Giampiero Timossi, ཿLa Gazzetta dello Sport 7/2/2006;, 7 febbraio 2006
«Gli autografi degli anni Cinquanta e Sessanta erano semplici, lineari. Insomma, rispecchiavano la semplicità degli autori, dei giocatori
«Gli autografi degli anni Cinquanta e Sessanta erano semplici, lineari. Insomma, rispecchiavano la semplicità degli autori, dei giocatori. Oggi, l’analisi dimostra che i calciatori hanno piena consapevolezza del loro ruolo. Sanno di essere divi, personaggi pubblici. Un elemento distintivo? Alcuni hanno inserito nell’autografo il numero di maglia. un modo per sottolineare ancora di più il ruolo ”sociale” che ogni atleta tende a ricoprire» (la grafologa Mirka Cesari).