Marco Lodoli, ཿla Repubblica 1/2/2006;, 1 febbraio 2006
«Il calcio, pompato a tutte le ore del giorno e della notte dalle radio, dalle televisioni, dall’industria, dalla noia di esistere, non è più un momento festivo della nostra vita, due orette incastrate simpaticamente in mezzo ai mille impegni della vita: per molti, per troppi, è il fondamento delle proprie giornate, lo scopo ultimo, il senso unico e definitivo
«Il calcio, pompato a tutte le ore del giorno e della notte dalle radio, dalle televisioni, dall’industria, dalla noia di esistere, non è più un momento festivo della nostra vita, due orette incastrate simpaticamente in mezzo ai mille impegni della vita: per molti, per troppi, è il fondamento delle proprie giornate, lo scopo ultimo, il senso unico e definitivo. Tanta gente battezza i figli con i nomi dei centravanti e dei terzini, li fa crescere vestiti da calciatori, li educa a una fedeltà totale. C’è chi va in viaggio di nozze nelle località dei ritiri estivi, chi si fa seppellire con la sciarpetta della squadra annodata al collo» (lo scrittore Marco Lodoli).