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 2005  ottobre 31 Lunedì calendario

APERTURA FOGLIO DEI FOGLI 6 FEBBRAIO 2006

Biglietti. Da venerdì prossimo al 26 febbraio si svolgeranno a Torino e dintorni le ventesime Olimpiadi invernali. Le cerimonie d’apertura e chiusura costeranno in tutto 28 milioni di euro (contro i 33 di Salt Lake City, i 60 di Sydney, i 100 di Atene). Il biglietto più popolare costa 250 euro, per i posti più ambiti ce ne vogliono 850. [1]

Brividi. «Soffri di più a una partita di calcio, ma all’Olimpiade ti vengono i brividi» (Franco Carraro, presidente della Figc). [2]

Cerimonie. «Le cerimonie sono l’evento televisivo più visto sulla Terra, più della finale dei mondiali di calcio. Due miliardi di spettatori da soddisfare sono un incubo per chiunque» (Marco Balich, produttore della K2006 che realizza le due serate). [3] Maurizio Crosetti: «Nel gigantesco calderone dello stadio Comunale rifatto e diventato Olimpico, la cerimonia d’apertura dei Giochi sarà una sintesi suprema di italianità, dove scegliere cosa togliere è quasi più importante che decidere cosa mettere: altrimenti si esagera col gusto e ci si nausea. Parole chiave: passione, bellezza, stile, tradizione, futuro. Qualche pagina dal libro di storia, qualche altra dal catalogo dei prodotti tipici, e tanta tantissima gente che corre, danza, pattina, scia, vola, atterra, seimila volontari dai sette agli ottantadue anni (Marisa Zambrini, prima donna pilota nella storia della Mille Miglia), che hanno chiesto l’aspettativa o si sono messi in ferie, si sono pagati il viaggio e le spese e semplicemente essendoci diranno che l’Italia sono loro, non questo paese sgangherato che emerge dalla cronaca di tutti i giorni, e che dentro uno stadio si può ancora stare bene, giocare, emozionarsi, dimenticare fascisti e svastiche, ululati ultrà e facce da galera». [4]

Costi. Il budget approvato dal Toroc (il Comitato che ha organizzato i Giochi) prevede costi per 1223 milioni di euro e ricavi per 1182, con un disavanzo di 41 milioni che verrà coperto dal Comune. [5]

Doping. Il problema è questo: per il Cio (il Comitato olimpico internazionale) il doping è illecito sportivo, per la legge italiana è un reato penale. Mesi fa il sottosegretario Pescante chiese una sorta di moratoria per allineare l’Italia alle norme del Cio, spiegando che altrimenti le defezioni di atleti stranieri (più o meno dopati) spaventati dalla possibilità di finire in galera non si sarebbero contate. [6] stato accontentato: un provvedimento del ministro Storace firmato il 27 gennaio ha temporaneamente sospeso la legge (dal primo febbraio al 31 marzo). [7]

Feste. Oggi il concetto delle Olimpiadi si è evoluto, a cominciare dal modo in cui sono promosse. Pierino Gros (medaglia d’oro dello slalom a Innsbruck ’76): «Quello di Torino 2006 è un evento mediatico che coinvolgerà 3 miliardi di persone. Non puoi più lanciare in aria i palloncini colorati alla cerimonia inaugurale e cavartela, come succedeva ai miei tempi. Oggi ci vuole uno spettacolo colossale e sofisticato, che susciti la meraviglia. Si sono imposte nuove problematiche, come quella della sicurezza. Le Olimpiadi erano nate come festa libera, ora sono una festa in libertà vigilata. Per necessità». [8]

Fiaccola. Il viaggio della fiaccola olimpica verso Torino è stato piuttosto complicato, colpa delle «solite ”farfalle rosse” che se ti vedevano con la fiaccola non ti lasciavano passare o ti davano del killer». Pierangelo Sapegno: «Ce l’avevano sempre con la Coca-Cola, che è lo sponsor di questo viaggio verso Torino e l’inizio delle Olimpiadi. Ma non è un viaggio. una fatica. dall’8 dicembre, da quando è partita da Roma, con Claudio Baglioni che correva a piazza Navona cantando ”strada facendo”, che si va avanti così, negli intoppi e nelle grane. Strada facendo. Può darsi che la fiamma olimpica sia poi solo la parabola di queste Olimpiadi che stanno per cominciare e che prima di partire qualche problema l’hanno avuto, a dir poco, fra i soldi che mancano e le polemiche che non sono mai mancate. Come dicono quelli che se ne intendono, ”è tutto bene quel che finisce bene”. Non conta il viaggio, conta l’arrivo. Mettiamola così». [9]

Gare. La gara da non perdere? «E me lo chiede? Lo slalom di Rocca» (Evelina Christillin, vicepresidente vicario del Toroc). [10]

