MACCHINA DEL TEMPO MARZO 2006, 8 febbraio 2006
I medici dovrebbero tornare al ragionamento diagnostico in medicina, usando anche i metodi investigativi della letteratura gialla
I medici dovrebbero tornare al ragionamento diagnostico in medicina, usando anche i metodi investigativi della letteratura gialla. Sarebbe una sana reazione al debordante utilizzo di metodi diagnostici sempre più raffinati e costosi». Questo è il cuore dell’articolo di copertina del ”British Medical Journal” del 28 dicembre scorso, firmato da tre medici italiani: Claudio Rapezzi e Angelo Branzi, dell’Istituto di Cardiologia dell’Ospedale Sant’Orsola di Bologna, nonché Roberto Ferrari della Fondazione Maugeri di Ferrara. Secondo gli autori, «oggi il ragionamento medico appare in crisi. Il rischio [...] è di perdere il piacere intellettuale che è insito nel ragionamento diagnostico». Da qui la riproposta dei metodi d’indagine tipici della letteratura gialla, da Sherlock Holmes a Poirot, dal tenente Colombo al commissario Maigret. La similitudine tra l’indagine dei detective ”storici” e quella medica non è casuale. Perché, spiegano gli autori, «il poliziesco vive il suo momento di splendore nella seconda metà del XIX secolo, nel clima di fiducia nelle possibilità della scienza. Nello stesso periodo, la medicina registra l’affermarsi del più classico dei paradigmi indiziari: quello imperniato sulla semeiotica medica, la disciplina che consente di diagnosticare le malattie interne [...] attraverso la valorizzazione di segni che, insignificanti agli occhi del profano, possono essere decifrati soltanto dall’esperto e lo conducono alla diagnosi finale».