Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2005  marzo 24 Giovedì calendario

Boncompagni dalle ”sorcomute” a Dio, che perdonerà quasi tutti, Panorama, 24 marzo 2005 Mentre chiacchieriamo sul divano nella casa romana di Gianni Boncompagni, non un attimo cessa la musica di Maurice Ravel che esce da un grande computer

Boncompagni dalle ”sorcomute” a Dio, che perdonerà quasi tutti, Panorama, 24 marzo 2005 Mentre chiacchieriamo sul divano nella casa romana di Gianni Boncompagni, non un attimo cessa la musica di Maurice Ravel che esce da un grande computer. A casa sua la musica è come l’aria che si respira, indispensabile. I dischi in vinile della sua collezione erano divenuti 40mila prima che un rigattiere li portasse via, dopo essere rimasto di stucco innanzi all’esistenza di tali meraviglie. Boncompagni, in attesa di tornare a farla, la televisione, lei la guarda? «Pochissimo. Già il farla mi sembra abbastanza grave». Quel revival di tarda sera del suo amico Renzo Arbore l’ha visto? «L’ho guardato. Bravissimo. Renzo è garbato, di talento, sa creare l’atmosfera. Mia madre lo adorava, tanto da avergli regalato una tovaglia cui lui teneva tanto». Il quotidiano cui lei collabora, ”Il Foglio”, ha scritto che non è poi così alternativo portare in tv Marisa Laurito. «Ciascuno ha il suo clan, i suoi amici». Non è che anche quello di Arbore sia un birignao per gli aderenti alla combriccola... « un birignao alla Arbore. Di qualità». E tutto il resto della tv? Pensa che Dio perdonerà gli autori e i responsabili dei reality, per esempio la gente che ha pensato e prodotto ”L’isola dei famosi”? «Li perdonerà senz’altro. Era un’ideuzza a un tempo in cui il varietà non esiste più». Lei ha un record al mondo, quello di aver cacciato da una sua trasmissione l’attuale Superman della tv di intrattenimento, Paolo Bonolis. «Non me ne pento affatto. Paolo non era in sintonia con l’atmosfera di ”Non è la Rai”. Non faceva altro che dire ”alcunché” e io gli chiedevo se lo facesse apposta, dato che nessuno parla così». Lei passa anche come il padre delle veline e letterine. «Lo ammetto. Anche se le mie ragazze erano molto diverse da quelle di oggi. Erano ragazze carine, normali. Molto accattivanti, ma non ”mignottesche”. Quelle di oggi d’essere delle ”markette” ce l’hanno scritto in fronte. E poi sono tutte uguali. E per giunta, a differenza delle mie, parlano. E questo Dio non glielo perdonerà mai. Le mie erano mute, le chiamavano ”sorcomute”». E in tema d’informazione politica era meglio Enzo Biagi o l’attuale conduttore di ”Batti e ribatti”, Riccardo Berti? «Biagi, non c’è gara». Michele Santoro lei lo rivorrebbe in televisione? «Preferirei tornasse Biagi. Santoro è troppo fondamentalista e aggressivo. Di lui non sento il bisogno». Com’è che lei, quello della coppia storica Arbore-Boncompagni passava come il ”futile”, è diventato un collaboratore di un giornale sofisticato come ”Il Foglio”? «È stata una sorpresa anche per me. Avevo visto a cena Giuliano Ferrara, che rideva a qualcuna delle mie battute. Tanto che aveva fatto scrivere a uno dei suoi giornalisti più bravi, Stefano Di Michele, una mia biografia in un’infinità di puntate che aveva avuto un certo successo. Poi è venuta la collaborazione. Ci lavoro parecchie ore al giorno». A lei ”Il Foglio” piace? « un giornale di nicchia fatto molto bene. molto simpatico quello che scrive ogni giorno l’Andrea’s version...» Andrea Marcenaro. «Molto bravo, anche se un po’ terrorista». Chi dei suoi amici legge e approva quello che scrive per ”Il Foglio”? «Mi telefona spesso Francesco Cossiga, cosa che mi fa piacere». In linea generale Dio perdonerà quelli che fanno la televisione? «Credo di no. Nella spasmodica ricerca dei livelli di ascolto, la televisione s’è abbassata di qualità. Quella rincorsa del pubblico pur di vendere la pubblicità si sta rivelando letale. E poi Dio non perdonerà alla televisione di aver fatto pubblicità a Padre Pio, che un po’ è un suo rivale. Mentre perdonerà il cinema, lì dove Mel Gibson ha fatto un film che parla di lui». La televisione sarà sempre peggio? «La televisione generalista, quella che si rivolge alle masse e dunque alle persone anziane, certamente sì. Resterà la televisione di nicchia, quella che paghi per vederla, la televisione dei David Letterman». E quella messe di belle ragazze più svestite che vestite a condire ogni tipo di trasmissione, Dio le perdonerà? «Penso proprio di sì. Quelle ragazze sono sue creature, ne è stato lui designer. Come fa a non essere contento che siano talmente attraenti?». A lei Fabio Fazio piace? «Non è mai banale». E Piero Chiambretti? «Lei mi sta citando il meglio della televisione odierna».  più ”pornografico” Costantino o Rocco Siffredi? «Costantino, fuori di dubbio. Quello proprio non lo capisco, e non capisco perché piaccia a una parte del pubblico femminile». A Maurizio Costanzo hanno rimproverato che nelle sue trasmissioni una volta c’era Giovanni Falcone e oggi c’è Costantino Vitagliano. « stata una battuta del povero Alberto Castagna che so essere stata presa male da Maurizio. Io penso che lui in televisione abbia fatto talmente tanto, talmente di tutto, compresa la tv più seria e dura, da potersi permettere oggi un Costantino. E del resto Maurizio è talmente ingordo di scrivere e di fare da non poter sostare un attimo. Sono sicuro che le scritte sui muri della città è lui a farle, la notte. Pur di non stare mai fermo, pur di non lavorare». Quando battagliavano Bonolis e ”Striscia la notizia” lei per chi tifava? «Per Bonolis. In quella contesa era lui l’innovatore. Antonio Ricci arrancava». Era migliore la televisione di una volta, quella targata Ettore Bernabei? «Niente affatto. Era una televisione bigotta, quella che mandava le sorelle Kessler con le gambe fasciate da una calzamaglia nera. E poi era un palinsesto televisivo di poche ore al giorno. Una televisione dov’era bravissimo un regista come Antonello Falqui, quello che si poteva permettere trasmissioni che avevano come protagonisti un Walter Chiari o una Mina, autori come Roberto Lerici. Solo che una tv del genere, a farla oggi, costerebbe delle cifre spropositate». E la radio lei l’ascolta? «Assolutamente no, naturalmente con le dovute eccezioni, a cominciare dalla trasmissione di Fiorello su RadioDue. Per il resto trovo la radio dei dj letteralmente insopportabile. un diluvio di frasi scontatissime, dove non senti mai qualcosa di interessante e sorprendente. E a proposito di Fiorello, sa che io lo avevo portato a Mediaset perché volevo lui a ”Non è la Rai”? Lo videro arrivare con i capelli lunghi e unti e non ne vollero sapere. A quel tempo in Mediaset c’era un certo perbenismo». Lei si autodefinisce di sinistra, di destra o di niente? «Ho un vecchio amore per la sinistra ma ogni tanto subisco qualche deviazione...». Verso il niente? «Perché, c’è altro?». Con chi le piacerebbe tornare a fare la tv? «Con Pippo Baudo. un siciliano passionale che a me piace molto». Giampiero Mughini