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 2006  febbraio 06 Lunedì calendario

REBAGLIATI Ross Vancouver (Canada) 14 luglio 1971. Snowboarder. L’8 febbraio 1998, a Nagano, in Giappone, vinse il primo oro dello snowboard (slalom gigante) nella storia dell’Olimpiade invernale

REBAGLIATI Ross Vancouver (Canada) 14 luglio 1971. Snowboarder. L’8 febbraio 1998, a Nagano, in Giappone, vinse il primo oro dello snowboard (slalom gigante) nella storia dell’Olimpiade invernale. Trovato positivo alla marijuana, fu costretto a restituire la medaglia d’oro. Ma un clamoroso verdetto del Tribunale d’appello sportivo ribaltò la decisione del Cio e gli restituì l’oro olimpico • «Il coach entrò senza bussare, con il grugno dei giorni peggiori. ”Uscite tutti dalla stanza. Subito. Tutti tranne tu, Ross”. Rimasero soli, in un silenzio da stalattiti e stalagmiti. ”Sei risultato positivo al test antidoping: marijuana. Hai fatto la cazzata della vita, Ross”. E fu così che quell’8 febbraio 1998, in poche ore, uno snowboarder canadese di 26 anni, la prima medaglia della storia nella nuova specialità olimpica, sperimentò il meglio e il peggio dei Giochi. Il trionfo e la gogna. [...] ”[...] io avevo smesso di fumare prima dell’Olimpiade proprio per non avere problemi con l’antidoping. E non avrei mai creduto che fosse possibile risultare positivo per aver respirato il fumo altrui [...] Ero in prigione con il mio oro in tasca quando mi dissero che il Tribunale arbitrale dello sport aveva clamorosamente ribaltato la sentenza del Cio. Potevo tenermi la medaglia. La tirai fuori e me la misi al collo. Provai una sensazione di sollievo mai più sperimentata. Per la vergogna, avevo pensato di cambiare nome e trasferirmi in Africa...” [...] La folgorazione a 15 anni: un suo amico torna dall’Oregon con un oggetto misterioso sotto il braccio, uno snowboard. Sono gli anni 80. Le stazioni sciistiche che accettano le tavole sulle piste sono pochissime, surfare sulla neve è illegale nella maggior parte degli Stati americani e canadesi, il primo campionato Usa, nel Vermont, ha pochi iscritti e regole essenziali: partire dalla cima di una montagna e arrivare in fondo, possibilmente integri. ”Rimasi incantato da quel pezzo di legno, l’equivalente invernale del surf da onda. In Canada, a quell’epoca, nessuno vendeva snowboard. Non mi persi d’animo e me ne costruii uno”. proprio lo status di illegalità della nuova disciplina ad attrarre teenager come mosche sul miele. Gli spinelli, la musica ad alto volume, la vita da hippy post-moderni fanno il resto. ”Poiché le tavole erano bandite, nessuno skilift ci accettava. Dovevamo scarpinare in salita, goderci la discesa e tornare di nuovo su a piedi per farne un’altra”. Una fatica improba, ma ne valeva la pena.’Quando gli impianti di Blackcomb Mountain, a Whistler, nel 1987 finalmente ammisero il popolo degli snowboarder, fui il primo a prendere lo skilift con la mia tavola...”. A metà degli anni 80 esce Apocalypse Snow, una specie di Mercoledì da leoni sottozero, che immediatamente diventa una pietra miliare del genere. Il film provoca una specie di contagio, una diffusione a macchia d’olio dello snowboard in tutta Europa. Il boom, da allora, non si è mai arrestato. [...] Il simbolo di Nagano ’98, quell’oro tolto e restituito in un pomeriggio, riposa in una scatola di pelle nel cassetto del comodino. ”Ogni tanto guardo la medaglia e mi torna in mente tutto. L’orgoglio di rappresentare il Canada a un’Olimpiade, l’entusiasmo contagioso dei giapponesi, lo choc della positività: per qualche ora mi sentii un Ben Johnson delle nevi. Immediatamente dopo lo scandalo un paio di sponsor mi mollarono, perché non volevano essere associati alle canne. Ma devo ammettere che, senza il caso doping, non sarei diventato così popolare, Jay Leno non mi avrebbe invitato al suo Late Show [...]”» (Gaia Piccardi, ”Corriere della Sera” 6/2/2006).