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 2006  febbraio 06 Lunedì calendario

BRUYRE

BRUYRE Francesco Carmagnola (Torino) 27 agosto 1980. Judoka • «[...] In Giappone sono ancora lì a chiedersi come abbia fatto quel giovanotto biondo a mandarli tutti a casa. [...] aggiudicandosi a Tokyo, primo italiano nella storia, lo Jgoro Kano Cup, torneo organizzato dalla federazione nipponica che invita solo i migliori al mondo. Il torinese ha battuto in finale il coreano Won Hee Lee, campione olimpico in carica, e sconfitto nei quarti e in semifinale due tra i judoka giapponesi più forti. Una sorpresa sì, ma fino ad un certo punto, essendo Bruyère il vice campione del mondo con finale persa a Il Cairo per soli due punti. [...] è da tempo uno dei migliori atleti nella categoria 73 kg. Torinese, nato a Carmagnola, studia Scienze Motorie e, un giorno, gli piacerebbe fare il fisioterapista, non prima però di essersi messo al collo ancora qualche medaglia. E dire che papà Gabriele, avvocato, avrebbe voluto facesse il calciatore, così come per fratello Alessandro, classe ”82. Invece, entrambi hanno ascoltato mamma Lucia, psicologa e insegnante liceale di filosofia, che li spinse verso il judo seguendo le indicazioni dello psicopedagogo Marcello Bernardi che volevano questo sport come ottimo strumento educativo. Oggi entrambi militano nel Gruppo Sportivo delle Fiamme Azzurre e sebbene Francesco sia ”il Platini del judo italiano” (definizione paterna) anche Alessandro, studente di Filosofia con futuro da giornalista sportivo, ha vinto gli italiani nel 2001 e il bronzo agli Universitari di Mosca nel 2004. I due fratelli sono molto uniti e il loro percorso è sempre andato di pari passo da quando il papà li portò alla palestra Hirackudo: avevano rispettivamente cinque anni e mezzo e quattro. Sempre insieme: all’Akiyama di Settimo Torinese, allievi di Raffaele e Pierangelo Toniolo, quindi al liceo scientifico Segrè ed al Centro Ginnastico di Torino sotto la guida del polacco Janusz Pawloski: ”Sono molto legati - dice Gabriele Bruyère - e quando va male ad uno, ecco subito il fratello pronto a sorreggerlo”. [...] E chissà se nelle loro vene c’è ancora sangue francese del trisnonno paterno che, Maresciallo di Napoleone III, giunse in Piemonte per non andarsene più, innamorato di questa terra per la quale morì combattendo nella prima guerra mondiale. Beninteso che loro sono italianissimi e per l’Italia salgono sui tatami di tutto il mondo decisi a vincere il più possibile. [...]» (Roberto Pavanello, ”La Stampa” 6/2/2006).