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 2005  febbraio 17 Giovedì calendario

Pam Anderson non corre più in bikini sulla spiaggia, Vanity Fair, 17 febbraio 2005 Pamela Anderson non è una cretina

Pam Anderson non corre più in bikini sulla spiaggia, Vanity Fair, 17 febbraio 2005 Pamela Anderson non è una cretina. Ha la testa sulle spalle e sa come usarla. Un suo libro è diventato un best seller, e ora ne sta scrivendo un altro. Collabora con il guru della Marvel Comics Stan Lee, il creatore di ”Spider-Man”, a una teleserie di cartoni animati che si chiama ”Stripperella”. E in questo periodo mica colleziona rocker: colleziona quadri, la sua passione. Il bello è che il sentimento è ricambiato, visto che gli artisti collezionano Pamela Anderson. Improvvisamente, è lei la ragazza che preferiscono. Soltanto una sbirciatina. Pochi giorni fa, una mostra del fotografo Sante D’Orazio alla Stellan Holm Gallery di Chelsea, il quartiere artistico di New York, ha raccolto una folla spropositata che voleva semplicemente darle una sbirciatina. I paparazzi presidiavano la postazione urlando «Pam!», e questo pareva normale. Ma quando sono arrivati i pezzi grossi dell’entourage artistico, li hanno chiamati anche loro per nome: Jeff (Koons), Richard! (Prince), Tom! (Sachs), Julian! (Schnabel), Brice! (Marden). I pittori adorano essere trattati come delle rockstar, senza dubbio perché pensano «finalmente ho quello che mi merito». I fotografi hanno urlato persino il mio di nome, nonostante sia soltanto uno scrittore (ma sono l’autore di un testo del catalogo). Mi è piaciuto davvero. Dentro alla galleria strapiena, chi riusciva ad aprirsi un varco verso le pareti poteva dare un po’ più di una sbirciatina a Pamela. Gli imponenti nudi di D’Orazio la presentano come la dea del momento. E il mondo dell’arte è arrivato in forza per consacrarla musa dei nostri tempi. Il timing è stato perfetto. Lei sta andando alla grande. Era appena arrivata a New York dalle Montagne Rocciose dove aveva partecipato al Sundance Festival con David LaChapelle, l’irriverente fotografo che è uno dei suoi amici più cari. Andy Warhol amava Marilyn e l’ha trasformata nell’icona definitiva della pop art. Adesso, noi abbiamo Pam. è bionda, è nuda, è così scultorea da non sembrare neanche umana. Per rendere l’idea, se si sdraia per terra, l’addome è così piatto da farla parere una tavola da surf in fibra di vetro. In qualche modo, lei riesce a trasformare il concetto di oggetto sessuale in qualcosa che davvero non riusciresti a definire passivo. è rapace come una pantera. Non è camp, ma è pop art e sa di esserlo. Quando frequenta gli ambienti artistici, onora questo status con senso dell’umorismo e un bel sorriso. Un party nel loft. La notte prima del vernissage, gli artisti di New York l’hanno festeggiata con una cena nel loft di D’Orazio. C’erano pesi massimi come Jeff Koons, Richard Prince, Julian Schnabel, Francesco Clemente e George Condo, i galleristi Larry Gagosian e Tony Shafrazi, l’architetto Richard Meier, più una selezione ristretta di collezionisti, modelle e socialite (Jeff Koons e Richard Prince sono così presi da Pam da aver scritto anche loro dei saggi per il catalogo). Insomma, il gruppo più cool di questa città tanto sofisticata. Ma quando Pam è entrata, la conversazione si è interrotta di colpo. La celebre bionda sorridente era emersa dalla bufera di neve in sandali a tacco alto, abito da dea romana molto alla moda e pelliccia evidentemente falsa. Come Venere sorgente dalle acque. «Magica», ha commentato uno degli artisti. All’inizio della serata l’abito di Pam arrivava alle ginocchia. Alla fine, era sopra il sedere. «Come diavolo ha fatto?», ha chiesto lui, quasi avesse visto Houdini in azione. Da parte mia, mi meravigliavo di come fosse arrivata in quello stato, praticamente scalza, bardata come se fosse discesa dall’Olimpo. E anche se il seno è la sua caratteristica più famosa, mi sono ritrovato a fissarle le caviglie, così delicate. Pensate a una bionda californiana, celebre per le sue corse televisive in bikini, per essere stata sposata a un ragazzaccio che fa il batterista e perché i video sulla sua vita sessuale circolano freneticamente per tutto il mondo, e poi immaginate la crème dell’arte contemporanea che ne analizza grazia minuta, delicatezza, fascino, humour e (posso dirlo?), finezza. Lei sta con i polli. Sì, Pamela