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 2005  febbraio 23 Mercoledì calendario

La saggezza post-ideologica della mamma di Rosy, Corriere della Sera, mercoledì 23 febbraio 2005 «Come dice mia mamma: ”Magari te n’importasse qualcosa di queste critiche

La saggezza post-ideologica della mamma di Rosy, Corriere della Sera, mercoledì 23 febbraio 2005 «Come dice mia mamma: ”Magari te n’importasse qualcosa di queste critiche. Almeno dedicheresti qualche ora in più a te stessa e un po’ meno al lavoro». Eccola, Rosy Bindi, la più attaccata di Montecitorio. Francesco Storace, domenica scorsa, davanti alle iscritte ad An, ha detto: «E non parliamo della Bindi, che non è neppure una donna...». Non è stato il primo e non sarà, probabilmente, l’ultimo perché Rosy Bindi è il paradigma di quanto un maschio italiano rifugge e avversa, sin dai primi giorni alle elementari: è la compagna di scuola brava, intelligente ma oltraggiosamente libera dal più antico (e piacevole) ricatto del mondo, giacché non le importa, né forse mai le è importato, farsi carina per piacere a un «lui» o, in generale, a «loro». Già al liceo, Rosy non voleva «piacere»: aspirava al gradimento della comunità, alla stima, al riconoscimento della sua leadership. Roba per cui non servivano neppure le calze di nylon: «Ho portato i calzettoni fino a sedici anni. Il che non mi impediva di andare alle feste. Ballare mi è sempre piaciuto». Dica la verità, da ragazza non la faceva soffrire essere quella «intelligente ma...»? Tra i 14 e i 20 anni si desidera disperatamente essere in tutto e per tutto come gli altri. «Da ragazzi, è vero, si tende al conformismo e un po’ mi è costato discostarmi dai modelli. Non è stato semplice attraversare le varie fasi della vita, i vari ambienti... Però i miei compagni di scuola erano gran signori, di piccoli Storace non ne ho mai trovati. In classe ero molto amata, e rispettata. Come rappresentante di classe prendevo voti a valanga». La politica, già allora. Ma non le è mai capitato di mettersi a piangere per una battuta cattiva di un compagno? «Una volta, avrò avuto 17 anni, uno della mia classe disse: ”Certo, se la Bindi fosse bella quant’è intelligente, sarebbe miss Mondo”. C’era dell’affetto, nelle sue parole, mica del disprezzo. Mi intristisce dirlo, ma solo facendo politica ho incontrato persone che, per dirla con Arturo Parisi, più che uomini sono ”maschi”. Ricordo ancora la battuta di Berlusconi a Brescia. Presentava la candidata di An, mi pare, e disse: ”Mica come la Bindi, quella che è più intelligente che bella”. La politica è più barbara della società che dovrebbe rappresentare, non per niente marginalizza le donne che infatti l’abbandonano, fuggono». La frase di Storace non l’ha amareggiata... «Se pensano di ferirmi con questi sistemi, stanno freschi. Quando mi hanno riferito la battuta di Storace, la mia prima reazione è stata: ”Stava male”. Era così evidente che quella dichiarazione si sarebbe rivelata un boomerang... E poi con lui i rapporti son sempre stati buoni. O, almeno, non proprio pessimi». Però, come dice anche la sua mamma, lei ama proprio andare in controtendenza. I suoi colleghi, e le sue colleghe, stanno a dieta, imparano a darsi uno stile, si curano... «Mia madre dice: ”In questa società, come fai a non tener conto dell’immagine?”. Ma io ne tengo conto. A dieta mi ci metto, perché è una questione di salute e, detto fra noi, presumo anche di avere un mio stile, una mia eleganza, rispetto ai tacchi a spillo, alle ostentazioni che non sempre mi sembrano eleganti. La cura di sé è indispensabile, quello che non mi piace è trasformare attraverso l’immagine la verità di se stessi». Nessuno mette in dubbio la sua cura per la persona, ma con tutta evidenza certe concessioni ai riti del maquillage vengono da lei considerate semplicemente superflue. Se non insopportabilmente, peccaminosamente, frivole. « vero, non mi trucco, ma non ho niente contro chi lo fa: se vado in tv, anch’io metto il fondotinta, un po’ di rossetto. Però, capisco cosa intende dire, io sono fuori da certi cliché e, soprattutto, sono anomala nel modo di concepire la politica. Col potere non ci ho mai giocato, mi si riconosce un certo coraggio nell’aver portato avanti le mie idee sia ai tempi di Tangentopoli che da ministro della Sanità...». Insomma, la attaccano perché troppo indipendente. «Mi attaccano anche perché col potere ho un rapporto diverso da quello degli uomini. Per questo, pensando alla frase di Storace, mi vien da dire che mai battuta fu più inopportuna. Posso permettermi di fare politica come la faccio, proprio perché sono una donna». Però, ci sarà un motivo se i politici stanno tanto attenti all’immagine, non le pare? «Se Berlusconi, che è un gran calcolatore, nella conferenza stampa di fine anno cita il suo lifting e il trapianto di capelli è perché pensa di essere in sintonia con questa società. Io, invece, me ne frego. Credo che un politico debba dedicare un’ora alla cura della propria persona e ventitrè al lavoro». Niente rossetto e capelli sale e pepe? «Ma le cose naturali non son più belle? C’è bisogno di verità, di autenticità, in politica. A cominciare da noi stessi». Maria Latella