Onda n. 6 4-10/02/2006, 10 febbraio 2006
Ha studiato per diventare geometra, ma per caso s’è trovato a fare l’attore. Federico Tocci, romano, è conosciuto ai più come Walter Battiston, poliziotto tra i più buoni de La squadra
Ha studiato per diventare geometra, ma per caso s’è trovato a fare l’attore. Federico Tocci, romano, è conosciuto ai più come Walter Battiston, poliziotto tra i più buoni de La squadra. Descrivi il tuo personaggio ai telespettatori. «Walter Battiston è una statua alla giustizia, una persona incapace di fare del male. Con il passare del tempo si è un po’ indurito, ma è rimasto il solito gigante buono. Nelle prime puntate, inoltre, ha ricevuto una promozione: dovrà dirigere momentaneamente l’ufficio investigativo, in virtù di una divergenza tra il vicequestore Cafasso (Renato Carpentieri) e Pietro Guerra (Massimo Bonetti), il superiore». Sei buono anche nella vita? «Assolutamente sì. Battiston è un personaggio che mi somiglia molto, anche se è molto più ordinato di me. Nella vita sono molto più confuso e insicuro». Hai un diploma da geometra. Come sei diventato attore? «Conclusi gli studi ho avuto un attimo di riflessione nella mia vita, non sapevo che strada prendere. Il mestiere dell’attore l’ho iniziato per caso, ma anche per passione, facendo l’animatore nei villaggi turistici, dove ho fatto un po’ di cabaret e qualche musical. Poi ho deciso di iscrivermi per due anni ad una scuola privata di recitazione». Hai avuto momenti difficili prima di arrivare a La Squadra? «Senz’altro. Non avevo tranquillità, soprattutto quella economica. Prima di prendere parte a questa fiction, ho fatto diversi lavoretti, senza stabilità. Grazie a La Squadra ho avuto la possibilità di sposarmi e di fare un figlio e tra un po’ ne nascerà un secondo». Riesci a conciliare la vita privata con la celebrità? «Senza problemi. Non ti posso nascondere che mi fa piacere essere riconosciuto per strada, ma è pur vero che non sono arrivato a livelli di notorietà opprimenti. Ancora posso andare a fare la spesa in assoluta tranquillità». Parteciperesti ad un reality come il tuo collega Marco Basile? «Non credo di essere un tipo adatto. Comunque, la nostra fiction è molto reality. L’Isola dei famosi e gli altri li guardo, ma di rado. Del resto, avendo un figlio di tre anni sto diventando esperto di cartoni animati». Progetti futuri? «Mi piacerebbe tornare in teatro, magari con un classico».