uomo. Agli amanti dei cani non servono grosse spiegazioni scientifiche a sostegno del forte legame che si instaura con il proprio amico a quattro zampe. Si sa che, con il tempo, ci si impara a conoscere a vicenda, a capirsi con uno sguardo, tanto da arrivare a pensare che essi comprendano esattamente quello che comunichiamo, anche attraverso il semplice tono di voce. Senza entrare nel merito di sensazioni personali del tutto legittime, i ricercatori dell’Institute for Genomic Research di Rockville (Usa) hanno confermato che, almeno nel Dna, esseri umani e cani sono molto simili. Quasi tutti i geni di Tasha, circa 20.000, appartengono anche alla nostra specie. «Lo studio del loro Dna», affermano gli studiosi, «sarà utile per approfondire le nostre conoscenze sulle diverse centinaia di patologie ereditarie che cani e persone hanno in comune: problemi cardiovascolari, epilessia, cancro, cataratta, cecità e molte altre». Non solo. Gli scienziati, dopo aver completato la carta d’identità genetica di Tasha, promettono anche di scovare le radici delle differenze tra le varie razze, che spiegherebbero, per esempio, in che cosa un barboncino è diverso da un pastore tedesco, un bassotto da un rottweiler, un beagle da un husky. Il passo successivo al sequenziamento della boxer, infatti, è stato confrontare il suo Dna con i campioni disponibili di altre 9 razze canine domestiche e di 5 cani selvatici (quattro tipi di lupo e un coyote). Dalle prime analisi effettuate sono emerse molte variazioni da cane a cane, qualcosa come 2,5 milioni di differenze specifiche tra i vari esemplari studiati: indicatori dei tratti distintivi fisici e comportamentali di ciascuna razza. La chiave per comprendere perché i nostri animali da compagnia non sono tutti uguali: ci sono quelli più giocherelloni e saltellanti, altri più ringhiosi e aggressivi, quelli inclini a fare la guardia e quelli portati per il soccorso. Anche se, a sentire queste distinzioni, Giorgio Celli non ci sta. Docente di etologia all’Università degli Studi di Bologna, autore di molti libri di divulgazione sugli animali e noto ”gattofilo”, si scaglia contro i luoghi comuni sulle razze canine: «Nel genoma non sono scritte in modo così netto quali sono le caratteristiche delle varie razze. L’indole, il carattere, il comportamento di un cane sono determinati solo in parte dal corredo genetico, ma molto peso hanno le esperienze che l’animale vive. Un cane maltrattato o addestrato ai combattimenti è solo il risultato di quello che ha subìto». Il cane è stato il primo animale a essere addomesticato, almeno 15 mila anni fa, a partire da un’unica specie di lupo. Oggi si stima che il mondo sia popolato da oltre 400 milioni di esemplari, appartenenti a circa 400 razze diverse, frutto degli incroci selezionati che vanno avanti da centinaia di anni. Ma nonostante la grande variabilità, per Celli «non esistono razze più aggressive, ma solo individui più aggressivi, esattamente come avviene per gli esseri umani. Allo stesso modo non è detto che i bastardini siano più intelligenti dei cani con pedigree». Assolti quindi, almeno per voce dell’etologo, pitbull, dobermann, bulldog, mastini, pastori tedeschi, finiti con centinaia di altre razze nella lista nera dell’ex ministro della Salute Girolamo Sirchia, che nel 2003, a seguito di una serie di attacchi feroci su passanti e cittadini, emise l’ordinanza che obbliga chi possiede un cane schedato a usare guinzaglio e museruola nei luoghi pubblici. « chiaro che il morso di un pitbull, data la stazza e la morfologia delle mandibole, può ferire più di quello di un barboncino. Ma spesso questi cani sono più pericolosi solo perché addestrati a esserlo sin da piccoli, a fare la guardia e a difendere il padrone», continua Celli. Gli animali sono anche il risultato dell’educazione che ricevono. E forse non è del tutto