Roberto D’Alimonte Il Sole - 24 Ore, 23/04/2005, 23 aprile 2005
La Casa delle Libertà perderà 169 a 457, Il Sole - 24 Ore, sabato 23 aprile 2005 In politica - si sa - non prevale sempre la razionalità
La Casa delle Libertà perderà 169 a 457, Il Sole - 24 Ore, sabato 23 aprile 2005 In politica - si sa - non prevale sempre la razionalità. Per tanti motivi. Uno di questi è certamente la difficoltà di stabilire con certezza cosa effettivamente convenga agli attori in gioco. Ma questo non è il caso dell’attuale crisi della Cdl. In questo caso, infatti, è facilissimo vedere quali sono le convenienze e quali, invece, i costi di eventuali scelte irrazionali. Dato l’attuale sistema elettorale, la crisi di governo in corso non può che avere un solo sbocco razionale: la ricomposizione della Cdl e la formazione di un nuovo governo Berlusconi. Esattamente quello che sta succedendo in queste ore. Qualunque altro esito comporterebbe costi altissimi e facilmente stimabili per tutti gli attori in gioco. Facciamo l’ipotesi di un centro-destra spaccato in due: da una parte An, Udc e nuovo Psi; dall’altra Fi, Lega e Pri. L’asse del Nord contro quello del Sud. Per questa simulazione utilizziamo i dati delle elezioni europee, visto che quelli delle regionali non sono ancora disponibili in un formato per collegi. [...] An-Udc-Npsi tornerebbero alla Camera con 44 deputati in tutto, mentre Fi-Lega-Pri ne avrebbero 125. L’Unione otterrebbe addirittura 457 seggi, con il risultato paradossale di riaprire il problema dei rapporti tra Rifondazione comunista e il resto della coalizione. Infatti Rifondazione non sarebbe più indispensabile per fare maggioranza in Parlamento e questo, quasi certamente, rimetterebbe in discussione la faticosa opera di costruzione di una qulache forma di unità del centro-sinistra, cui si sono dedicati con grande pazienza sia Bertinotti che Prodi. Certo, qualcuno dirà che queste sono solo simulazioni che non tengono conto della specificità delle elezioni politiche e dell’influenza sul voto della campagna elettorale. Ma è un’obiezione mal posta. Se la Cdl si spaccasse, questa simulazione diventerebbe una certezza. E, allora, se le cose stanno così, a che gioco stanno giocando i partiti della Cdl? Qualcuno dice che la posta in gioco è il dopo-Berlusconi. Quindi i comportamenti di oggi vanno visti non in chiave di costi/benefici attuali ma intermini di vantaggi che si pensa di acquisire in futuro. In altre parole: scelte che paiono irrazionali in un’ottica di breve termine, sono razionali se si allunga il periodo di riferimento. Secondo questo ragionamento le scelte di An e Udc sarebbero dettate dall’obiettivo di acquisire vantaggi posizionali, di immagine e di visibilità, da spendere domani nella fase post-berlusconiana. Il ragionamento non fa un piega. Ma il problema è che una simile strategia non può essere spinta fino al punto da far saltare la coalizione perché i costi sarebbero disastrosi [...]. Si fa fatica a immaginare che Follini e Fini possano far passare dentro i loro partiti una strategia che ne ridurrebbe la rappresentanza parlamentare ai minimi termini. Va bene pensare al futuro, ma per avere un futuro occorre guardare anche al presente. Se non altro perché il presente vuol dire risorse organizzative e finanziarie che verrebbero meno con una sparuta schiera di deputati e senatori. Tutto questo ragionamento si fonda su una premessa: che il sistema elettorale non cambi. Le regole del gioco sono in gran parte dettate dal sistema elettorale. L’anomalia è che noi stiamo assistendo oggi a una rappresentazione da Prima Repubblica senza il sistema elettorale della Prima Repubblica. Quindi, date le attuali regole di voto, l’esito razionale non può essere un esito da Prima Repubblica: cioè andiamo a votare e poi si vedrà. Con questo sistema elettorale gli accordi vanno fatti prima. Questo è il bello (per noi) e il brotto (per altri) di questo sistema elettorale. Certo, sarebbe molto più facile per i partiti della Cdl uscire dall’impasse attuale se ci fosse un sistema proporzionale. Ma così non è. Né osiamo credere che qualcuno dentro la coalizione stia pensando in queste ore a un colpo di mano - alla Mitterand, per intenderci - per ridurre i danni di una sconfitta elettorale con un centro-destra diviso. Vale a dire, far approvare in tutta fretta una legge elettorale proporzionale e poi andare a votare. Questa strategia sarebbe razionale nel breve periodo perché ridurrebbe i costi della divisione della coalizione e permetterebbe a tutti i partiti del centro-destra di tornare in Parlamento conuna rappresentanza pari alla propria consistenza elettorale. Ma sarebbe fortemente irraizonale nel medio periodo, almeno per alcuni degli attori in gioco. Infatti non crediamo proprio che An possa accettare une sito della crisi di qusto tipo che comporterebbe il rischio della fine del bipolarismo e, quindi, la possibilità è di coalizioni di centro che la emarginino. Torniamo perciò al punto di partenza: per i partiti della Cdl l’unico esito razionale di questa crisi è il Berlusconi-ter. Non esistono subordinate. Roberto D’Alimonte