Giancarlo Dotto, 31 gennaio 2006
Il signore delle mosche: prove inconfutabili dell’esistenza di Satana, 14. Dacci oggi il nostro cane quotidiano Cercare la bestia che è in noi, ma soprattutto fuori di noi
Il signore delle mosche: prove inconfutabili dell’esistenza di Satana, 14. Dacci oggi il nostro cane quotidiano Cercare la bestia che è in noi, ma soprattutto fuori di noi. Lo dicono i numeri, nella guerra degli ascolti televisivi decisiva è la storia animale. Cambia la parola d’ordine. Basta con le tette, stop a veline e letterine. Il servizio sul culo di Jennifer Lopez va bene («sedere per credere») ma sono i cani che oggi spopolano in tivù. Non cani qualunque. Meglio se abbandonati, maltrattati, torturati, sciancati. Il massimo? Sciancati e scodinzolanti. A quattro, ma preferibilmente a tre o due zampe. Botoli in salsa deamicisiana. Storie struggenti. Per capirci, il barbone sbranato da due rottweiler non tira. Fa colpo Tequila, cagnetta siciliana di Modica, investita da una macchina e paralizzata alle zampe posteriori. L’appello di ”Studio Aperto” ha spezzato i cuori francescani degli italiani. Stracciato il record delle offerte di adozione. Sono arrivate a centinaia per Tequila. Picchi d’ascolto e di richieste anche per Metro, il cane lasciato moribondo sotto la metropolitana di Milano e per Maresciallo, muso da volpino cazzuto, torturato a sangue con un punteruolo da teppisti a Brindisi. Bene anche la languida Blacky, cagnetta mutilata in precario equilibrio su tre zampe, seguita a ruota da Tre, il bastardone pulcioso di Bari, pure lui amputato, come si evince dal nome. Grandi numeri per Leo di Udine, paralizzato come Tequila. Il lieto fine è garantito. I canili scoppiano ma il cane in tivù, anche il più disastrato, trova padrone e il tigì decolla. Sollazzo totale. Vince il cane, vinci tu e, allo stesso tempo, fai incazzare i rivali per manifesto «buco» canino. Sui cani non si transige a ”Studio Aperto”. Mario Giordano, gli va dato atto, è stato il primo dopo Schopenhauer a studiare il cane come fenomeno di comunicazione e a sfruttarne magistralmente il filone. Nelle sue deliziose news da rotocalco popolare il cane è come il pane nella mensa dei poveri, non manca mai. Lo ha capito al volo Carlo Rossella che, una volta insediato al Palatino, si dice abbia affabilmente intimato ai suoi: «Datemi un cane, un bel cane!». Risulta sia stata stilata al Tg5 una lista rigorosa a cui attenersi per i servizi bestiali. Gli animali «buoni», si capisce, sono i fenomeni da share, i «cattivi» quelli poco telegenici, a basso impatto emotivo. Chi si commuoverebbe per un caimano cieco o sordo? E infatti i caimani sono nella lista dei reietti. Insieme ai serpenti, per i quali Rossella ha una fobia congenita, e i pinguini. Che sono buffi ma non inteneriscono. Fanno eccezione i pinguini froci dello zoo di Brema, un successone il servizio trasmesso dal Tg3. Nella «Top Ten», il gatto viene dopo il cane. Terza, a sorpresa, la foca. In versione cucciolo bianco dallo spleen tapino, genere martire designato. Di solito lo si vede bastonato a sangue nei servizi sulle stragi per le pellicce. Il giorno dopo, matematico, risulterà il servizio più visto del telegiornale. Piccoli di foca, una garanzia. Bene anche gli uccelli. Specie quando parlano con Del Piero o defecano in faccia a Tonino Guerra. Giancarlo Dotto