Varie, 6 febbraio 2006
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Roth Eli
• Boston (Stati Uniti) il 18 aprile 1972. Regista • «’Per la miseria, è un soggetto bellissimo! Scrivilo subito”, disse Quentin Tarantino quando Eli Roth gli parlò dell’idea dei due ragazzi americani che, in viaggio per l´Europa alla ricerca di emozioni forti, droghe libere ad Amsterdam o sesso facile all’Est, finiscono catturati da un pazzo sanguinario che tortura orrendamente le sue vittime, una situazione dalla quale è difficile uscire vivi. Il risultato è Hostel, un film con tanto sangue e tanta violenza che l’entusiasta Tarantino firma come produttore. Un film che negli Usa è diventato un caso [...] ”Nel film ci sono tante cose brutte, ma nessuno è obbligato a vederlo. Anzi, lo sconsiglio fortemente a chi ha lo stomaco debole”, dice Eli Roth [...] ”Ma sono tante cose brutte sono anche nella vita. L´idea del film mi è venuta quando ho scoperto un sito web che offriva il brivido dell’assassinio: pagando 10 mila dollari chiunque poteva andare in un certo luogo in Thailandia e sparare ad un essere umano, un povero disperato che sacrificava la sua vita per permettere la sopravvivenza alla famiglia. All’inizio volevo fare un documentario, ma ho temuto che se avessi scoperto e denunciato un’organizzazione che si arricchisce con gli omicidi, io stesso sarei stato in pericolo. Era meglio farci un film e non in Thailandia”. Gli orrori di Hostel sono ambientati a Bratislava. ”Ho scelto la Slovacchia perché la maggior parte degli americani non sa neanche che esiste. Molti pensano che ci sia ancora la Cecoslovacchia e il comunismo. In realtà ho girato a Praga, ma nella troupe c’erano diversi slovacchi che ogni giorni mi rimproveravano di mostrare una Bratislava cupa e sinistra, un’atmosfera arretrata da anni Cinquanta e ogni volta spiegavo che la visione della città non è realistica, appartiene all’immaginario dell’americano medio, è così che vede le città dell’Est europeo. So di non essere stato gentile con Bratislava [...] I veri malvagi del film poi non sono slovacchi, ma americani, russi, tedeschi e giapponesi”. La paura nel cinema ”può essere puro intrattenimento o può anche avere valenze politiche”, dice Roth e cita Salò, Hannibal e L’alba dei morti viventi ”che rispecchiava perfettamente l’angoscia dell’epoca. In Hostel ci sono gli stereotipi dell’americano in vacanza in Europa, c’è il potere del dollaro che dove arriva è in grado di corrompere. E c’è l´intrattenimento della violenza, che è parte della natura umana. Da sempre, basta pensare ai gladiatori, alle torture del Medio Evo, alla caccia alla streghe. Oggi gli strumenti di tortura sono nei musei, la gente va a vederli, ci scherza. Ma poi vedi le foto di Abu Ghraib, i soldati americani usano quegli stessi strumenti di tortura e fanno cose orribili per il bisogno malato di esercitare potere e controllo su un altro essere umano”. Hostel del resto ”è solo un film, il sangue e la violenza sono pura finzione. Per me la paura è stata vedendo un video di Al Qaeda in cui un uomo veniva decapitato, immagini che davvero non avrei voluto vedere. E non fa orrore Bush che manda a morire tanti ragazzi americani? Ed è spaventoso quello che è successo a New Orleans, vedere sul teleschermo gente che chiede aiuto invano. Ho trovato molto significativo il fatto che dopo l’uragano Katryna i primi ad arrivare siano state le Giubbe Rosse dal Canada, che non è proprio vicino. Bush era nel suo ranch e Dick Cheney in vacanza. Grazie al loro governo l’America vive una situazione di smarrimento e di angoscia. Prima sapevamo di avere le armi e i dollari, non avevamo paura. Ora sappiamo che i dollari e le armi non servono più”. E questo stato d’animo che, secondo Roth, spiega gli incassi del suo film [...] del cinema horror in genere. ”La gente sente il bisogno di urlare la sua paura e di urlare insieme ad altri, e il modo migliore per sfogarsi è nelle manifestazioni sportive o al cinema. [...] Ho una grande ammirazione per il cinema italiano, per Dario Argento per Fulci, Fernando Di Leo e tutti quei registi che fanno un cinema libero, non hanno il problema di Hollywood, dove si vive e si produce con il dovere di compiacere tutti e non turbare nessuno. Il cinema deve anche turbare. Ma, lo ripeto, chi non vuole essere turbato non vada a vedere Hostel”» (Maria Pia Fusco, ”la Repubblica” 6/2/2006).