strampalato notare, talvolta, una sorta di somiglianza caratteriale tra chi indossa il guinzaglio e chi lo tiene in mano. Messi all’indice o meno, i cani, e in generale gli animali domestici (gatti, conigli, ma anche i cavalli e persino i delfini) hanno un effetto benefico su chi li possiede. La ”pet therapy”, termine inglese usato per indicare la terapia con gli animali, è utile nei bambini come negli anziani. «Il cane e il gatto offrono un amore gratuito e non sono mai critici», ha notato Giovanni Ballarini, dell’Istituto di clinica medica veterinaria dell’Università degli studi di Parma. «Sono ottimi stimolatori di sorrisi e aiutano una persona chiusa in sé ad aprirsi al mondo esterno, senza l’impegno a volte stressante che deriva da un rapporto con un proprio simile». Prendersi cura di un animale può essere un toccasana contro la solitudine e la depressione, ma la medicina riconosce ai cani anche vantaggi per l’apparato cardiocircolatorio: «Mentre i gatti chiedono carezze e coccole e stimolano la produzione di endorfine, agendo da tranquillanti e ansiolitici naturali, i cani aiutano a superare la sedentarietà, portarli in giro e giocare con loro riduce la pressione arteriosa e aiuta a mantenersi in forma», aggiunge Celli. Non solo: uno studio recente della Ucla Medical School dell’Università di Los Angeles ha dimostrato che una visita di 12 minuti dell’amico a quattro zampe aiuta i pazienti ricoverati in ospedale a migliorare le funzioni cardiache e polmonari, abbassando il livello della pressione sanguigna e facendo diminuire lo stato d’ansia. Effetti non riscontrati quando a visitare il paziente era un volontario o in assenza di visite. I rapporti a due, però, non sempre sono speculari e talvolta, per il cane, tutt’altro che idilliaci, se viene trattato come peluche o sconta lo stress di una vita metropolitana che limita le ”ore d’aria” e gli spazi verdi. Va peggio quando i cani sono abbandonati o maltrattati. Il bilancio di fine anno della Lav, la Lega antivivisezione, parla di 2.720 segnalazioni fatte al numero ”Sos Maltrattamenti”, 957 richieste di controlli, 450 animali sequestrati o salvati, 3.000 abusi sui cani. «I casi più frequenti», dice Ciro Troiano, autore del rapporto, «riguardano cani rinchiusi in box, recinti o appartamenti, tenuti sempre legati, senza riparo dalle intemperie o al sole, picchiati o tenuti in pessime condizioni igieniche». La legge punisce i reati contro gli animali e difende i loro diritti. Avere un cane non è come possedere un giocattolo, che si può usare quando si ha voglia e poi gettare via, quando non serve più. Va amato e rispettato. Ma niente crucci se durante un temporale si spaventa e non riuscite a tranquillizzarlo. Perché, per quanto il padrone possa essere premuroso e solidale, il miglior aiuto per il cane è un proprio simile come compagno di sventure. A scoprirlo è stata Nancy Dreschel, una veterinaria della Pennsylvania State University che ha misurato i livelli di un ormone, il cortisolo, che schizza al 200 per cento in una situazione di stress come quella prodotta da tuoni o da fuochi d’artificio. Si tratta di una fobia molto comune fra i cani, che colpisce dal 15 al 30 per cento degli animali e si manifesta con uggiolii, guaiti, tentativi di nascondersi, nervosismo. Ma i cani che vivono in appartamento con altri cani, ha evidenziato la ricercatrice, presentano cambiamenti significativamente inferiori nella produzione di cortisolo rispetto a quelli che vivono con i padroni. «Il comportamento dei proprietari non ha effetto sulla risposta ormonale. La presenza di altri animali, invece, riduce la reattività allo stress e favorisce un recupero più rapido dalla paura», ha spiegato la ricercatrice. Con buona pace dell’uomo, quindi, il miglior amico del cane, almeno durante il temporale, non è affatto il padrone, ma solo un altro cane.