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 2006  febbraio 01 Mercoledì calendario

Festa Giuseppe

• Nato a Napoli nel 1943. Falsario. «[...] commerciava in orologi falsi. Ma non sulla bancarella o in negozio. Era un grossista, Giuseppe Festa. Anzi, il grossista. Il più grande e più organizzato e probabilmente anche il più ricco tra i tanti sui quali la Guardia di Finanza è riuscita a mettere le mani. [...] moglie tedesca e figli nati in Germania ma cresciuti a San Giuseppe Vesuviano [...] una vicenda emblematica di imprenditoria illegale. Quella di Festa era un’azienda a tutti gli effetti, con tanto di fiscalista, rappresentanti di zona e portafoglio clienti. E ovviamente con marchio registrato: ”Mister Watch”. Perché se si hanno ambizioni internazionali è meglio concedersi un tocco di internazionalità anche nel nome. Il Signor Orologio sul mercato straniero, però, non riuscì ad arrivarci: lo arrestarono prima, nel settembre del 2001, quando fu scoperto, presso uno sportello bancario di Lugano, anche un deposito di duecentomila dollari su un conto corrente riconducibile a Festa. [...] Oggi [...] la sua holding non c’è più. Ma quando c’era era un colosso. Capace di svariare dai marchi di lusso come Rolex o Panerai, a quelli commerciali, ma comunque griffati, come Gucci o Armani. Tutto rigorosamente contraffatto. Festa importava da Cina e Giappone facendo transitare la merce attraverso l’Austria, il Belgio, la Svizzera e la ”sua” Germania. Aveva basi e depositi in mezza Europa. Gli orologi più commerciali li faceva consegnare in un magazzino a Milano e in uno a Roma, e da lì li distribuiva in tutta Italia. Per i marchi di lusso, invece, il discorso era diverso: quelli preferiva farli in casa. In Asia acquistava casse e cinturini grezzi, in acciaio ma anche in oro. E poi quadranti, vetri, corone e movimenti automatici molto economici e però sufficientemente affidabili. A trasformare poi tutta quella roba in orologi di lusso ci pensava un piccolo laboratorio napoletano gestito dal figlio di Festa. Qui c’erano loghi e punzoni delle più prestigiose maison, anche se la maggior parte della produzione, in linea con le richieste del mercato, era assorbita dai modelli Rolex. Festa lavorava sulla quantità: cinquanta, sessantamila pezzi all’anno. Una volta due suoi uomini furono fermati per un controllo: avevano in macchina undicimila Rolex, roba che nemmeno a Ginevra se ne vede tanta. I clienti erano negozi, gioiellerie, solo raramente privati. Gli orologi in oro costavano dal milione e mezzo di lire in su, quelli in acciaio partivano dalle quattrocentomila. Considerando quanti la ”Mister Watch” ne produceva e quanti ne ha venduti in dieci anni, c’è da credere che il patrimonio di Festa vada ben oltre i duecentomila dollari trovati a Lugano» (Fulvio Bufi, ”Corriere della Sera” 1/2/2006).