Anderson ha una grande finezza. Ti dà una doppia sberla. Prima ti mette al tappeto perché è un’iperpupa stratosferica, perfezionata al silicone e all’acqua ossigenata. E poi dal tappeto ti tira su con charme, grazia, spirito e intelligenza. è fenomenale. Pare che Jayne Mansfield avesse 160 di quoziente d’intelligenza. Non so a quanto arrivi Miss Anderson, ma certo non è la solita bionda. Pensa, ed esprime quello che le passa per la testa. Con grande stile. Quando spiega come mai ha scritto un romanzo, dice che il suo editore le aveva suggerito di «scrivere un roman à clef», e che lei gli aveva risposto «ma che cos’è un roman à clef». La ragazza non ha pretese. Non è finta. Invece era senz’altro finta la pelliccia di quella sera, perché Pam di vere non ne porta. è la testimonial più in vista della Peta, People for the Ethical Treatment of Animals, un’associazione per il rispetto degli animali. è vegetariana e, al momento, l’incubo peggiore della Kentucky Fried Chicken, visto che ha denunciato un caso di maltrattamenti (alcuni allevatori che lavorano per la catena di fast food sono stati accusati di avere tenuto in condizioni indegne i polli destinati a esser fritti). Non lo fa per procacciarsi pubblicità, e neanche per essere alla moda. Lo fa perché ha cuore. Ama gli animali, specialmente il suo chihuahua di nome Luca Pizzaroni Pasquini. E questo la rende ancora di più una dea. E il mondo dell’arte la ama ancora di più. E lei ricambia con ancora più entusiasmo. Pamela ha una vita bella e complicata. Lavora più di chiunque, o quasi, a Hollywood, tra rimpatriate di ”Baywatch” (’Baywatch” arriva sul grande schermo!), nuovi film, ospitate in tivù, la sua linea di vestiti, fan club e cartoni animati. Il produttore della teleserie ”Frasier” sta facendo una sit-com con lei. Dove ha la parte di una donna con un debole per gli uomini selvaggi: un ruolo per cui si sta preparando da anni. Oltre a tutto questo, ha due bambini di sette e otto anni. Però ho la sensazione che, adesso, Pam capisca di non poter più essere una ragazza di Hollywood a tempo pieno. L’arte la reclama, in forza di quella famosa passione contraccambiata. Sta diventando collezionista, ma di collezionisti ce ne sono tanti. Quello di cui l’arte ha bisogno è una musa a tutto tondo che le riporti un po’ di ispirazione fresca e selvaggia, e che abbia il fisico per sostenere il ruolo. Mentre le parlo, non posso fare a meno di pensare: «Andy Warhol ne sarebbe andato pazzo». La sua collezione. A cena da Sante, Pam ha parlato con i pittori della sua collezione e del Ruscha che ha appena comprato. Loro sembravano ascoltarla con molta attenzione, anche se non era facile capire a che cosa stessero pensando. Jeff Koons, concentratissimo, ha passato quasi tutta la serata a chiacchierare con lei. è un suo fan entusiasta e lei compare in alcuni dei suoi quadri. Anche Pam lo ammira molto. «Lo conosco da un po’», spiega. «L’ho visto a una festa, sono andata da lui e gli ho messo le dita in bocca. Proprio non ho potuto farne a meno». Al telefono, mi confessa che la sua grande ambizione è farsi fare il ritratto da Jeff Koons. «è tanto tempo che lo desidero. L’idea me l’ha data il direttore del Louvre». Ma sì, ok, perché no? Il direttore del Louvre di ritratti se ne intende. Nel suo museo ha la Gioconda. Spero che la moglie di Jeff non fosse presente al momento delle dita in bocca, ma se anche invece c’era, credo che abbia capito: Jeff, e Pam, appartengono al mondo. La storia va avanti, costi quello che costi. E Pamela è storia, perché la fa. è la migliore rappresentazione contemporanea della misteriosa divinità bionda con gli occhi azzurri e la carnagione pallida che Robert Graves ha descritto nella Dea bianca. Afrodite, Demetra, Persefone, Cerere o Ecate. Oppure Harlow, Marilyn, Bardot, Mansfield. Non si possono contenere certi impulsi primordiali. Le apparizioni si manifestano. Qualche volta, le dee si mostrano dove meno te le aspetti. Ieri ho chiamato Pam per parlarle di questo servizio su ”Vanity Fair”. Era in macchina e stava andando sul set. «Giri un film?», le ho chiesto. «Oh no», mi ha detto. «Faccio una cosa in tivù con David Spade. Gira uno special, è un amico e gli do una mano». «E come fai ad aiutarlo?», ho insistito. «Lo bacio!», mi ha spiegato ridendo. «è a quello che servono gli amici». Il mondo ha bisogno di più amici come Pamela Anderson. Glenn O’Brein