Ermanno Bencivenga, La Stampa 6/2/2006, 6 febbraio 2006
Nel 2003 la contea di Los Angeles ha stabilito che un corso di algebra elementare fosse condizione necessaria per ricevere il diploma di scuola superiore; l’anno dopo la legge è stata estesa a tutto lo Stato della California
Nel 2003 la contea di Los Angeles ha stabilito che un corso di algebra elementare fosse condizione necessaria per ricevere il diploma di scuola superiore; l’anno dopo la legge è stata estesa a tutto lo Stato della California. Niente di eccezionale: si arriva alle equazioni di secondo grado. Ma era un tentativo di riqualificare la preparazione degli studenti, in quello che a detta degli esperti sta diventando un Paese dominato dagli analfabeti. Prima, infatti, mentre alcuni studiavano le materie richieste dalle università (e l’algebra è fra queste), molti altri, che all’università non intendevano andare, si diplomavano studiando come riparare un’automobile o giocare a pallavolo. passato un paio d’anni e si cominciano a valutare i risultati. Che sono disastrosi. Nel primo semestre del 2004, dei 48 mila studenti iscritti in algebra a Los Angeles, 44% sono stati bocciati. Si tratta quindi di ripetere il corso, ma spesso neanche la seconda volta arriva il sospirato D (equivalente al nostro 6 striminzito). O la terza; ci sono studenti che prendono algebra fino a sei volte, vengono sempre bocciati e alla fine abbandonano la scuola. Senza diploma, possono aspirare a un posto al locale McDonald’s, alla paga minima oraria. Le scuole le inventano tutte per rimediare alla situazione: corsi supplementari di sera, nel fine settimana, d’estate, classi più piccole, corsi per i genitori che vogliono aiutare i propri figli. Ma all’orizzonte non si profilano miglioramenti. La diagnosi? Il rigore non si improvvisa con astratte decisioni prese nelle stanze del potere. Nella realtà quotidiana dell’educazione californiana (e in generale statunitense) ci sono ragazzi delle superiori che contano ancora sulle dita, che non sanno le tabelline, che non riescono a capire che «x» è un’incognita e non una lettera dell’alfabeto. In classe, questi ragazzi (quando ci vanno) disegnano, chiacchierano, si fanno foto con il telefonino. Se decidessero di prestare maggior attenzione a quel che viene loro proposto, è probabile che non servirebbe molto: si ritiene che più del 20% degli insegnanti di matematica delle superiori sia impreparato. L’ignoranza americana non è un caso; fa parte di un sistema in cui un popolo sempre più privo di strumenti intellettuali è sempre più facilmente manipolabile. Tanto, devono pensare i politici raffinati che dirigono il Paese tra continui tagli al budget dei servizi pubblici e assurdi editti, i tecnici e gli ingegneri di cui abbiamo bisogno possiamo sempre importarli dall’estero. E così faranno, finché il modello di mercato non avrà avuto il trionfo planetario che ci si auspica, ci saranno telefonini per tutti anche in Cina e in India e l’ignoranza regnerà sovrana ovunque. Ermanno Bencivenga