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 2005  aprile 09 Sabato calendario

Quando ai porporati fu imposto il segreto I loschi raggiri dietro l’elezione di Bendetto XV Corriere della Sera, sabato 9 aprile 2005 Il segreto diventa una parte essenziale del conclave solo a partire dal 1904

Quando ai porporati fu imposto il segreto I loschi raggiri dietro l’elezione di Bendetto XV Corriere della Sera, sabato 9 aprile 2005 Il segreto diventa una parte essenziale del conclave solo a partire dal 1904. In quell’anno Pio X pubblica la costituzione apostolica Vacante sede apostolica, per riordinare la materia dopo la drammatica esperienza del veto contro Rampolla. La costituzione rinserra la clausura, per impedire un controllo sugli elettori; abolisce le norme che dichiaravano nulla l’elezione simoniaca per rendere comunque inoppugnabile l’esito del conclave; proibisce il veto e sostituisce il voto per accesso con il sistema delle due votazioni antimeridiane e due pomeridiane per favorire la desistenza finale delle minoranze. Tali norme entrano in funzione il 20 agosto 1914, in piena Guerra Mondiale: Pio X muore in quel giorno, mentre le truppe tedesche entrano a Bruxelles. Il clima è cupo fuori, ma anche dentro la chiesa, dopo gli anni del sospetto nella repressione antimodernista. Il cardinale belga Mercier racconta i suoi incontri del 26 agosto: «I cardinali Della Chiesa, Ferrari, Maffi, il marchese Crispolti, direttore del ”Momento” di Torino e molti altri, dopo un omaggio obbligato alla memoria di Pio X, si sono dilungati sul malessere profondo che regna negli ambienti cattolici italiani, a causa della protezione almeno tacita e indiretta (attraverso la ”segreteriola”, Bressan, Pescini) accordata agli integristi; le denunce segrete; il misconoscimento dell’autorità episcopale; i decreti e le decisioni improvvisate e riportate; lo scoraggiamento dei cattolici, scrittori, giornalisti e uomini d’azione (...). Gli oppressi non possono soffocare un sospiro di sollievo e m’avvedo che ciò mi fa male al cuore. Ci sono, certo, dei fondamenti a queste critiche e non posso impedirmi di pensare che la Provvidenza permette, ordinariamente, che i difetti di un regime si accentuino verso la sua fine, allo scopo di preparare la reazione necessaria e di facilitarla ai successori. I cardinali De Lai, Pompili, Merry del Val hanno eseguito con durezza, sovente con rudezza, i disegni augusti del buon Pio X e hanno suscitato attorno a lui un vento d’impopolarità. Ci saremmo augurati comunque un maggior riserbo. Sarebbe stato decente, per proferire questi giudizi, attendere la fine dei novendiali» . La ricognizione è cruda, realistica e indica un bisogno di discontinuità. Un memorandum anonimo avvisa Mercier che «i mestatori, che hanno tenuto sino a ieri il potere in mano, non sanno adattarsi a lasciarlo, e cercano con ogni arte e raggiri un candidato al Papato che sia in tutto ad immagine e somiglianza del defunto Pontefice: buono, religioso, pio; ma senza volontà, senza carattere, senza energia perché le cose restino come si trovano»: e supplica il primate belga d’evitare questa soluzione che vuol incoronare il cardinal Serafini. L’impietoso osservatore si chiede il perché di «questo losco raggiro, questo traffico da trivio per la voglia pazza di restare al potere» e lo spiega con l’azione di «cricche e camarille» della corte precedente. Entrati in conclave il 31 agosto della prima torrida estate di guerra i cardinali vedono scontrarsi il cardinale di Pisa, Maffi, il cardinale di Bologna, Della Chiesa, già sostituto in segreteria di Stato accanto a Rampolla e il temuto cardinal Serafini, sostenuto dagli ambienti della corte di Pio X. Dopo i primi scrutini Della Chiesa e Serafini iniziano a superare quota 24. A quel punto il cardinale di Bologna vorrebbe desistere e passa al cardinal Gasparri una breve dichiarazione nella quale è scritto: «Eminentissimi Signori, voi avete marcato il vostro desiderio d’avere un papa che conosca sia la Curia che il ministero pastorale: io non ho questa doppia qualità, ma il cardinal Serafini le possiede a un miglior titolo. Così, per non prolungare il conclave, per l’onore del Sacro Collegio, vi propongo di riportare i vostri voti sul cardinal Serafini». Mercier, che ne conserva traccia, o Gasparri persuadono il collega a non leggerla e sventano la manovra continuista che l’anonimo detrattore di Serafini aveva denunciato. L’indomani Della Chiesa riceve i voti di altri due elettori, che abbandonano Serafini, e diventa Benedetto XV: ultimo papa del Novecento a sostituire il segretario di Stato, egli nominerà come suo primo collaboratore il cardinal Ferrata e poi, alla sua morte, il cardinal Gasparri, colui che assieme a Mercier gli aveva impedito la resa al disegno della chiacchierata corte del papa Sarto. Così inizia la fase dell’assoluto segreto del conclave, che, come si vede, tanto segreto non era. Giovanni Paolo II ha stabilito che il papa che sarà eletto possa esonerare dal segreto i cardinali: è forse l’inizio di un’altra fase che non ha più paura che da qualche informazione possa venire una minaccia alla libertà e all’unità della Chiesa. Alberto Melloni