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 1968  marzo 31 Domenica calendario

Possibile che Cristo conceda grazie speciali solo a chi fa la comunione i primi nove venerdì del mese? Famiglia Cristiana, 31 marzo 1968 Perché Cristo in punto di morte concederà speciali grazie soltanto a chi fa la comunione i primi nove venerdì del mese? Perché non le concede anche a chi prega e si comunica in altri giorni? Che valore ha la famosa promessa dei primi nove venerdì? Una quindicenne romana Non si può dire che Gesù elargisca grazie speciali in punto di morte soltanto a coloro che si sono comunicati per nove primi venerdì di seguito

Possibile che Cristo conceda grazie speciali solo a chi fa la comunione i primi nove venerdì del mese? Famiglia Cristiana, 31 marzo 1968 Perché Cristo in punto di morte concederà speciali grazie soltanto a chi fa la comunione i primi nove venerdì del mese? Perché non le concede anche a chi prega e si comunica in altri giorni? Che valore ha la famosa promessa dei primi nove venerdì? Una quindicenne romana Non si può dire che Gesù elargisca grazie speciali in punto di morte soltanto a coloro che si sono comunicati per nove primi venerdì di seguito. La promessa in questione non è esclusiva. Inoltre, non va intesa in senso meccanico, come se quelle nove comunioni costituissero una specie di assegno in bianco per una buona morte. Per capire il senso della promessa bisogna piuttosto tener presenti le circostanze e l’epoca in cui è sorta. Si era al tempo del giansenismo, la cui dottrina esageratamente rigorosa minacciava di precludere completamente l’accesso all’Eucarestia. In tale situazione la promessa era destinata a incoraggiare una recezione regolare della comunione e la confidenza nell’amore del Signore, la cui misericordia veniva efficacemente e vitalmente rappresentata nella devozione al Cuore di Gesù. In quell’epoca ebbe pure origine l’illuminismo e prese avvio il movimento di apostasia della fede. La promessa svolse così contemporanemente il ruolo di un appello all’amore vivo del Signore e a partecipare alla sua espiazione riparatrice, simboleggiata nell’immagine del Cuore divino trafitto. L’elemento decisivo non consiste, quindi, nella successione esteriore delle nove comunioni dei primi nove venerdì del mese, bensì in una devozione intensa a Gesù, radicata nella partecipazione ai sacramenti. Dietro il testo della promessa aleggia la convinzione che colui, che per circa un anno ha vissuto realmente con impegno questa devozione e si è per conseguenza unito sacramentalmente al Signore, non può ritornare a una vita completamente lontana da Dio. Una presa di posizione spirituale così intensa, quale si verifica nella genuina pratica della devozione, lascia necessariamente profonde tracce nell’esistenza di un uomo, tracce che nessuna infedeltà temporanea riesce più a cancellare del tutto. Oltre a ciò la promessa assicura che la ricerca dell’uomo, espressa in quella pratica, trova la risposta nella grazia del Signore, il quale non lascerà incompiuta l’opera così cominciata. Certo, oggi, dopo che san Pio X ha instaurato la prassi della comunione quotidiana, quell’appello non ha più l’importanza che aveva nella situazione così diversa dei secoli XVII-XIX. Tuttavia merita sempre la nostra attenzione, perché rappresenta un invito permanente a una profonda devozione a Gesù e a ricever la comunione con la devota serietà, senza trasformarla in una abitudine quotidiana incolore. In ogni caso rimane evidente che la grazia del Signore non è legata a tale esercizio, le sue vie sono e rimangono molte. Joseph Ratzinger