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 2006  febbraio 02 Giovedì calendario

GYANENDRA

GYANENDRA Bir Bikram Shah Dev Katmandu (Nepal) 7 luglio 1947. Ex re del Nepal (2001-2008) • «Il tempio induista di Pashupatinat, dove si cremano i cadaveri sulla riva del Basmati, contiene le rappresentazioni di tutte le 330 mila divinità del Nepal. Tutte meno una. L’effige dell’ultimo re, Gyanendra, non è mai stata posta insieme alle altre immagini dei sovrani della dinastia Shah che hanno governato il paese [...]. Gyanendra è considerato l’incarnazione di Vishnu, ma il quadro con la sua foto non sarebbe durato a lungo sulle pareti della pagoda, la gente l’avrebbe subito distrutto. Nessun sovrano è mai stato così impopolare tra il suo popolo [...] Divenne re nel 2001, in seguito a un massacro nel quale morirono suo fratello Birendra, sovrano in carica, e otto membri della famiglia. Dai tempi dei Romanov, nessuna famiglia reale era più stata annientata in questo modo. La colpa fu data al giovane principe Dipendra: ubriaco, avrebbe ucciso tutti nel palazzo prima di suicidarsi. Una versione ridicola, alla quale nessuno credette, senza che si potesse però impedire l’ascesa al trono del nuovo legittimo, e sospetto, erede. Appassionato di astrologia, di sigarette e di auto lussuose, Gyanendra e la serafica e ingioiellata consorte, la regina Komal, non hanno fatto assolutamente nulla per migliorare le condizioni del loro popolo, tra i più poveri del mondo. Quando uno dei suoi consiglieri propose di trasformare in scuole e ospedali alcune residenze reali , il re gli fece notare che era uscita una nuova limousine Mercedes e gli ordinò di comprarla. Degno di tanto padre, il figlio Paras girava armato e ha ucciso, senza risponderne mai, un cantante nepalese molto popolare. Incapace di comprendere quello che gli accadeva intorno, Gyanendra aveva abolito i poteri del parlamento nel 2005, restaurando la monarchia assoluta e rifiutando di venire a patti con i maoisti. Ma nel 2006, dopo anni di guerriglia e 13 mila morti, ha dovuto cedere il potere indicendo elezioni che hanno ovviamente premiato i suoi nemici e l’hanno estromesso dal regno. [...]» (Vittorio Sabadin, ”La Stampa” 29/5/2008).