Varie, 4 febbraio 2006
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Cagni Luigi
• Brescia 14 giugno 1950. Ex calciatore. Allenatore. Nel 2008/2009 qualche giornata sulla panchina del Parma (B). Dal gennaio 2006 al novembre 2007 e di nuovo dall’aprile 2008 alla fine del campionato 2007/2008 su quella dell’Empoli. Ha cominciato nella stagione 1988/89 guidando le giovanili del Brescia. Poi, Centese, Piacenza, Verona, Genoa, Salernitana, Samp e Catanzaro • «[...] La mia infanzia è stata povera, poverissima. Per questo sono di sinistra, anche se preferisco un sistema in cui il candidato lo scelgo io e non mi viene imposto da un partito. Mio papà Giuseppe, detto Erminio, era fabbro. Faceva le reti dei letti. Nel quartiere più malfamato di Brescia, quello del Carmine. Pieno di ladri di biciclette e di puttane. A molte delle quali mio padre faceva il letto. Lui aveva la gobba e io da bambino mi vergognavo. Che stupido. Crescendo mi ci affezionai, gliela toccavo e ridevamo insieme. Coi primi soldi comprai un bar-trattoria e ci misi a lavorare i miei genitori. Papà aveva mani da fabbro, dita grosse, e spaccava tanti bicchieri al momento di lavarli [...]» (Gianni Mura, ”la Repubblica” 4/3/2007) • «[...] il Busili era la trattoria di Gigi Cagni, la rilevò nel Sessantotto. ”Busili vuol dire ”buco’, la presi per mia madre Adriana e mio padre Erminio. Osteria e trattoria a Brescia, nel quartiere del Carmine, in un piccolo vicolo chiuso, una rientranza di via San Fausto. Lo presi con i primi soldi guadagnati nel Brescia: 12 milioni di lire, licenza e affitto [...] mia madre faceva dei casonsei fantastici, sono ravioli burro e salvia. [...]» (Giampiero Timossi, ”La Gazzetta dello Sport” 21/1/2007) • «[...] una partita, giocata tanti anni fa: ”Piacenza- Cesena, la partita perfetta. Finì 1-0, stavo a Piacenza da tre anni, quel giorno mi sembrò di assistere a un allenamento. Nel senso che tutto quello che avevo detto ai miei giocatori lo rivedevo in campo. Restai in silenzio per 90’, non è mai più successo” [...] giocava nella Sambenedettese, ”libero all’antica, ultimo baluardo di una difesa spesso poco attrezzata”, come racconta il dizionario del calcio italiano. [...]» (Giampiero Timossi, ”La Gazzetta dello Sport” 26/9/2006) • «’I sogni non esistono, serve il lavoro quotidiano, il gruppo, senza chiacchiere” Il suo Piacenza negli anni 90 era autarchico. L’Empoli quasi. un caso? ”No. Ma io non ce l’ho con gli stranieri. Ce l’ho con quelli scarsi...” [...] l’esperienza di Catanzaro, dove fu esonerato e pure colpito da una bottiglietta [...] ”[...] Tutti sapevano chi era il deficiente che mi ha colpito, ma nessuno ha fatto nulla. E poi mi sono trovato davanti a un vicepresidente costretto a sentire quattro capi ultrà che mi dicevano ”lei se ne deve andare’’ [...]. Nereo Rocco lo vide a 20 anni. ”Mona, ti gà sempre il sedere par tera, mi disse al Viareggio...” [...] Quando non allena cosa fa? ”Leggo. Il potere dell’intenzione di Dyer mi ha cambiato molto. Ho imparato a meditare. Mi sento più sereno e più obiettivo. Ho letto anche il primo libro del Dalai Lama, ma l’ho trovato troppo integralista [...]”» (Paolo Tomaselli, ”Corriere della Sera” 20/2/2007) • «[...] Era l’aprile del ”95, Moratti aveva appena preso l’Inter e la squadra andava male. L’allenatore era Bianchi. Un giorno mi chiama Mazzola, che faceva il diesse, ”il presidente ti vuole conoscere” [...] Ero un giovane tecnico sulla breccia. Incontrai Moratti nello studio che era stato del padre, ricordo le fotografie appese al muro delle coppe Intercontinentali... e poi un particolare curioso, lui che non resta al di là della scrivania, ma prende una sedia e si mette accanto a me [...] Parlammo di un sacco di cose, non solo di calcio. Era l’anno che voleva prendere Cantona, sapeva tutto di quel francese, l’aveva proprio stregato. Mi congedò con un sorriso grande così. Tornato a casa, mi chiama Mazzola: ”Sei grande, è fatta, lunedì vieni in sede a firmare”». C’era in mezzo la domenica del derby. «L’Inter vince fortunosamente, Moratti si entusiasma. Era il suo primo derby da presidente. Mazzola chiama domenica notte, costernato, ”ha deciso di confermare Bianchi”». Che venne esonerato dopo tre o quattro partite la stagione seguente (’La Gazzetta dello Sport” 4/2/2006).