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 2005  aprile 02 Sabato calendario

Donne. "’...da parte di tutti, e in particolare degli stati e delle istituzioni internazionali, si faccia quanto necessario per restituire alle donne il pieno rispetto della loro dignità e del proprio ruolo” scriveva nella Lettera resa pubblica alla vigilia della Conferenza di Pechino nel 1995

Donne. "’...da parte di tutti, e in particolare degli stati e delle istituzioni internazionali, si faccia quanto necessario per restituire alle donne il pieno rispetto della loro dignità e del proprio ruolo” scriveva nella Lettera resa pubblica alla vigilia della Conferenza di Pechino nel 1995. A patto, potremmo aggiungere, che non venisse loro consentita la libertà di decidere del proprio corpo, di decidere se e quando essere madri. Questo è il limite che non si può valicare. La donna ha un valore insostituibile non in quanto uguale all’uomo e quindi degli stessi diritti (anche all’interno della Chiesa), ma in virtù della sua differenza. Una differenza e un ”genio” che risiedono proprio nella sua capacità di procreare, ”all’origine della specifica sensibilità femminile nei confronti della vita e della crescita umana”. Eppure, Wojtyla non appartiene a quel pensiero sessuofobico e misogino che nei secoli ha contraddistinto le posizioni della Chiesa Cattolica. Non gli appartiene la massima di San Girolamo che vuole ”niente di più immondo che amare la propria moglie come un’amante”. Al contrario. Egli riconosce e valorizza l’importanza dei rapporti sessuali, ne parla liberamente. Ai ragazzi, di cui si occupava da vescovo ausiliario di Cracovia, insegnava che ”la frigidità talvolta è conseguenza dell’egoismo dell’uomo che, cercando la propria soddisfazione, spesso in maniera brutale, non sa e non vuole capire i desideri soggettivi della donna né le leggi oggettive del processo sessuale che si svolge in lei”" (Miriam Mafai).