Sandro Vacchi, Il Messaggero 6/2/2006, 6 febbraio 2006
continua "Ed ecco la catena di Sant’Antonio del trapianto illegale, fondato su due disperazioni: quella di chi ha bisogno dell’organo e quella di chi ce l’ha
continua "Ed ecco la catena di Sant’Antonio del trapianto illegale, fondato su due disperazioni: quella di chi ha bisogno dell’organo e quella di chi ce l’ha. Dove la disperazione è massima, non si contratta, ma si uccide e si espianta tutto, macelleria vera. Le precauzioni col donatore vanno mantenute, infatti, se lo si deve tenere in vita, altrimenti basta una borsa frigorifero, altroché tecnologia operatoria. Ne sanno qualcosa i genitori di una bambina afghana di quattro anni rapita davanti a casa: pochi giorni dopo si sono visti gettare un sacco sulla soglia. Dentro c’era la piccola. Senza occhi, senza reni, senza cuore, senza fegato.In Europa non si arriva (?) a questo, ma il dottor Pace cita il caso di un suo collega bavarese che ha arrestato un tale che offriva in Germania organi umani di vittime di ”incidenti stradali”. Avvenuti dove? A Sarajevo. A lui è capitato invece di stroncare un traffico di neonati non certo destinati alle adozioni clandestine. Ospedale di Melzo, nel Milanese. Una bulgara partorisce un bambino e non lo riconosce: i delinquenti agiscono anche nel rispetto del codice civile. Prima che si faccia avanti il ”padre” a riconoscerlo, alcuni agenti travestiti da infermieri consegnano il neonato al Tribunale dei minori. Fra il 1998 e il 2001 in Italia sono entrati almeno 35 mila clandestini dalla porta di Trieste.(fine)