Giorni. Il giorno più bello? «Il 19 giugno 1999, a Seul. Nessuno pensava di vincere. Nessuno». Quello più brutto? «Ottobre 2004, quando è emersa una situazione finanziaria difficile e il Cio ha espresso perplessità al governo sull’organizzazione dei Giochi» (Christillin). [10]

Incubi. «A Sydney 2000, andando con i membri Cio all’inaugurazione, ci eravamo persi perché l’autista non conosceva la strada. Nel mio incubo più terrificante sogno i pullmini con gli ospiti di prestigio che vagano smarriti per Torino. Una paura del tutto irrazionale: l’albergo del Cio è a pochi metri dallo stadio Olimpico...» (Christillin). [10]

Metropoli. Le Olimpiadi faranno di Torino la prima metropoli alpina del mondo. Gianni Perrelli: «Nel mondo esistono solo due comprensori invernali in grado di calamitare grandi masse turistiche. Le Alpi e, in America, le Rocky Mountains che hanno però gli impianti prenotati fino al 2020. Con le nuove strutture sparse fra Sestriere, Bardonecchia, Salice d’Ulzo, Sansicario, Pragelato, Cesana, tutte rispettosissime dell’ambiente, la provincia di Torino deve catturare gli appassionati di sport invernali d’Europa, ma anche del Giappone, che non sanno dove sfogare la loro passione». [11]

Operai. Ai Giochi ci sarà gloria anche per gli operai. Crosetti: «La cerimonia inizierà infatti a colpi d’incudine, potentissimi boati nel silenzio enorme, e scintille rosse verso il cielo notturno. La Torino che lavora, e lavorava, e non ha mai smesso». [4]

Pil. Torino, al contrario di Atene, non ha costruito cattedrali nel deserto. Perrelli: «Le Olimpiadi, secondo l’avvocato Agnelli, avrebbero dovuto sprigionare per Torino la scossa che rappresentò Maastricht per la finanza europea. I Giochi significano anche una linea di metropolitana, il passante ferroviario, l’aeroporto ristrutturato, parcheggi interrati in centro, il quartiere residenziale del villaggio olimpico [...] Una rivoluzione urbanistica che nell’ultimo anno ha trasformato la città in un gigantesco cantiere. Che ha provocato ingorghi, disagi, lamentele. Ma che, secondo uno studio dell’Università di Torino, incontra l’approvazione di 90 cittadini su cento. Se non altro perché costituirà da subito una boccata di ossigeno per un’economia che langue, con una crescita del 4 per cento del Pil nella provincia (e dello 0,2 a livello nazionale)». [11]

Pubblico. A un mese dall’inaugurazione era stato venduto solo il 60 per cento dei biglietti. Il ”Wall Street Journal” fece subito notare che «nello stesso periodo a Salt Lake City era già stato venduto il 95 per cento dei tagliandi e a Nagano l’89 per cento». Secondo il quotidiano, che già paventava ”Olimpiadi senza pubblico”, era tutta colpa delle carenze strutturali, vedi ad esempio «la scelta di svolgere le gare più popolari in impianti con una capienza limitata» (il pattinaggio di figura sarà ospitato al Palavela con 8.000 posti disponibili mentre a Salt Lake City i posti erano 17.500). L’obiettivo degli organizzatori è vendere l’80 per cento del milione di biglietti disponibili. [1] A una settimana dalla cerimonia d’apertura i tagliandi venduti erano 700.000. [12]

Target. Per ”proteggere” i Giochi il Viminale impiegherà almeno 15 mila uomini (sei per ogni atleta). Già da alcuni giorni sono state schierate batterie antimissili a protezione delle valli olimpiche. Ai primi posti nell’elenco dei target più sensibili ci sono gli obiettivi Usa: il villaggio televisivo della Nbc (ospiterà oltre duemila persone); gli stadi del ghiaccio che ospiteranno le gare di hockey e di pattinaggio (il pala Isozaki tiene dodicimila spettatori); i tre villaggi per atleti (Torino, Sestriere e Bardonecchia). [13]

Tedofori. Il gioco, come sempre, è indovinare chi sarà l’ultimo tedoforo. Crosetti: «Sarà davvero Tomba, il più glorioso e il più ovvio? O magari la Belmondo, la Compagnoni, oppure un’idea collettiva tipo la staffetta d’oro di Lillehammer? Di sicuro, in cima al braciere quintuplo e alto 57 metri ci si arriverà in modo speciale, volante, così che facciano ”oooh” come i bambini della canzone non solo i due miliardi e passa a casa, ma soprattutto i 35 mila allo stadio e tra loro i quaranta capi di stato e di governo: hanno già detto che verranno anche Laura Bush, Cherie Blair, Angela Merkel e il presidente tedesco Kohler, mica pizza e fichi». [4] Emanuela Audisio: «A Lillehammer tentarono la stravaganza: la fiamma olimpica doveva arrivare in cima al trampolino, l’atleta doveva afferrarla e saltare giù, atterrando nel punto esatto in cui si trovava il tedoforo finale, un non vedente. Peccato che alcuni giorni prima il saltatore Ole Gunnar Fidjestoel, che in precedenza non aveva mai sbagliato, prese troppa velocità e si sfracellò». [14]

