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 2006  febbraio 02 Giovedì calendario

Il signore delle mosche: prove inconfutabili dell’esistenza di Satana, 20. The Little Mad Scientist Mentre non so quante migliaia di telecamere zoomavano su mezzo pianeta che si genufletteva davanti alla bara di un probabile santo, lui, Michele Capozzi, detto dai suoi amici travestiti newyorchesi ”Little Mad Scientist”, il suo minuto di raccoglimento lo arrangiava a modo suo

Il signore delle mosche: prove inconfutabili dell’esistenza di Satana, 20. The Little Mad Scientist Mentre non so quante migliaia di telecamere zoomavano su mezzo pianeta che si genufletteva davanti alla bara di un probabile santo, lui, Michele Capozzi, detto dai suoi amici travestiti newyorchesi ”Little Mad Scientist”, il suo minuto di raccoglimento lo arrangiava a modo suo. Dietro a un albero, acquattato con la nigeriana raccattata due minuti prima alla periferia di Genova, a diffondersi con infinita pazienza e puntiglio didattico su come si fa correttamente una sega, che solo apparentemente è una cosa facile. Perché loro, le nigeriane, il sesso lo fanno ma gli fa schifo e allora giù a spiegarle con dolcezza che la sega «è un’arte, ha la sua metrica, come saper cucinare un uovo al tegamino». Sempre più un inferno i marciapiedi italici per le nigeriane battone che, quando si salvano dalle retate della polizia o dalla pedagogia di Little Mad Scientist e dei suoi seguaci, finiscono negli agguati del prete polveroso e miope che sbuca dalla Fiat Marea agitando bibbie e rosari, e urlando come un ossesso «Niente paura, Don Benzi è con voi, Jesus loves you, but Jesus not loves your job, understand me?». Due missionari estremi, con un approccio radicalmente diverso alla pulsione. Il Prete Redentore è per la rimozione, il che lo condanna ad ammazzarsi di fatica sul lungomare infestato di zoccole e zanzare tra Rimini e Ravenna. Lo Scienziato Pazzo è per la dissipazione. Un corpo in balia di se stesso. Si ammazza anche lui, si ammazza di seghe, nel senso più batailliano della dépense, dello spargimento di seme come spreco illimitato. Macchina autoreferenziale alla Duchamp, allo stesso tempo materia prima, produttore, consumatore e discarica di un ciclo che è impresa demente allo stato puro. Un Lucio Dalla erotomane che ha perso lo spartito e anche la strada di casa e, invece di cantare Gesù Bambino a Sanremo, ulula sotto qualunque luna. Se non è tra i vicoli di Genova o al Caffé Lebowski, lo trovi con le sue berline d’epoca che puzzano di sperma a Milano sotto il Pirellone che dà un passaggio interessato a un trans (il vantaggio di ospitare un trans, non hai nulla da insegnargli) o alla Bocconi che spiega agli studenti le catene tra eros e destino. Vive a New York in una barca sul fiume Hudson dove, oltre a ospitare spargitori del suo stampo e le più arrapanti pornodive di ogni tempo, scrive saggi sul monumentale clitoride di Vanessa del Rio o su Misty Beethoven, il più bel film hard di ogni epoca, versione sporcacciona di My Fair Lady ambientata a Pigalle. Campa quanto basta, facendo di notte l’esploratore urbano della Grande Mela con la sua Chevrolet sgangherata, sexy tour per turisti facoltosi. Di questi tempi gira con una copia in tasca di Pornology New York, l’ultima opera del suo lussurioso ingegno. Un video sulla New York che non c’è più, sterilizzata da quel fobico maniaco di Rudolph Giuliani, raccontata da quattro sballatoni che si sono bevuti il cervello a furia di flagellarsi di fruste e orgasmi la ciccia mai geometrica, l’enormità di qualunque corpo purché respiri, dentro e fuori l’Hell Fire, il mitico locale sadomaso, che oggi non esiste più, si chiama ”Il Vento”, ed è un ristorante che fa cucina italiana. Giancarlo Dotto