8 febbraio 2006
Tags : Ibrahim. Kodra
Kodra Ibrahim
• Nato a Ishmi (Albania) il 22 aprile 1918, morto a Milano il 7 febbraio 2006. Pittore. «[...] un artista di qualità che ha trascorso gran parte dell’esistenza proprio in quella Brera, il quartiere, ma pure l’Accademia dove approdò nel 1938 da Tirana, con una borsa di studio, per migliorare la passione per il disegno insieme a maestri quali Carrà e Carpi, e Messina per la scultura. Del suo Paese l’Albania, conservava ricordi perenni d’un mare Adriatico infinito, dai colori intensi, i verdi e i blu che sovente riaffiorano nelle sue opere. Pure nel cognome Kodra, cioè ”colle”, celava l’idea del verde, delle distese dove era nato nel 1918 nel villaggio di Ishmi, da famiglia islamica. Nel ’38 approda a Milano che, pur durante il fascismo, conserva vitalità straordinaria con gli eventi della Triennale, con pittori poi famosi, personaggi come Carlo Bo, architetti come Giò Ponti. Dapprima artista di indubbio realismo, Kodra è presto sedotto dal Cubismo, la sua pittura si sviluppa in una una sorta di necocubismo personale e originale. Non a caso nel ’45 firma il Manifesto di ”Oltre Guernica” e partecipa al movimento ”Linea” nel ’47. L’incontro folgorante avviene tuttavia a Roma, nel ’48, dove, in occasione della Conferenza Internazionale della Pace, ha modo di conoscere Picasso al quale resta legato. Nelle stagioni successive il linguaggio astratto entra di prepotenza nei suoi dipinti, conservando tuttavia le radici cubiste. Ha dipinto circa 4000 quadri, trascorrendo negli ultimi anni lunghi soggiorni fra Positano e la Sicilia, specie Acireale e Alcamo, di cui ha dipinto suggestivi omaggi. [...]» (’La Stampa” 8/2/2006). «’ il primitivo di una nuova civiltà”: così Paul Eluard aveva definito (sull’Unità nel lontano 1946) Ibrahim Shaban Likmetaj Kodra, ma per tutti era solo Kodra [...] era nato in Albania, nel villaggio di Ishmi, il 22 aprile 1918 da una famiglia di religione islamica: il padre era capitano di marina e il giovane Ibrahim era stato educato alla corte dell’allora re Zogu, distinguendosi anche nello sport. Tanto da diventare addirittura campione nazionale di lancio del disco. L’Albania (dove l’artista ha voluto essere sepolto) resterà un segno forte nella vita di Kodra. Anche se nell’autunno del 1938 Kodra sbarcherà in Italia con una borsa di studio per l’accademia di Brera, stabilendosi a Milano, dove poi sarebbe rimasto tutta la vita. Qui avrebbe seguito i corsi di Aldo Carpi, Carlo Carrà, Francesco Messina. Nel dopoguerra partecipò ai movimenti artistici di Guernica (1945) e Linea (1947), sviluppando una pittura neocubista. Nel 1948 a Roma, in occasione della Conferenza internazionale della pace, avrebbe conosciuto Picasso, al quale continuò a ispirarsi anche in seguito. I suoi amici d’arte si chiamavano Cassinari, Morlotti, Manzù, Marini, Migneco, Dova. Artista in qualche modo anarchico e molto prolifico, forse fin troppo (almeno negli ultimi tempi), aveva affascinato persino Carlo Bo e le sue opere (dalle sculture alle tele, dai totem agli uomini armati di mitra, dai pesci alle vedute di Positano, dove visse per lunghi periodi e di cui diventò cittadino onorario) sono oggi sparse in tutti i musei del mondo, dai Musei Vaticani alle collezioni private di Svizzera, Francia, Stati Uniti o Australia. La sua ultima retrospettiva risale al 2003, nella Galleria nazionale della ”sua” Tirana. Ma la vita di Kodra è stata anche una vita costellata di aneddoti che ne mettono in luce (al di là dell’innegabile valore artistico) la sua umanità, la sua generosità, la sua ingenuità. Da quando nella Milano fascista era stato scelto, a nome di tutti i borsisti, per ringraziare Mussolini e lui, ignorante di italiano, aveva pronunciato un discorso in albanese tutto fatto solo di numeri. A quando Kodra (uno dei cui vezzi sarà quello di cercare di nascondere fino all’ultimo la propria data di nascita), nella trattoria delle mitiche sorelle Pirovini di Brera, aveva barattato il suo lunghissimo conto con la promessa di convertirsi, lui musulmano, al cattolicesimo: cosa che sarebbe effettivamente successa negli ultimi anni della sua vita» (Stefano Bucci, ”Corriere della Sera” 8/2/2006).