Corriere della Sera 04/02/2006, Magdi Allam, 4 febbraio 2006
«Noi non condanniamo solo chi offende Mohammad (Maometto), ma tutti i profeti degli ebrei e Gesù. Chi offende un profeta commette un crimine dello stesso tenore dell’apostasia
«Noi non condanniamo solo chi offende Mohammad (Maometto), ma tutti i profeti degli ebrei e Gesù. Chi offende un profeta commette un crimine dello stesso tenore dell’apostasia. Ma Mohammad ha uno status differente. I musulmani non acconsentono che in nessun caso egli venga oltraggiato. Chi offende Mohammad, se è un dhimmi (s’intende il cristiano e l’ebreo che all’epoca dei califfati islamici convivevano in virtù di un patto stipulato con i musulmani - ndr) ha violato il patto e diventa lecito ucciderlo. Se è musulmano disconosce l’Islam e fuoriesce dalla comunità islamica, commettendo un crimine immane al punto che la gran parte dei teologi concorda sulla legittimità dell’uccisione di questo apostata. Mentre abitualmente a un apostata si concede del tempo per ravvedersi, ciò non vale nel caso in cui l’apostata oltraggia il profeta. Il suo perdono non viene accettato. Offendere il profeta è il più grave dei crimini» (discorso gridato dal pulpito della moschea di Doha, e trasmesso per televisione in tutto il Qatar, da Youssef Qaradawi, capo indiscusso dei Fratelli Musulmani d’Europa)