Torinesi. Sui Giochi incombe una figura acquattata e un po’ sinistra: il Torinese Tipico. Maurizio Crosetti: «Il Torinese Tipico non vede l’ora che le Olimpiadi siano finite: ha paura del traffico, dei prezzi in salita, dello straniero soprattutto se allegro, della gente in special modo se felice, è infastidito dai controlli, teme per il frastuono dei concerti serali in centro. Un tipico esempio di Torinese Tipico è rappresentato dal filosofo Gianni Vattimo, già teorico del pensiero debole di cui viene dato qui di seguito un esempio: ”Scappo da Torino, certo che per i Giochi me ne vado, figurarsi se rimango in tutto quel caos!”. Come lui, altri Torinesi Tipici, per lo più professionisti snob, hanno già architettato la fuga, complici alcune tipiche agenzie di viaggio torinesi. Meglio sarebbe, per il futuro un po’ meno tipico di questa città, che costoro, a Giochi fatti, ritardassero il ritorno». [15]

Torino. Dice: i Giochi rappresentano, per la cifra investita, una manovra finanziaria che oscilla tra gli 8mila e i 10mila miliardi di lire. Ma vivono l’incognita legata al futuro. Tony Damascelli: «Che sarà della pista di bob, del trampolino dei salti, dei vari palazzetti e contenitori quando il tripode verrà spento? O Torino si legherà ai grandi network internazionali, trasformandosi in città evento, sede di avvenimenti di arte e spettacolo, concerti e fiere di respiro mondiale, o dovrà arrendersi e tornare a una dimensione di travet, come è capitato con Italia ’61, dedicata alle celebrazioni dell’Unità del Paese e arrugginita, in seguito, in un cimitero di elefanti». [16]

Turisti. Secondo gli esperti di marketing le Olimpiadi sono la miglior occasione dei prossimi cent’anni per rivalutare la città. Perrelli: «Torino non abdica al suo ruolo di capitale italiana dell’auto. Ma, svelando tesori tenuti nascosti e avventurandosi sul terreno di un’imprenditoria più variegata, relega sullo sfondo la vocazione manufatturiera e si candida al rango di portabandiera della modernità. Con l’obiettivo di attirare non più solo i manager, ma i turisti fino a ieri trascurati, e domani da calamitare con le regge, i musei, le fiere, il design, i vini, gli impianti sciistici e le prelibatezze gastronomiche della provincia. La speranza è che il flusso dei visitatori già nel 2006 raddoppi: dagli attuali due milioni ai quattro. Le Olimpiadi durano 17 giorni. La metamorfosi di Torino è chiamata a produrre effetti per decenni». [11]

Vetrine. I Giochi saranno una vetrina pure per il Lingotto, uno degli sponsor principali. Montezemolo: «Il più importante, e ne siamo orgogliosi. Un impegno da 40 milioni di euro con oltre 3 mila auto e 1.200 autobus Iveco messi a disposizione di atleti, giornalisti, organizzatori, ospiti». Prima uscita, il gala d’inaugurazione. «Con tante delegazioni internazionali, e tra loro anche tanti amici: fare bene gli onori di casa, per tutti noi, non è solo un desiderio, è un obbligo. E sarà davvero una vetrina, per Torino e per la Fiat. Mi farà molto piacere incontrare, per esempio, Angela Merkel». [17]

Villaggio olimpico. I 90 mila metri quadrati della cittadella olimpica torinese ospiteranno 2.500 persone (altrettante abiteranno nei villaggi di Sestriere e Bardonecchia), in 750 appartamenti per lo più bilocali da 60 a 80 metri quadrati. Crosetti: «Bisogna ricordare che senza queste casettine in tinta pastello non si sarebbe neppure approvato il bilancio del Toroc, e probabilmente non si sarebbero svolti i Giochi: perché i 41 milioni di euro di passivo nel suddetto bilancio sono stati ”superati” con la garanzia di vendita, da parte del Comune, proprio di un terzo del villaggio. L’idea del sindaco Chiamparino che ha salvato le Olimpiadi e permetterà al signor Pautasso, al signor Russo e al signor Hu di comprarsi la loro casa proprio qui, nella prossima estate, a cifre che assicurano competitive». [18]

Volontari. Ventimila entusiasti copriranno 350 attività, dall’accoglienza agli impianti. [19] Pierino Gros, ”sindaco” dei volontari: «Tutto è organizzato nei minimi particolari, ma il giorno in cui dovessimo aspettare mille volontari e ne arrivassero cinquecento, beh, lì ci potrebbe essere qualche problema». [20]