Magdi Allam Corriere della Sera, 13/02/2005, 13 febbraio 2005
Le zitelle della Mecca sono la via araba alla modernità, Corriere della Sera, domenica 13 febbraio 2005 Probabilmente molti conoscono La Mecca quale «culla dell’Islam» ma forse pochi sanno che è la capitale delle donne nubili
Le zitelle della Mecca sono la via araba alla modernità, Corriere della Sera, domenica 13 febbraio 2005 Probabilmente molti conoscono La Mecca quale «culla dell’Islam» ma forse pochi sanno che è la capitale delle donne nubili. Ben il 26 per cento delle donne in età di matrimonio dell’Arabia Saudita risiede nella città santa. E se si guarda tutt’attorno si scopre che circa un terzo delle donne in età di matrimonio dei 22 Stati arabi si porta addosso l’etichetta, socialmente infamante, di anis, letteralmente «nubile», praticamente «zitella». Le inchieste giornalistiche locali si concentrano sulle conseguenze traumatiche di un fenomeno percepito come una catastrofe epocale, che ha assunto ormai la dimensione di vera emergenza nazionale. Ma gli studi scientifici evidenziano la realtà di un mondo arabo in evoluzione, che pur tra mille difficoltà procede verso il superamento di un ancestrale sistema sociale maschilista e autoritario, grazie all’affermazione della donna emancipata e libera. Il tutto sta procedendo con incredibile rapidità. Si consideri che solo una generazione fa i tre quarti delle donne arabe si sposavano a 20 anni. Per contro oggi il 70 per cento delle ventenni saudite è nubile. E il 44 per cento delle donne saudite che lavora, di età superiore ai 28 anni, è nubile. Certamente è un cambiamento sociale che le donne stanno pagando pesantemente sulla propria pelle, fino a trascinare talune al baratro del suicidio pur di sfuggire all’emarginazione e all’ostracismo di una società ancorata a canoni tribali e misogini. Perché a tutt’oggi per la gran parte delle donne, anche se laureate e con uno stipendio, sono i genitori a scegliere il marito e a decidere della loro sorte. Fawziya, un’insegnante saudita, ha confessato al settimanale ”Sayidati”: «Mi ero detta che non mi sarei sposata prima di laurearmi e di trovare un impiego. Soltanto dopo mia madre ha preso in considerazione dei pretendenti. Ma li ha respinti tutti perché meno istruiti e meno benestanti di me. Io mi dicevo: non preoccuparti perché tanto sei una bella donna. Oggi a 38 anni ho capito troppo tardi che ho perso la vita ponendo delle condizioni per il matrimonio che ormai non si realizzerà più». In Kuwait, secondo una recente indagine circa 40 mila ragazze, pari al 13 per cento delle donne in età di matrimonio, sono nubili. La sociologa Dina al Rifai spiega: «Il nubilato delle donne si deve principalmente a un sistema sociale che porta a rinviare il matrimonio, in aggiunta alle difficoltà economiche dei giovani che si scontrano con l’alto costo della vita, nonché all’ammontare della dote richiesta che scoraggia i pretendenti e li porta a preferire le straniere che sono molto meno esigenti». In assoluto la dote più alta è richiesta negli Emirati Arabi: 220 mila dollari. In Marocco Bouchra el Fassi, impiegata di 37 anni, espone una tesi controcorrente: «Le giovani di oggi non guardano più al matrimonio come a una sorta di grazia per ”essere protette” dal marito. Noi sappiamo bene i problemi a cui andremmo incontro se sposassimo un uomo che non ci convince». In Egitto le donne nubili sono 3,5 milioni. Amal, di 28 anni, lo scorso anno ha tentato di togliersi la vita colpendosi al ventre con il coltello: «Ho solo la licenza media e passo il mio tempo a casa nell’attesa di un marito», ha confessato al settimanale ”Rose el Youssef”, «nonostante sia bella nessuno mi ha richiesto. Mia sorella, che è più piccola di 4 anni, si è sposata e io niente. Mia madre non faceva che ripetermi: ”Sei sfortunata”. Io avrei accettato un marito qualsiasi, non ho alcuna pretesa. Alla fine non ce l’ho fatta più a reggere alla riprovazione e alla pressione sociale. Avevo deciso di farla finita. La parola anis, zitella, mi rimbombava in testa come il suono ininterrotto di una campana. Come vorrei che qualcuno mi sposasse anche per poche ore, non importa se poi mi ripudia». Amal ricorda che, dopo aver perso i sensi, ha sognato di essere «vestita con l’abito da sposa ma vicino a me non c’era lo sposo». La psichiatra Heba Issawi dell’Università egiziana di Ein Shams sottolinea che le nubili sono pronte a tutto pur di sottrarsi a questo «marchio» infamante. Al punto che l’80 per cento dei matrimoni di donne rimaste nubili fino a circa 40 anni avviene segretamente perché gli uomini, anche se di gran lunga più anziani e magari già sposati, non considerano dignitoso che si pubblicizzi quest’evento. Un occidentale non può che rimanere sconvolto leggendo queste storie vere e registrando questa realtà sociale e culturale. Ma per me che sono nato in quel mondo e sono in grado di calarmi nel vissuto degli arabi, in aggiunta allo sconcerto colgo i sintomi di un difficile travaglio. Quando finirà avremo dei vicini di casa più simili a noi nel riconoscimento dei diritti individuali e della dignità della persona, al di là del fatto se si tratti di un uomo o di una donna, sposata o «zitella». Magdi Allam