Varie, 7 febbraio 2006
Tags : Emilio Botín Sanz De Sautola
BotinSanzDeSautola Emilio
• Santander (Spagna) 1 ottobre 1934. Banchiere • «[...] presidente del Santander, la banca di famiglia che è la prima della zona euro e l’ottava del mondo per capitalizzazione di borsa [...]» (“La Stampa” 7/2/2006) • «La banca come famiglia, la famiglia come banca ed entrambe come la cosa più importante al mondo. Per Emilio Botin-Sanz de Sautola y Garcìa de los Rìos o più semplicemente - così lo conoscono a Madrid e Wall Street - Emilio III significa due generazioni di banchieri alle spalle e un’altra, quella dei suoi figli, già in campo. Lui [...] è il campione indiscusso di tutto il fronzuto albero genealogico dei Botin. Ma nella paginata densa del suo curriculum vitae dove troneggia, come è ovvio, la ventennale presidenza del Santander Central Hispano e fioriscono molti altri assai prestigiosi incarichi, manca il ruolo per cui al momento è più celebre in Italia: bestia nera ufficiale della fusione Intesa-Sanpaolo. [...] “L’ultimo vero grande banchiere privato” al mondo, lo descrisse qualche tempo fa la rivista Forbes che si pregia di annoverarlo ogni anno nelle sue classifiche dei super-ricchi e regolarmente lo sbatte in cima alla graduatoria spagnola. E certo a comportarsi da padrone - e talvolta da padre-padrone, accusano i nemici alludendo proprio alle vicende familiari - non ha esitazioni in quel Santander che ha portato dal 1986, l’anno in cui è salito alla presidenza, dal centottavo posto nella classifica mondiale all’empireo dei primi dieci grandi gruppi creditizi del mondo. Banca globale ma banca di famiglia nelle mani del banchiere Botin. Molto per tradizione, visto che proprio il nonno Emilio Botin Lopez o Emilio I, è presidente nel 1909 del Santander - fondato da un gruppo di commercianti dell’omonima città affacciata sul Mar Cantabrico, nel 1857 - e il padre, Emilio II, segue le sue orme. Molto per vocazione, visto che nei vent’anni della sua presidenza Emilio III si lancia in una marcia trionfale di acquisizioni che sembra non conoscere ostacoli, ma allo stesso tempo mantiene una presa ferrea sull’istituto. La “governance”, ad esempio somiglia all’incubo peggiore di qualsiasi fondo anglosassone: con lo 0,75% posseduto direttamente e un altro 1,4% in mano a una fondazione di famiglia, Botin e tre suoi figli controllano molti posti chiave in consiglio. Se non bastasse [...] hanno legato le loro azioni in un agile patto di sindacato che li impegna per la quisquilia di mezzo secolo, fino al 2056. Eppure, nonostante abbia messo la figlia Ana Patricia - AP, per rispettare la tradizione dei diminutivi - a capo della banca del gruppo Banesto, Botin ama la banca quanto e forse più della famiglia. La grande avventura comincia nel maggio ’91, quando il Santander compra una quota della First Fidelity, che poi fonde con al First Union, trasformandola nella sesta banca Usa. Poi il grande colpo in Spagna, con l’acquisto del Banesto, che triplica sportelli e dimensioni del gruppo, e l’espansione in America Latina. Nel ’99 la fusione con il Central Hispano mostra ancora una volta gli intrecci stretti, e pericolosi, tra destini personali e professionali. Con la fusione ed Ana Patricia ormai vicepresidente esecutivo del Santander, nelle mani della famiglia si concentra una forza di fuoco impressionante. El Pais fa un ritratto di AP in cui parla della “donna più potente di Spagna” e il giorno dopo lei dà le dimissioni dalla banca. Sacrificata proprio da suo padre, per non ostacolare con una dose eccessiva di “botinismo” la fusione? La risposta non è mai arrivata, ma la ricostruzione non è implausibile. L’esilio della figlia dalla casa professionale non dura a lungo: nel 2001 il copresidente del Central Hispano è fuori, Don Emilio si ritrova nella condizione che preferisce - quella di unico dominus - e richiama in banca la figlia. Nel 2002 le affida la guida, come presidente, del Banesto. Se non è un’investitura le somiglia molto. E intanto l’impero si allarga dopo l’acquisizione, nel 2004, della britannica Abbey National. Banca e famiglia, famiglia e banca. Anche il Botin privato non sembra quasi esistere fuori da questa dimensione. Sì c’è la caccia grossa, passione condivisa - ci credereste mai? - da Ana Patricia; c’è il golf che si concilia anch’esso con il business, visto che nel 2004 il presidente ha dotato la cittadella della banca, alla periferia di Madrid, di “green” regolamentare da diciotto buche. Ma per il resto le sue giornate libere - poche, la domenica è tradizionalmente destinata alle riunioni strategiche in banca - le passa con la moglie Paloma O’ Shea, notissima pianista e mecenate della musica in Spagna, e con i sei figli e rispettivi nipoti. Anche nelle passioni extraprofessionali in casa Botin non si conoscono del resto mezze misure: una delle figlie, Carolina, ha sposato il campione di golf Severiano Ballesteros. Pure nei rapporti sociali il presidente del Santander ha il suo inconfondibile marchio di fabbrica. “Non ha relazioni strategiche, ma opportunistiche”, spiega un protagonista della finanza italiana che lo conosce e lo frequenta da qualche lustro. In Italia, con buona pace delle tradizioni di simpatia nazionale, non coltiva grandi relazioni ed è difficile che dopo le ultime vicende le cose migliorino molto. Piuttosto la Francia, dove intrattiene rapporti da pari a pari con qualche “grande vecchio” dell’estabilshment come Antoine Bernheim, non casualmente presidente delle Generali nel cui consiglio, non casualmente, siede anche Ana Patricia. Banca, famiglia e, se capita, anche assicurazioni (Francesco Manacorda, “La Stampa” 17/10/2006).