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 2006  febbraio 09 Giovedì calendario

L’estratto di propoli fa davvero bene? A Michela di Salerno risponde il prof. Piergiorgio Pietta, dirigente di ricerca dell’Istituto di tecnologie biomediche del Cnr di Milano

L’estratto di propoli fa davvero bene? A Michela di Salerno risponde il prof. Piergiorgio Pietta, dirigente di ricerca dell’Istituto di tecnologie biomediche del Cnr di Milano. La propoli è una miscela complessa di sostanze naturali, che le api raccolgono dalle gemme di piante ricche di balsami e resine, come betulle, pioppi, olmi, ciliegi, larici, pini, abeti, etc. La sua composizione è molto variabile, in funzione delle stagioni, del tipo di vegetazione e delle api raccoglitrici. In generale, è costituita da: 50-55% di materiale resinoso, 30% di cere, 5% di polline, 5% di sostanze varie (sali, acidi organici, zuccheri) e 10% di polifenoli. Quest’ultima frazione è composta da flavonoidi e acidi fenolici vari, ai quali viene attribuita l’attività terapeutica della propoli, uno dei migliori antibatterici naturali che contrasta il più terribile nemico delle api, il Bacillus larvae, riducendo così il rischio di infezione dello sciame. Sull’uomo l’azione battericida è particolarmente significativa nei confronti di microrganismi comunemente implicati nelle malattie dell’apparato respiratorio: agisce su molti ceppi di virus, tra cui quelli influenzali e parainfluenzali, di rhinovirus e anche dell’herpes, aumentando le difese dell’organismo (immunostimolante). Associata all’Echinacea, rappresenta un valido strumento per limitare l’incidenza delle malattie da raffreddamento e ridurne l’intensità e la durata; ha inoltre attività anti-infiammatoria e anestetica locale, per cui trova corretta applicazione nelle infezioni del cavo orale.